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Pittore
Sigismondo Meyer von Schauensee
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Sigismondo Meyer von Schauensee
Sigismondo Meyer von Schauensee, nato a San Benedetto del Tronto da una famiglia di origini svizzere, si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia di San Luca. Successivamente, frequenta le lezioni di Roberto ed Augusto Bompiani alla Scuola Raffaello Sanzio. Da loro acquisisce quella abilità tecnica e quella predilezione per le le scene di genere e i paesaggi che caratterizzano tutta la sua prima produzione.
Gli esordi di Sigismondo Meyer sono accompagnati dalla scelta di piccole scene e studi di figura, che inizia ad esporre a partire dal 1900, alle Mostre degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma. Essi preservano il sapore di una pittura si stampo ottocentesco contraddistinta da una tecnica impeccabile, così come si nota dalle opere Fruttivendolo, Aspasia, In sul calar del sole, tutte esposte nel 1903.
I paesaggi, eseguiti prevalentemente nella campagna romana, sono fortemente legati al linguaggio evocativo del gruppo In Arte Libertas, con cui, peraltro, espone in diverse occasioni all’inizio del secolo e ne troviamo esempio nelle tele del 1902 In un giorno d’estate e Campagna romana.
Il genere che contraddistingue maggiormente la pittura di Sigismondo Meyer è, però, il ritratto, cui si dedica assiduamente a partire dagli anni Dieci. Proprio in questo decennio è documentato a Villa Strohl-Fern e ad Anticoli Corrado. Ben lontano dalla trepidante inquietudine della Secessione romana, sembra farsi rappresentate delle fila conservatrici della pittura romana, preservando i modelli dei maestri antichi e della coeva ritrattistica di scuola inglese.
In questi anni viaggia assiduamente tra l’Europa e l’America, incontrando il gusto dei collezionisti del tempo, affascinati dall’equilibrio delle sue composizioni e dal tocco estremamente disinvolto. I suoi ritratti compaiono prevalentemente alle Mostre degli Amatori e Cultori degli anni Dieci e alle Biennali romane dei primi anni Venti. Tra di essi spiccano sicuramente quello della Contessa Manassei e della Bambina R. Grassi, esposti nel 1916, ma anche il Ritratto della signora Irene Cerulli presentato nel 1917. Un’armoniosa scelta cromatica e un disegno impeccabile contraddistinguono queste opere, lodate su Emporium dal critico Lancellotti, che scrive di Meyer, «è giunto al ritratto dopo una lunga e tenace preparazione: egli ha studiato i nostri antichi fino a ricopiarli con tanta abilità […]. Alla solidità fondamentale antica ha sovrapposta una palese derivazione dagli inglesi contemporanei e specialmente da Sargent».
Le figure dalle pose eleganti emergono quasi sempre da fondi scuri attraverso una ricercata modulazione della luce che si posa sui volti e su raffinati particolari degli abbigliamenti, come si riscontra anche nell’Autoritratto esposto alla Biennale veneziana del 1924, insieme alla luminosa Portatrice d’acqua, che si presenta come una moderna ninfa.
Tra gli anni Venti e Trenta, nella sua produzione, emerge ancor di più la rielaborazione dei maestri antichi, anche grazie al clima favorevole del ritorno all’ordine, in cui si inseriscono alcuni ritratti solenni e posati, come la Contessa Piscitelli, Mezza figura muliebre in giallo e Il Cardinale Cerretti esposti alla Sindacale fascista del Lazio del 1932. Tra le ultime opere di Sigismondo Meyer compaiono quelle esposte alla Sindacale del 1936: Autunnale, Bambina in rosa e Ritrattto di Cioffi, Procuratore generale di Corte d’Appello.
Elena Lago
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.