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Cesare Biseo


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Cesare Biseo

( Roma 1843 - 1909 )

Pittore

    Cesare Biseo

    Cesare Biseo è stato l’artista viaggiatore per eccellenza, fin dagli esordi. Al percorso accademico preferì la formazione sotto l’ala del padre, il bresciano Giovanni Battista Biseo: appena sedicenne, lo seguì a Parigi per collaborare alla decorazione del palazzo di Matilde Bonaparte. Rientrato a Roma, ottenne i suoi primi consensi con un affresco nel Caffè dei Convertiti (Imbellone 2011, p. 108). La svolta arrivò però nel 1868, quando fu invitato ad Alessandria d’Egitto dal chedivè Ismail Pascià, in occasione dell’apertura del Canale di Suez, per lavorare alla decorazione di alcuni palazzi istituzionali. L’anno seguente si recò quindi al Cairo, dove gli furono commissionate le decorazioni del Teatro Reale. Fu un periodo di viva ispirazione, nel quale realizzò dipinti destinati decretare il suo successo commerciale e una grande quantità di studi e impressioni, a cui continuò ad attingere negli anni a seguire per realizzare composizioni di gusto orientalista. Grazie a un articolo d’epoca sappiamo che l’artista, poco dopo il soggiorno egiziano, entrò in contatto con la prestigiosa galleria Goupil, alla quale vendette Una via interna del Cairo, “quadretto all’acquarello” (Roma Artistica 1872). Proprio con un acquerello, intitolato Un coro di religiose, si presentò alla sua prima mostra di cui si abbia notizia: non l’Esposizione Nazionale di Napoli del 1877, come finora riportato dalla bibliografia, bensì l’Esposizione Universale di Vienna, di quattro anni precedente (Vienna 1873, p. 14, n. 2).

    Cresciuta la sua fama con l’affermarsi della pittura orientalista, nel 1875 si recò in Marocco per un’importante missione diplomatica. Anche lì eseguì un folto numero di studi, in parte acquistati dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna nel 1907. Osservando, tra questi, i ritratti muliebri, è possibile notare alcune affinità con il dipinto a olio qui presentato.

    In Marocco, Biseo ebbe due compagni di viaggio d’eccezione: il pittore Stefano Ussi e lo scrittore Edmondo De Amicis. L’amicizia con quest’ultimo portò a un fruttuoso rapporto di collaborazione, concretizzatosi nelle illustrazioni per i volumi Marocco (1877) e Costantinopoli (edizione del 1882). Quando si presentò all’“Esposizione di Belle Arti in Roma” del 1883, con un unico grande dipinto, il pittore romano colpì un altro importante scrittore: Gabriele D’Annunzio. «Nella tela di Biseo la gran luce vaporosa dell’Oriente illumina un biancheggiare di caffettani, un rosseggiare di fez», scrisse il vate in una recensione: «i volti bruni delle donne ridono all’ombra dei larghi cappelli di paglia gialli, volti voluttuosi dalle labbra umide, dalle molle iridi di velluto» (Andreoli 1996).

    Manuel Carrera

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