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Pittore

Angelo Beccaria


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Angelo Beccaria

( Torino 1820 - 1897 )

Pittore

    Angelo Beccaria

    Angelo Beccaria entrò giovinetto nell’Accademia di Belle Arti, e in un concorso pel nudo ottenne il primo premio; ma, dopo pochi anni, una molto prolungata malattia d’occhi lo costrinse ad abbandonare lo studio della figura, nel quale emergeva, per rivolgersi, da sè, allo studio del paesaggio, ricevendo soltanto, di tempo in tempo, qualche buon consiglio da Massimo d’Azeglio e dal conte di Benevello, paesisti, in quel tempo, riputati.

    Ma non potendo, neppure, a motivo della vista facile a stancarsi, reggere a lungo nel dipingere il paesaggio, si risolvette a dar lezioni di pittura, ed ebbe subito assai credito e seguito, nella più eletta Società torinese.

    Tra i suoi alunni furono pure il principe Umberto, il principe Amedeo, il principe Oddone, la principessa Clotilde, la principessa Pia, tutti, insomma, i cinque figli del Re Vittorio Emanuele, da lui educati all’amore dell’arte.

    Ma si comprende facilmente come tutto questo tempo da lui speso nel promuovere, per mezzo di lezioni coscienziose e sapienti, la coltura artistica piemontese, oltre al suo frequente malore agli occhi, non gli abbia lasciato il modo di condurre a compimento molti quadri.

    I pochi però, che adornano il Palazzo Reale, il Museo Civico e alcune case signorili torinesi sono buoni e pregiati, e resistono al tempo ed alla moda.

    Citiamo: “Il mattino”; “La Vita rustica”; “Passeggiata nel parco”, riprodotto con varianti, “Le Fienaiole di Val Sesia”; “L’approssimarsi del temporale”; “Il Guado”; “Il Crepuscolo”; “Betulle”, oltre un certo numero di acqueforti e molti acquarelli.

    Di questo simpatico artista il critico Ugo de Filarte nella Gazzetta del Popolo del 29 gennaio 1888 dava la seguente caratteristica:

    «Mentre il Piacenza riproduceva le semplici e tranquille scene della campagna, ed il Camino prediligeva le violenze delle bufere, i nuvoloni dei temporali e le sublimi convulsioni del mare, il Beccaria prescelse le misteriose ombre dei parchi signorili, i quieti recessi arcadici, che per lo più abbelliva con vezzosissime figurine, spesso nel costume del passato secolo; così che le sue tele riuscivano veri quadri di genere.

    La grazia delle sue composizioni ed il tocco vellutato e quasi carezzevole del suo pennello, contribuirono a dare un accento di signorile eleganza alle tele del Beccaria».

    ntrò giovinetto nell’Accademia di Belle Arti, e in un concorso pel nudo ottenne il primo premio; ma, dopo pochi anni, una molto prolungata malattia d’occhi lo costrinse ad abbandonare lo studio della figura, nel quale emergeva, per rivolgersi, da sè, allo studio del paesaggio, ricevendo soltanto, di tempo in tempo, qualche buon consiglio da Massimo d’Azeglio e dal conte di Benevello, paesisti, in quel tempo, riputati.

    Ma non potendo, neppure, a motivo della vista facile a stancarsi, reggere a lungo nel dipingere il paesaggio, si risolvette a dar lezioni di pittura, ed ebbe subito assai credito e seguito, nella più eletta Società torinese.

    Tra i suoi alunni furono pure il principe Umberto, il principe Amedeo, il principe Oddone, la principessa Clotilde, la principessa Pia, tutti, insomma, i cinque figli del Re Vittorio Emanuele, da lui educati all’amore dell’arte.

    Ma si comprende facilmente come tutto questo tempo da lui speso nel promuovere, per mezzo di lezioni coscienziose e sapienti, la coltura artistica piemontese, oltre al suo frequente malore agli occhi, non gli abbia lasciato il modo di condurre a compimento molti quadri.

    I pochi però, che adornano il Palazzo Reale, il Museo Civico e alcune case signorili torinesi sono buoni e pregiati, e resistono al tempo ed alla moda.

    Citiamo: “Il mattino”; “La Vita rustica”; “Passeggiata nel parco”, riprodotto con varianti, “Le Fienaiole di Val Sesia”; “L’approssimarsi del temporale”; “Il Guado”; “Il Crepuscolo”; “Betulle”, oltre un certo numero di acqueforti e molti acquarelli. Di questo simpatico artista il critico Ugo de Filarte nella Gazzetta del Popolo del 29 gennaio 1888 dava la seguente caratteristica:

    «Mentre il Piacenza riproduceva le semplici e tranquille scene della campagna, ed il Camino prediligeva le violenze delle bufere, i nuvoloni dei temporali e le sublimi convulsioni del mare, il Beccaria prescelse le misteriose ombre dei parchi signorili, i quieti recessi arcadici, che per lo più abbelliva con vezzosissime figurine, spesso nel costume del passato secolo; così che le sue tele riuscivano veri quadri di genere.

    La grazia delle sue composizioni ed il tocco vellutato e quasi carezzevole del suo pennello, contribuirono a dare un accento di signorile eleganza alle tele del Beccaria».

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    Opere di Angelo Beccaria


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