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Pittore

Cesare Sighinolfi


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Cesare Sighinolfi

( Modena 1833 - 1903 )

Pittore

    Cesare Sighinolfi

    Cesare Sighinolfi, scultore emiliano, nacque a Modena, nel 1833. Suo padre, fabbricante d’organi, voleva farne un allievo di professione: ma l’inclinazione del giovanetto era di diventar artista, e tanto si mostrò innamorato dell’arte, da vincere, senza molta insistenza, la volontà paterna.

    I suoi primi esercizi, fatti senza maestro, furono sgorbi sul muro e schizzi nella creta. Lo scultore Luigi Mainoni, allora professore all’Accademia di Modena, avuta occasione di notare quei barlumi di talento artistico, prese simpatia pel giovanetto e lo accolse nel suo studio.

    E fu là che il Sighinolfi fece i primi passi nella scultura, frequentando contemporaneamente l’Accademia modenese. All’Accademia vinse tutti i concorsi, che gli fruttarono la pensione per Firenze.

    E si recava a Firenze dove pose lo studio. L’illustre Duprè lo assisteva benevolmente di visite e di consigli. Per qualche anno continuò a godere della pensione e si faceva dovere di mandare all’Accademia i suoi saggi in gesso.

    Il primo saggio fu l'”Ebbrezza”, cioè una baccante (grande al vero) scapigliata e discinta che beve l’ultima tazza. Poi mandava “I pastori al tramonto”, gruppo di due figure, ed “Un cane maremmano”.

    Nel concorso (ai tempi del barone Ricasoli) per le due statue equestri di “Napoleone III” e “Vittorio Emanuele”, guadagnò il primo premio.

    Apertosi il concorso per un “Monumento al cardinale Forteguerri”, da innalzarsi a Pistoia, al progetto del Sighinolfi toccò la palma, ed eseguì la statua alta tre metri.

    Ha eseguito poi il “Genio della rivoluzione”, giovanetto dalle forme apollinee colla falce in mano. In seguito il Sighinolfi ebbe la fortuna di entrare in relazione colla reale famiglia di Portogallo, da cui ricevette parecchie commissioni.

    Scolpì il ritratto del Re seduto, in costume di capitano di marina; scolpì il ritratto della regina Pia di Savoia: poi il ritratto del principe Carlo, poi quello del principe Alfonso.

    In questi due ultimi raffigurò i reali pargoli, l’uno appoggiato su di un guanciale, l’altro soavemente disteso in una conchiglia.

    Per commissione della regina Pia eseguiva due altre figure grandi al vero: l'”Amor patrio” e il “Raccoglimento allo studio”.

    Per ordine del re di Portogallo ha pure scolpito “Leda”, motivo trito, statua della vecchia scuola nel soggetto e anche nella forma, ma pregevole per la molle leggiadria del nudo, per la flessuosità tutta moderna del simboliceo cigno accarezzato dalla mitica dea.

    La statua colossale di “Ciro Menotti”, innalzata sulla piazza di Modena, è opera del Sighinolfi.

    Al cimitero della stessa città c’è, di suo, il monumento dei marchesi Molza.

    In quel sepolcro il Sighinolfi ha scolpito un “Cristo”, che non piace prima che ad altri all’artista stesso e che egli chiama “Cristaccio”.

    Uno degli ultimi lavori del Sighinolfi è una statua di fantasia grande al vero: “Ostinata imprudenza”.

    E’ una leggiadra fanciulla semivestita, la quale scherzando con un cane, che le addenta un lembo della veste, si sforza a liberarsene.

    Fra i ritratti (e ne fece molti) notiamo quello del principe Prim, maresciallo di Spagna, eseguito per commissione di re Vittorio Emanuele e da questi regalato alla vedova.

    L’ultima volta che Emilio Castelar fu a Firenze si trattenne nello studio dell’artista che gli fece il ritratto in busto.

    Anche al Sighinolfi vennero conferite croci di parecchi ordini tanto dal Governo italiano che da Governi esteri.

     

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