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Morozzi Dante


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Morozzi Dante

( Firenze 1899 - Ginevra 1965 )

Scultore

    Morozzi Dante

    Dante Morozzi nasce nel 1899 a Firenze e frequenta i corsi di scultura presso la Scuola di Santa Croce nella città toscana, prendendo lezioni dal maestro Augusto Passaglia. Perfeziona poi la sua formazione all’Istituto d’Arte di Porta Romana.

    Una sperimentazione eterogenea: la linea primitivista

    Nel 1922 partecipa alla Fiorentina Primaverile con Figura muliebre, nel 1930 invece prende parte alla IV Mostra Regionale d’Arte Toscana con otto lavori Il camminatore, Pietà, Flora, Ritratto, Atleta, Dondolo – Testa, Venere e Nudo di donna, quest’ultima opera dalle forme geometriche lineari, bidimensionali e poco naturalistica, vicina alle ricerche del Ritorno all’ordine.

    Lo stesso anno è presente anche alla Biennale di Venezia con Tuffo. L’anno seguente viene invitato alla Prima Quadriennale di Roma con il gesso Nudo di donna e con la terracotta Testa di donna, lavoro molto più pittorico ed animato. Partecipa poi anche alla Mostra di Firenze con Ritratto e Testa di fanciulla, quest’ultima dai volumi molto allungati e semplificati sulla scia della ripresa del primitivismo. La Testa presentata nel 1932 a Firenze, presenta invece una sperimentazione vicina al monumentalismo richiesto dal regime, volumi squadrati e levigati, dai tratti severi.

    La produzione di piccolo formato delle terrecotte invetriate 

    L’artista sperimenta vari materiali e tecniche durante la sua carriera, infatti realizza opere in gesso, bronzo, ceramica, pittura, arredo e intarsio. Alla Biennale di Venezia del 1932 presenta lavori di terracotta come Testa o Nudo di Donna e poi piccole statuette in terra invetriata, riprendendo la tradizione quattrocentesca della ceramica smaltata, come Testa d’uomo verde, Testa di fanciulla col cappellino, Ritratto della S. Baczko e La commedia, ceramica policroma allegoria del teatro. 

    Il trasferimento a Cortina e l’adesione all’ideologia fascista 

    Nel 1933 giunge a Cortina e diviene il nuovo Direttore della Regia scuola d’arte Industriale, rinnovando con dinamismo e passione la scuola e l’arte dell’ambiente ampezzano. Partecipa attivamente alla vita culturale, sportiva e politica della cittadina. Riceve però delle contestazioni per le idee politiche di piena aderenza al fascismo e viene trasferito nel 1938 a Palermo, per poi tornare a Cortina fino al 1941, quando viene destinato al Regio Liceo Artistico di Milano.

    Alla caduta del regime fascista emigra in Svizzera, lasciando definitivamente l’Italia. Il suo appoggio alle politiche del regime viene espresso anche tramite l’arte, realizzando il bronzo Balilla, raffigurante un giovane fanciullo atto a lanciare un sasso al nemico. Un’opera ricca di retorica, aderente al momento storico. R

    ealizza inoltre diversi ritratti di uomini fascisti che spesso frequentano gli hotel di Cortina, come Giuseppe Bottai, Roberto Farinacci e Giovanni Preziosi. Nonostante l’attività di preside partecipa a diverse rassegne nazionali come alla Seconda Quadriennale di Roma con i due bronzi Ritratto e Orfeo, una delle opere più celebri dell’artista, dalla perfetta anatomia muscolare, e una tensione psicologica che dona vitalità al modellato. Nel 1939 prende parte alla terza Quadriennale romana con due terrecotte Ritratto di donna e Ritratto, quest’ultima una testa maschile che raggiunge risultati più naturalistici. L’ultima esposizione a cui prende parte prima della caduta del fascismo e la sua partenza è la Quarta Quadriennale di Roma con la terracotta Pan. Non si hanno notizie degli ultimi anni di vita, ma scompare a Ginevra nel 1965.

     Emanuela Di Vivona

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