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Pittore
Alberto Carosi
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Alberto Carosi
Alberto Carosi nasce a Roma nel 1891. Molto giovane, si iscrive all’Istituto d’Arte e poco tempo dopo passa alla Scuola Libera del Nudo. Contemporaneamente frequenta gli studi di Publio De Tommasi e di Augusto Bompiani, ma l’influenza maggiore gli proviene dal fratello Giuseppe.
Si indirizza soprattutto verso una pittura di paesaggio arricchita di elementi lirici e simbolici, per cui entra a far parte del gruppo dei XXV della Campagna romana. Frequenta soprattutto le zone ad est di Roma, in particolare Anticoli Corrado e la campagna che lo circonda.
Esordisce all’Esposizione di Napoli del 1913 con Piazza del Popolo e Interno di cucina ad Anticoli. Ma il vero e proprio successo lo ottiene per la prima volta alla Mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma del 1915, quando propone di nuovo Interno di cucina ad Anticoli, presentando una pittura dai toni evocativi, in grado di portare alla luce la quotidianità della campagna anticolana e romana.
Alla Mostra degli Amatori e Cultori del 1919, invece, presenta La montagna di Cervara. Abile sia nell’olio che nell’acquarello, si fa interprete di una pennellata sciolta e leggera, tanto che i suoi paesaggi risultano spesso pervasi da delicate trasparenze, tutte modulate suoi toni chiari.
Nel corso degli anni, partecipa a diverse edizioni della Biennale romana e nel 1923, presso la Galleria Ettore Jandolo in via Margutta, espone in una personale insieme a quella del pittore Mario Fiorentini. Il fulcro della mostra è rappresentato dai numerosi studi e dipinti che Carosi ha realizzato durante i soggiorni anticolani: scorci di borghi con popolani intenti nelle attività quotidiane, scene agresti, piccoli dipinti aneddotici, o semplici paesaggi con note malinconiche che segnano poi gran parte della sua produzione.
Se la prima fase di Carosi è contraddistinta dall’uso di una tavolozza leggermente più scura, soprattutto impiegata nella narrazione di interni, da questo momento in poi, invece risulta denotata da nuance chiare e raffinate.
Nel 1930 partecipa alla Mostra del Sindacato Fascista del Lazio con Una cucina del Lazio, Ombrellone e zucche, Una cucina veneta. Nel 1932 invece presenta La valle dell’Aniene e Calle San Stae, nel 1936 La caldaia di rame, Parca, La ricchezza del povero (interno). Partecipa alle mostre del Sindacato fino al 1942, presentando paesaggi quali Anticoli o Mattino di primavera e Pomeriggio d’inverno. Viene nominato membro della Pontificia Accademia dei Virtuosi del Pantheon e muore a Roma nel 1967.
Elena Lago
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