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Scultore
Alberto Neiviller
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Alberto Neiviller
Alberto Neiviller, abile scultore del bronzo, è allievo di Vincenzo Gemito a Napoli durante la giovinezza, ma si hanno pochissime altre informazioni sulla sua vita. Ignoto è il luogo e l’anno di nascita, ma è testimoniato che trascorre circa otto anni nello studio dello scultore napoletano, prima come modello, poi come garzone e infine come allievo.
Nella bottega apprende il tratto vibrante e gli accenti luministici che caratterizzano le opere di Gemito, ma soprattutto l’approccio realistico alla scultura che sarà un aspetto peculiare della sua futura produzione. L’artista realizzerà anche un ritratto bronzeo del suo maestro, raffigurato ormai anziano attraverso uno stile naturalista, con un’attenzione particolare alle ciocche dei capelli, della barba e alle rughe del viso.
Nel 1920 è attestata la sua partecipazione all’Esposizione di Napoli con Giovanetta nostalgica, che riprende anche tematicamente il lavoro dello scultore partenopeo.
Per alcuni anni si perdono le tracce di Alberto Neiviller, ma si è a conoscenza che nel 1935 è nella Somalia italiana, stabilitosi a Mogadiscio, nel quartiere di Uardiglei. Nella capitale trova lavoro inizialmente nell’impresa edile di Genesio Ciccotti, ma poi dedicherà la sua attività alla produzione scultorea, realizzando diversi soggetti a racconto di questa esperienza africana. L’artista osserva la popolazione somala che passeggia nel suo quartiere, tra le baracche o mentre si reca al mercato, raffigurando santoni incappucciati, portatrici d’acqua, donne con bambini, contadini o venditori d’orci, riprendendo l’approccio realista di Vincenzo Gemito.
Le opere rivelano il fascino orientale ma secondo una tecnica e uno stile che ricorda moltissimo il lavoro del maestro. Anche la scelta dei soggetti richiama lo scultore napoletano, che era solito raffigurare scugnizzi o popolani incontrati tra i vicoli. Neiviller concentra la sua attenzione nella resa dei dettagli, tra le rughe d’espressione, acconciature singolari o gioielli esotici, non tralasciando il racconto degli aspetti più intimi del popolo di Mogadiscio. Paolo Cesarini lo definirà “lo scultore dei somali”, quando lo conoscerà durante un soggiorno nella colonia italiana nel 1940.
Durante questo periodo trascorso in terra africana entra in contatto con altri artisti italiani recatisi a Mogadiscio come Pietro Carnerini e Cesare Biscarra.
Nel 1938 esegue il busto Ritratto di Rodolfo Graziani, nominato vicerè d’Etiopia l’11 giugno del 1936 dopo la rinuncia di Badoglio. Nel corso degli anni somali viene organizzata una sua personale di lavori bronzei che lo rende noto al mondo.
Lo scultore dovrebbe essere morto proprio a Mogadiscio nel 1941 in modo molto violento, nel vano tentativo di proteggere un connazionale durante una discussione.
Emanuela Di Vivona
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