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Scultore

Dante Zamboni


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Dante Zamboni

( Modena 1905 - Firenze 1981 )

Scultore

    Dante Zamboni

    Dante Zamboni nasce a Modena nel 1905. La sua formazione avviene all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studia sotto la guida dello scultore e pittore Giuseppe Graziosi, che lo introduce a un verismo equilibrato, che risente dell’influsso della scultura del Quattrocento toscano. Terminati gli studi, rientra a Modena, dove inizia ad esporre una serie di sculture ispirate dal mondo della quotidianità e del lavoro rurale, seguendo l’esempio del maestro Graziosi.

    La scultura degli anni Trenta e Quaranta: una raffinata rielaborazione dei modelli antichi

    Tra le opere che guadagnano subito l’approvazione della critica compare Armonie agresti, il cui successo gli garantisce l’accesso alla Biennale di Venezia del 1930, dove esordisce con un Monello. L’anno successivo espone alla I Quadriennale di Roma, presentandosi con il vibrante e realistico volto del Tagliapietre in bronzo, avvia una ricerca sempre più affine a quella del ritorno all’ordine, impostata sulla ridefinizione di modelli antichi, come si nota anche dalla Bagnante proposta alla Mostra interprovinciale di Piacenza. Lo studio della statuaria classica, filtrata attraverso l’austera ponderazione donatelliana, si rivela anche in altre sculture degli anni Trenta, tra cui I disperati, Cristo alla colonna, La natività, presentati alla Sindacale di Firenze del 1933.

    L’attività di incisore

    Nel frattempo, Dante Zamboni, sempre sull’esempio di Giuseppe Graziosi, avvia una cospicua produzione incisoria che inizia con Le stazioni della via Crucis, presentate alla Biennale del 1934 e seguite poi dalle illustrazioni del poema eroicomico la Secchia rapita del poeta modenese Alessandro Tassoni, realizzate in occasione del trecentesimo anniversario della sua morte, nel 1935, ed esposte alla Biennale del 1942.

    L’intensa attività espositiva rispecchia la crescente approvazione da parte della critica di regime, cui Dante Zamboni si dimostra affine anche per la scelta di alcuni soggetti tipicamente legati alla retorica fascista, come L’atleta vincitore comparso alla Biennale del 1936. Nel campo dell’incisione invece, mostra una spiccata vicinanza al tratto espressionista, sia nelle stampe dedicate all’Inferno dantesco, sia in quelle tratte da Virgilio.

    Risale al 1938 la sua prima opera pubblica: l’Allegoria del lavoro eseguita per la lunetta della loggia del Palazzo comunale di Modena, in cui ancora rispetta l’intento celebrativo di regime e affinità stilistiche con Novecento. Nel 1941 è assistente alla cattedra di scultura di Italo Griselli presso l’Accademia di Firenze e durante gli anni del conflitto continua a lavorare alacremente, esponendo poi i risultati alle mostre del dopoguerra, tra cui la Biennale di Venezia del 1956, dove presenta Susanna. Attivo fino agli anni Settanta tra Modena, Firenze e Roma, soprattutto nella partecipazione di concorsi per opere pubbliche, muore a Firenze nel 1981.

    Elena Lago

     

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