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Scultore

Davide Calandra


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Davide Calandra

( Torino 1856 - 1915 )

Scultore

    Davide Calandra

    Davide Calandra, scultore prettamente noto per l’impegno nel campo della scultura monumentale, in cui sa intrecciare sapientemente indagine storicista e sentimento celebrativo, si forma all’Accademia Albertina di Torino, dove è allievo di Enrico Gamba (1831-1883) e di Odoardo Tabacchi (1831-1905). Compie poi un soggiorno di perfezionamento a Parigi, città in cui definisce il suo linguaggio, già ampiamente segnato dallo studio dell’antico, ma anche improntato su un equilibrio formale di derivazione verista, soprattutto nella realizzazione di ritratti e di soggetti animalier.

    Dopo lunghe sessioni di disegno dal vero, Calandra si specializza nella produzione di statue equestri,  militari e commemorative, che sfocia in prima battuta nell’esecuzione del Monumento a Garibaldi di Parma del 1893, dove già si può scorgere la colta abilità dell’autore nel legare l’impulso encomiastico al realismo, la raffinatezza dei particolari alla scioltezza esecutiva, aspetti che permarranno in tutti i gruppi ufficiali di Calandra, compreso il maestoso e concitato Monumento al Duca d’Aosta di Torino, inaugurato nel 1902. La produzione monumentale culminerà con il progetto per fregio decorativo della nuova aula per la Camera dei deputati con l’Unità d’Italia.

    Nel frattempo si occupa di un filone più “privato”, aneddotico e di scala inferiore, partecipando alle esposizioni torinesi a partire dal 1879, con ritratti, sculture di genere e piccole scene di notevole impatto decorativo e di esuberante pittoricismo, come nel Fiore di chiostro. Sono diverse anche le occasioni in cui alle esposizioni concorre con sculture di animali: all’Esposizione Nazionale di Milano del 1881 presenta una Testa di cane in terracotta e a quella di Torino del 1884 la Tigre reale in marmo, da cui emerge l’energia delle pose e il vigore delle forme, che ben si lega alla prontezza del modellato riscontrabile in tutti i soggetti equestri esposti tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento. Ne sono esempio in particolare gli arditi bronzetti dedicati al Dragone di Piemonte di cui si esalta la «solidità del cavallo» (Thovez 1902, p. 336) e altri studi di maestosi purosangue o di vecchi cavalli, tra cui il Pensieroso della Biennale di Venezia del 1909, eseguiti più o meno in concomitanza con una produzione spiccatamente verista, tutta concentrata verso la fine dell’Ottocento.

    Dedicata interamente alla dimensione rurale e concepita durante i soggiorni nella campagna di Murello «dove molto lavorò all’aperto» (Grasso 1915, p. 907), si compone di contadini, lavoratori, buoi, cavalli, tutti soggetti da cui emerge la volontà di partire «dalle fonti dal vero, lavorando nell’aperta campagna a modellare uomini e bestie» (Rubino 1915). Le Tre teste di cavallo con ferro di cavallo, scultura in bronzo con base marmorea che potrebbe far parte di questo specifico repertorio di realtà campestre, si presenta come un curioso gioco in cui le teste dei tre animali fanno capolino da un grande ferro di cavallo poggiato orizzontalmente sulla base. I «cavalli focosi» (Pica 1909, p. 284) sembrano muovere agilmente i loro colli intrecciati, nitrendo e sbuffando: «la bellezza delle forme e delle attitudini […] lo attrasse verso un’arte più sana e sincera, incitandolo a rendere la forma nel suo ambiente, avviluppata dall’aria e battuta dalla luce…» (Thovez 1902, p. 333). Calandra sembra qui dare vita a una sorta di trofeo di caccia, un divertissement decorativo e un esercizio di stile, memore però del grande impeto equestre e dell’armoniosa sintesi delle grandi composizioni ufficiali.

    Elena Lago

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