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Pittore
Antonio Ambrogio Alciati
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Antonio Ambrogio Alciati
Antonio Ambrogio Alciati, dopo la morte del padre viene trasferito nell’ospizio dei poveri di Vercelli. Qui dimostra ben presto di aver ereditato le capacità pittoriche della madre, decoratrice di ex voto.
Dovendo subito iniziare a lavorare per necessità economiche, al termine delle scuole elementari di mattina lavora come decoratore e di sera frequenta i corsi dell’Istituto di Belle Arti di Vercelli. Carlo Costa, il suo insegnante di pittura, lo accoglie sotto la sua ala e lo spinge a frequentare i corsi regolari di mattina, permettendogli di ottenere una borsa di studio.
Sono gli anni in cui infatti si esprime benissimo in alcuni ritratti quali quello Re Umberto I e quello del suo stesso insegnante Carlo Costa. Grazie alla borsa di studio può trasferirsi a Milano ed iscriversi all’Accademia di Brera.
Incentivato dagli insegnanti braidensi Cesare Tallone, Giuseppe Mentessi e Vespasiano Bignami, Antonio Ambrogio Alciati espone alla Mostra Nazionale di Milano del 1906 un’Annunciazione e un Ritratto che gli fa ottenere il premio Gavazzi. In questa prima fase, toni drammatici e caratterizzati da una certa e indefinita dissolvenza lo legano ai modi scapigliati di Tranquillo Cremona e all’intensità di Eugène Carrière.
Alla Biennale del 1907 presenta Spasimo, a quella del 1909 espone La nonna ammalata, mentre a quella del 1910 Modella e Ritratto d’uno scultore. Un’intonazione decisamente sentimentale e simbolica pervade i ritratti di questo periodo, caratterizzati come detto, da un’aura di drammaticità e mistero rese attraverso toni scuri.
Soltanto in un secondo momento, passando a ritratti di genere mondano caratterizzati da una notevole leggerezza, la pennellata si fa più leggera e la tavolozza si schiarisce considerevolmente.
Colori sfumati e forme dissolte appaiono nei tre ritratti presentati all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911, ma anche nel Ritratto e nella Pace perduta esposti alla Biennale di Venezia del 1914, quando vince il Premio Principe Umberto con la Signorina Ada Luisa Binda. In questi anni si orienta verso il linguaggio mondano e maestoso di Giovanni Boldini, ritraendo con maestria nobildonne e rappresentanti della borghesia milanese.
Alla Biennale di Venezia del 1920 espone Donna con ventaglio, Donna con cane e un Autoritratto. Nello stesso anno ottiene la cattedra di pittura e disegno del nudo all’Accademia di Brera. Gli anni venti sono caratterizzati da una fervente attività: Alciati si dedica infatti alla decorazione di alcune dimore nei pressi del lago di Como, e nel 1924 sposa Raffaella di Malta.
Realizza opere quali La resurrezione, Mia madre, Armonie, Donna col cappello nero, Donna sul sofà, Bimbi sotto il pergolo e Amor materno. Continua ad insegnare e ad esporre fino al 1929, anno della sua morte.
Elena Lago
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