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Pittore
Benvenuto Ferrazzi
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Benvenuto Ferrazzi
Benvenuto Ferrazzi nasce a Castel Madama nel 1892 ed è il fratello del più famoso Ferruccio (1891-1978). Artista indipendente ed eccentrico, non si può inserire in nessun movimento specifico. La sua primissima formazione avviene con suo padre Stanislao, pittore, insieme al fratello Ferruccio, dal quale però si differenzia sin da subito.
In giovane età cambia il suo nome di battesimo Riccardo in Benvenuto, per fare onore al suo scultore prediletto Benvenuto Cellini. Artista bohémien, inquieto artefice di un linguaggio singolare e unico, conduce una vita insolita e da vagabondo: non ha una dimora fissa e viene ospitato da congregazioni religiose per cui esegue immagini sacre. Per diverso tempo, ad esempio, vive vicino alla camera mortuaria di Santa Lucia in Selci, nel Rione Monti. Anche i soggetti e le tematiche affrontati da Benvenuto Ferrazzi non hanno niente di consueto e comune.
Spiritualità, esoterismo visioni personali e collettive rientrano nelle sue opere di carattere grafico, in cui gli spessi contorni delle figure e delle architetture racchiudono colori accesi e campiture bidimensionali, che offrono un linguaggio quasi fumettistico.
Il tormento dell’artista è ben riscontrabile anche dai luoghi ritratti nelle sue opere: non solo una Roma affascinante e sconosciuta, ma anche il mondo inquietante e angoscioso degli ospedali, dei manicomi e degli obitori.
Espone le sue prime opere nella personale alla Galleria dell’Epoca di Roma nel 1918, dove ottiene un immediato successo di pubblico e di critica. Nel frattempo, il fratello Ferruccio lo presenta ad Anton Giulio Bragaglia (1890-1960) che lo invita a esporre nella sua Casa d’Arte nel 1921.
Ama girare nei vicoli di Roma, soprattutto tra Trastevere e Borgo, luoghi senza tempo protagonisti delle sue tele visionarie e rivelatrici di enigmi e ambientazioni che richiamano un delicato e favolistico realismo magico. Atmosfere tra il lugubre e l’onirico si uniscono in composizioni in cui le vedute di Roma si riempiono di figure inventate o incontrate tra le stradine, come si vede in molte opere esposte tra le Sindacali e le Quadriennali di Roma nel corso degli anni Trenta.
Via dei Cappellari e Colosseo sono opere presentate alla Mostra Sindacale del Lazio del 1930. All’edizione del 1932 espone invece Ponte quattro Capi e Il pericoloso. Al 1934 risalgono poi Martirio di San Sebastiano, Il sor Barbetta, L’attesa, Il ciabattino, Le ombre.
Alla Quadriennale di Roma del 1935 presenta ben nove opere: Sor Parasecoli, Vicolo Moroni, Cavalli, Interno di osteria, Il galeotto, Lo scemo, Il Cristo morto, Nonna morta. Dipinti che si riempiono degli umori della vita quotidiana ma nascosta di una Roma misteriosa e piccola, che non viene celebrata per la sua maestosità, ma per le storie degli ultimi e degli umili che popolano le sue strade, tra crudo verismo e visionaria fantasia.
Foro di Cesare e Foro Olitorio vengono esposti alla Sindacale del 1937, Il riffarolo di Trastevere Vicolo della serpe e Monte piccolo Napoli a quella del 1938. L’anno seguente, alla Quadriennale, espone Il ghetto di Roma, Il pittore Stanislao Ferrazzi, La finestrella e Piazza del Catalone.
Nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta, Benvenuto Ferrazzi continua a vivere come un artista vagabondo, pur avendo esposto alle rassegne più importanti. La sua definitiva consacrazione avviene durante la personale del 1951 alla Galleria Fiorani, dove compare uno dei sui dipinti più significativi, Autoritratto con la morte. Muore a Roma nel 1969, a settantasette anni.
Elena Lago
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.