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Scultore

Augusto Felici


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Augusto Felici

( Roma 1851 - 1946 )

Scultore

    Augusto Felici

    Figlio d’un sottufficiale della guardia papalina, Augusto Felici ebbe la sua prima formazione presso il convento di S. Clemente a Trastevere, per poi proseguire presso l’Accademia di S. Luca, dove vinse nel 1869 il secondo premio di disegno di nudo e nel 1871 il secondo premio di scultura, venendo anche segnalato con lode per l’esecuzione di disegni di nudo, e infine presso lo studio Tadolini Canova. Trasferitosi a Venezia entro il 1872, entrò a bottega presso il fonditore Besarel, e una volta autonomo aprì uno studio in campo Santa Margherita, poi trasferito sul Canal Grande grazie al successo ottenuto dalle sue sculture presso un’importante clientela internazionale.

    Il debutto della sua florida attività espositiva risale al 1880, quando un gruppo di terrecotte e bronzi realizzati su suoi modelli dalla fonderia veneziana di Pasquale Arquati, che era anche antiquario, fu esposto nella sala delle arti applicate all’industria alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino. La realizzazione di sei formelle allegoriche in marmo a decorazione dello scalone costruito da Camillo Boito fra 1881 e 1886 per la residenza veneziana del barone Franchetti e di Sara Rotschild gli procurò grande fama. Fu grazie a queste che nel giugno 1887, quando il raja di Baroda (corte che fu riassorbita nel 1949 nello stato indiano del Gujarat) Sayajirao III fu a Venezia, l’architetto ginevrino Albert Fillion, suo consulente in Europa, propose Felici come scultore di corte. Felici dettò una serie di condizioni fra le quali di viaggiare spesato in prima classe, un salario mensile di 2500 franchi e il permesso di tornare in Italia per l’estate e durante la stagione delle piogge.

    Il 16 dicembre 1889 si avviarono le pratiche per assumerlo come scultore di corte con un incarico di tre anni per eseguire “the statues of the indian subjects” per la nuova, grandiosa residenza reale di Laxmi Vilas, concepita in stile indo-saraceno con assonanze neogotiche per essere un simbolo del nuovo mondo che avrebbe dovuto sorgere dal connubio fra tradizioni europee e asiatiche (Kannès 2015). Nei suoi cinque soggiorni a Baroda fra 1891 e 1896 Felici fu probabilmente il primo a raffigurare in scultura soggetti di vita indiana, dai dignitari della corte del raja ai tipi castali, in parte documentati in un album fotografico conservato presso gli eredi. Le fusioni furono eseguite tutte a Venezia. L’artista fu invitato a studiare occasioni che avrebbero potuto ispirarlo, quali ad esempio il sathamarao (combattimento di elefanti), o ritrarre il Sadhu, asceta di religione indù normalmente confuso con un fakiro.

    Alessandra Imbellone

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    Opere di Augusto Felici


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