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Afro Basaldella


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Afro Basaldella

( Udine 1912 - Zurigo 1976 )

Pittore

    Afro Basaldella

    Afro Basaldella studia presso il Liceo Artistico di Venezia dal 1926 al 1931. Nel 1928, ancora studente, prende parte alla Mostra della Scuola Friulana d’Avanguardia ad Udine, con Natura morta Dai tetti. Nel 1929 vince la borsa di studio dalla Fondazione Artistica Marangoni di Udine e decide di compiere un viaggio di studio a Roma, insieme al fratello Mirko.

    L’avvicinamento alla Scuola Romana è immediato: stringono entrambi amicizia con Corrado Cagli, Scipione e Mario Mafai. Spostatosi a Milano, frequenta Arturo Martini, introdotto dal fratello Mirko, già allievo nel suo studio. A questo punto, Afro inizia ad esporre le prime opere presso la Galleria del Milione, tra cui Natura morta con pesciL’ultimo circoPulcinellaUomo che si asciuga.

    Nel 1934 rientra a Roma e si avvicina a Giuseppe Capogrossi, Pericle Fazzini e Renato Guttuso e nel 1935, presso la Quadriennale romana presenta Natura morta e Pittore al cavalletto. Tre anni dopo, alla Mostra del Sindacato di Belle Arti del Lazio espone Canto della luna e Baccante, mentre nel 1939, sempre alla Quadriennale due Nature morte e ComposizioneForo romanoLa basilica di MassenzioPalatino sono opere strettamente legate al periodo in cui Afro si identifica con la Scuola Romana e con un tonalismo di ascendenze venete.

    Per quanto riguarda le opere murali, nel 1936 si occupa dell’Opera Nazionale Balilla di Udine, mentre nel 1937, insieme a Corrado Cagli, esegue pannelli con vedute ideali di Roma per l’Esposizione Internazionale di Parigi. Al 1938 risale la decorazione della Villa del Profeta a Rodi, opera tonale viva ed emozionante.

    A Parigi si avvicina al Cubismo e negli anni Quaranta diviene uno dei principali interpreti del Neocubismo, come emerge dalle opere esposte presso la Galleria dello Zodiaco a Roma nel 1946. Le tele di questa fase sono Il pianeta della fortunaNegro della Louisiana e Spiaggia che derivano anche dal suo viaggio negli Stati Uniti compiuto nel 1950.

    Questa esperienza lo aiuta soprattutto nel passaggio dal segno geometrico dell’arte Neocubista a quello morbido e cromatico dell’Astrattismo. In questo senso, gioca un ruolo fondamentale la figura di Arshile Gorky, che lo ispira nella realizzazione di opere come Pietra serenaDoppia figuraLe fosse-Sutri, Macchia delle serpiSan DiegoIl ponte.

    Segno e macchie di colore si incontrano in una descrizione del mondo sospesa e astratta, dalla forte sensazione emotiva espressa anche dai titoli, afferenti alla realtà. Nel 1951, tornato a Roma, espone alla mostra “Arte Astratta e Concreta – 1951” alla Galleria Nazionale. Poi, entra nel Gruppo degli Otto, con cui espone alla Biennale del 1952, presentato da Lionello Venturi.

    Ormai fortemente integrato nella poetica dell’Informale italiano, ottiene numerosi premi e riconoscimenti; espone in mostre personali e cominciano ad essere pubblicate le sue prime monografie. Nel 1958 realizza la sua ultima opera murale: Il giardino della Speranza per il Palazzo dell’UNESCO a Parigi. Nel 1968 è protagonista di una personale presso la Viviano Gallery di New York, dove compaiono La grande clessidraIl grande nero eViale delle acacie.

    Negli anni Settanta, le opere si fanno più rade, anche in seguito alla morte del fratello Mirko. I colori si fanno più accesi e drammatici, la tela uno sfondo piatto, con meno profondità rispetto agli anni Sessanta. Ne sono esempio ArenaArancio ceruleoBandiera di contrada e Tiresia. Negli utlimi anni si dedica soprattutto alla grafica e agli arazzi, nel suo studio del Castello di Prempero a Udine. Muore a Zurigo nel 1976.

    Elena Lago

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