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Pittore

Domenico Induno


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Domenico Induno

( Milano 1815 - 1878 )

Pittore

    Domenico Induno

    Domenico Induno nasce a Milano nel 1815 in una famiglia modesta, fratello maggiore di Gerolamo che diverrà anche lui pittore di fama. Fin da giovane comincia a lavorare presso la bottega dell’orafo Luigi Cossa che, date le pregiate doti disegnative, gli suggerisce di iscriversi all’Accademia di Brera. Qui ha come maestri Luigi Sabatelli, Pompeo Marchesi e Francesco Hayez che lo iniziano alla pittura di storia e ne elogiano le grandi qualità sostenendo e comprando anche alcuni dei suoi lavori. Francesco Hayez gli concede perfino un piccolo spazio adibito a studio nella sua dimora milanese e lo mette in contatto con una cerchia di collezionisti.

    Dalla pittura di storia classica a quella contemporanea

    Gli esordi si inscrivono quindi nel genere della pittura di storia e partecipa all’Esposizione di Brera nel 1838 con la tela Bruto che giura di vendicare Lucrezia, soggetto che nasconde un significo patriottico, una costante dei dipinti del pittore. L’anno successivo presenta Alessandro infermo che, vuotando la coppa offertagli dal medico, condanna col suo atto di generosa fiducia la denunzia di Parmenione che gli faceva sospettare un veleno grazie al quale vince il Gran Premio di pittura. Ottiene poi la commissione di una tela di grandi dimensioni per l’Imperatore austriaco Ferdinando I dal soggetto religioso, Saul unto re dal profeta Samuele.

    Nel 1843 prende parte all’Esposizione di Torino con Testa di vecchio e Aly Bascià di Giannina colla moglie, mentre l’anno successivo a Brera espone Orfanella e Marco Visconti, due opere che testimoniano il trasferimento di interesse dalla tematica storica classica ai soggetti legati alle vicende storiche contemporanee e agli episodi della vita quotidiana.

    Nel 1846 a Torino presenta infatti Una ragazza che porge fiori a un’immagine. La tematica popolare diviene sempre più frequente elevando i componenti degli strati più bassi della società a protagonisti della storia. Altra opera di questo genere è L’uccellatore, con la quale l’autore si prefigge il compito morale e civile di raccontare certi aspetti di una realtà misera e sventurata per sensibilizzare il pubblico contemporaneo. 

    L’intimità domestica

    Per sfuggire alle repressioni austriache durante i moti risorgimentali scappa da Milano e ripara in Svizzera e poi a Firenze. Al suo rientro nella città lombarda continua a focalizzare la sua attenzione sulle vicende quotidiane e sull’intimità domestica, per raccontare il dietro le quinte degli avvenimenti storici contemporanei.

    Nel 1853 espone a Torino La lettura della nonna e Vivandiera commossa davanti alla croce, opere che colpiscono profondamente il pubblico e la critica. L’anno seguente presente all’edizione successiva I profughi da un villaggio incendiato, Una popolana, Un fallo e Un’artista nomade. Nel 1855 prende parte alla Promotrice di Torino con La moglie del marinaio e L’obolo della vedova. Nel 1858 partecipa invece alla Promotrice di Genova con tre opere L’addolorata, Un pensiero d’amore e Pane e lacrime, tela già presentata all’Esposizione Nazionale di Parigi del 1855, elogiata da Téophile Gautier e acquistata più avanti da Francesco Hayez.

    La storia risorgimentale raccontata attraverso le vicende del quotidiano

    Esemplificativa della sua concezione artistica è La pace di Villafranca iniziata nel 1860 e acquistata da Vittorio Emanuele II. La tela racconta l’episodio dell’armistizio di Villafranca, concluso nel luglio del 1859 tra Napoleone III e Francesco Giuseppe d’Austria, che lascia Venezia sotto il dominio straniero. Questo accordo diffonde molta delusione e Domenico Induno sceglie di rappresentare un’immagine che potesse cogliere le diverse reazioni del popolo generate dall’arrivo di tale notizia, ritraendo un gruppetto eterogeneo di persone riunite in una trattoria.

    Una bandiera tricolore si contrappone alle espressioni amareggiate di soldati, donne e bambini. Quest’opera viene esposta alla Promotrice di Torino del 1862, appena terminata. Il tema risorgimentale torna più volte, l’artista esegue anche il Ritratto di Garibaldi come generale dell’armata sarda, e Un pensiero a Garibaldi che viene esposto alla Promotrice di Genova del 1863 insieme a La lettura del giornale, Una madamina dopo aver letto una lettera e Una ragazza che fa il conto della spesa

    Domenico Induno portavoce della cronaca milanese

    In questi anni si dedica maggiormente anche alla storia milanese contemporanea divenendone un interprete e un cronista. Realizza opere come La scuola delle sartine, Vecchia Milano: il banco dell’antiquario e La cerimonia della collocazione della prima pietra per l’erezione della Galleria V.E., che presenta anche all’Esposizione di Torino del 1872 insieme a La modella, Il Monte di Pietà e La pittrice. La tela della collocazione della prima pietra nella Galleria racconta un episodio rilevante nella storia di Milano, testimonia infatti un cambiamento urbanistico e architettonico che ne ha trasformato il volto e che ancora oggi caratterizza la città. 

    Dagli anni Sessanta la pennellata si fa più sciolta prestando però sempre attenzione alla resa dei particolari. Il pittore ottiene molto successo in questi anni ricevendo numerose commissioni e apprezzamenti dalla critica, tanto che nel 1873 ottiene la medaglia d’oro all’Esposizione di Vienna con l’opera Un dramma domestico, con la quale denuncia aspetti della società post-unitaria che hanno deluso i suoi ideali. Scompare a Milano nel 1878.

    Emanuela Di Vivona

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