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Antonio Maraini


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Antonio Maraini

( Roma 1886 - Firenze 1963 )

Scultore

    Antonio Maraini

    Quotazioni di Antonio Maraini

    Le sculture in bronzo e in terracotta di Antonio Maraini sono stimate tra i 1.000 euro e i 3.500 euro. Quelle in gesso tra i 900 euro e i 2.000 euro a seconda delle dimensioni. Se dovessero comparire sul mercato opere in marmo – molto rare – potrebbero anche superare i 15.000 euro. Record d’asta del 2013 è di 39.000 euro per una Dafne in bronzo di dimensioni monumentali (supera i 2 m).

    Le quotazioni appena elencate sono puramente indicative e dipendono da molte variabili: si raccomanda quindi di contattarci per ottenere una stima gratuita e attenta della vostra scultura di Maraini.

    Biografia

    Antonio Maraini, nato a Roma nel 1886, viene incoraggiato dai genitori  a intraprendere la carriera forense. Ma il giovane, desideroso di avviarsi verso le discipline artistiche, mentre la mattina frequenta il liceo, segue i corsi serali dell’Accademia di Belle Arti. La famiglia, pur auspicando per lui un futuro nella giurisprudenza (effettivamente poi si laureerà in questa facoltà), lo fa vivere in una casa ricca di stimoli. È infatti da sempre un acceso salotto culturale che ospita artisti come Giulio Aristide Sartorio (1860-1932), Adolfo De Carolis (1874-1928) e Giulio Bargellini (1875-1936), di cui frequenta lo studio, avvicinandosi al Simbolismo e alle Secessioni.

    Le prime suggestioni secessioniste

    Dedicatosi prima alla pittura, poi alla scultura a partire dal 1907, esordisce all’Esposizione Universale di Bruxelles con un Perseo in bronzo e poi espone in Italia, per la prima volta, alla Biennale di Venezia. Tra il 1911 e il 1912, frequenta lo studio di Zanelli mentre sta lavorando al fregio per l’Altare della Patria, cui partecipa anche Antonio Maraini. L’anno successivo partecipa alla Secessione romana, con Ritratto dell’avvocato Arnaldi, Ritratto di Adelaide Maraini e Ara Dantis, sculture intrise non soltanto dell’influenza celebrativa e monumentale di Zanelli, ma anche di elementi simbolisti e impressionisti alla Rodin.

    Nello stesso periodo, conosce la scrittrice anglo polacca Yoi Pawlowska Crosse, con cui si trasferisce a Firenze e con cui darà alla luce due figli, Fosco e Grato. In questa fase, non mancano i riferimenti al Rinascimento, mediato dalla lezione preraffaellita, grazie anche all’intercessione della moglie Yoi, che lo avvicina in maniera profonda alla cultura artistica inglese. Nel 1914 è di nuovo alla Biennale con un Nudo, mentre nel 1915, viene nominato redattore artistico della “Tribuna”, attività che è costretto ad interrompere con l’entrata in guerra dell’Italia, arruolandosi come ufficiale dell’aeronautica.

    Il classicismo e la decorazione tra gli anni Venti e Trenta

    Nell’immediato dopoguerra esegue il bassorilievo Intimità e alla Mostra Arte Italiana contemporanea di Milano del 1921 presenta La vestaglia cinese, Bagnante e Gruppo di famiglia, che riflettono già i primi richiami al classicismo, unito forse ancora ad accenti decorativi. Gli anni Venti sono contraddistinti dal rapporto d’amicizia e di scambio artistico con Ugo Ojetti, che sarà una figura fondamentale per la sua crescita non solo stilistica, ma anche critica. Stilisticamente, Maraini approda a una raffinata sintesi formale che lo avvicina alla sensibilità del gruppo Novecento di Margherita Sarfatti. Matura, tuttavia, anche l’interesse per le arti applicate, in cui unisce lo stile floreale ad accenti déco, che si riscontrano soprattutto nelle sue collaborazioni con l’architetto Marcello Piacentini (1881-1960), partite dal 1922, e nelle opere esposte alle Mostre d’Arte decorativa di Monza.

    Due anni dopo, gli viene dedicata la prima personale alla Biennale di Venezia, con presentazione di Lionello Venturi e con cui raggiunge il culmine del successo. Tra le quaranta opere esposte si segnalano Maternità, La maschera, Il calice di Bacco, Cariatide, Fosco, Il bacio, Leda, Le Parche, Eva e Adamo, Ricordo, Risparmio e abbondanza, Loblata ed alcuni pezzi d’arredo in ebano. Dell’anno seguente è la S. Cecilia, in cui si leggono i tratti del Quattrocento di Jacopo della Quercia, ma anche eleganti intrecci déco. Partecipa alla I Mostra del Novecento italiano del 1926, presentando una serie di opere dal profondo richiamo al classicismo, che attirano l’ammirazione dell’architetto Gio Ponti (1891-1979) che lo chiama a collaborare alla sua rivista “Domus”, con interventi sull’arredamento e sul design. Nella metà degli anni Venti, inoltre, Antonio Maraini, grazie alla moglie, stringe amicizia con lo scrittore visionario Aldous Huxley, durante un suo lungo soggiorno fiorentino dal 1923-30.

    Antonio Maraini segretario della Biennale di Venezia

    Dal 1927 al 1942, Antonio Maraini è segretario della Biennale di Venezia; dall’anno precedente già copriva il ruolo di segretario del Sindacato regionale toscano delle Arti del disegno, mentre dal 1932, sarà commissario del Sindacato Nazionale Fascista Belle Arti. Organizzatore perspicace ed intelligente, unisce con sempre maggiore impegno l’attività artistica, in favore del regime, con quella di critico e di promotore dell’arte italiana all’estero. Con una lunga ed importante serie di mostre, di fatto, si sostituisce al ruolo di “colonizzatrice artistica” all’estero che Sarfatti aveva interpretato fino al 1932, poi ufficialmente allontanata da Mussolini.

    Per la Biennale, crea anche l’Archivio storico dell’arte contemporanea e dà vita alla sezione della Mostra cinematografica. La porta bronzea per la basilica romana di S. Paolo fuori le Mura risale al 1931, mentre del 1932 sono i fregi classicheggianti dello scalone elicoidale dei Musei Vaticani.

    Negli anni Trenta, è presente alle Quadriennali romane con il bassorilievo Presente e con la pura statua Letizia agreste in pietra serena, che sembra concludere degnamente un lungo percorso artistico cominciato negli anni Dieci. Nell’immediato dopoguerra, si ritira nella sua casa nella campagna fiorentina. Nel 1951 viene nominato presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Vi muore nel 1963, a settantasette anni.

    Elena Lago

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