Hai cercato

Pittore

Enrico Pazzi


Sei interessato alla vendita o all'acquisto delle sue opere?

Acquistiamo opere di questo artista

e di altri pittori e scultori dal XVI secolo sino alla prima metà del XX secolo

La galleria Berardi offre un servizio gratuito e senza impegno di valutazione di opere di arte antiche e moderne. Per orientarsi nel mercato dell'arte, assai complesso e pieno di sfumature, è meglio affidarsi ad un consulente professionista che sappia rispondere in maniera veloce e concreta alle tue esigenze. La chiarezza delle risposte risolverà in maniera efficace la necessità di stimare o mettere in vendita un bene.

Contattaci immediatamente senza impegno

Risposte anche in 24 ore:

Telefono

06.97.606.127

E-mail

info@berardiarte.it

Whatsapp

347.783.5083

Enrico Pazzi

( Ravenna 1819 - Firenze 1899 )

Pittore

    Enrico Pazzi

    Scultore toscano, per famiglia d’origine fiorentina, ma però nato a Ravenna il 21 giugno del 1819. Sin da giovinetto mostrò grande inclinazione per l’arte divertendosi a tratteggiare e a disegnare puttini, genietti, testine ideali sopra ogni pezzetto di carta che gli capitasse tra mano.

    A 11 anni incominciò i suoi primi studi, ed a 17 passò all’Accademia di Belle Arti, sotto la direzione del prof. Ignazio Sarti di Bologna. Superati con molta lode gli studi di ornato, architettura, prospettiva e figura passò presto alla plastica e alla scultura, di poi alla statuaria.

    Fu sempre dei primi fra i condiscepoli, e in soli cinque anni meritò quattordici premi. Terminati gli studi all’Accademia delle Belle Arti, concorse per ottenere il posto di ‘pensionato’ a Roma, ma, causa le sue idee troppo liberali, il governo gli fu contrario e non ottenne il sussidio.

    Avendo bensì date splendide prove negli studi già fatti e promettendo di riescire eccellente nell’arte difficilissima da lui prescelta, nel 1843, per opera principalmente del cardinale Amat, ripresentatosi al concorso di Roma, ottenne finalmente il posto desiderato.

    Dopo passò a Firenze nello studio dell’illustre Duprè, ma sopraggiunti gli avvenimenti del 1848 posò lo scalpello e fece parte della spedizione Zambeccari.

    Nel 1849, sostenendosi ancora la rivoluzione nelle Romagne, corse alla nativa Ravenna per offrirle il suo braccio e la sua opera nei momenti supremi del pericolo, ma soffocata la rivoluzione nel sangue, l’artista-soldato riparò a Firenze nello studio del Duprè, riprendendo gli amati studi per quasi due anni interrotti.

    Dopo non molto, maestro e discepolo si separarono, e nel Pazzi non è mai venuta meno quella riconoscenza e quell’affetto riverente verso chi primo seppe guidargli la mano sul marmo e infondergli il sacro ardore per l’arte.

    Il “Mosè fanciullo che calpesta le corna di Faraone”, statua grande al vero ed eseguita in marmo, proprietà adesso del conte Giovanni Corradini di Ravenna, fu il suo primo lavoro, riprodotta in bronzo fu poi premiata e venduta all’Esposizione di Melbourne.

    Dopo il “Mosè” scolpì “L’Angelo della religione”, e in un bassorilievo rappresentò “L’esilio di Galla Placidia”, che è a Ravenna.

    Appresso fece la “Lucrezia romana”, nobilissima figura piena di sentimento; la “Pace dei sepolcri”; “Cristo che benedice i fanciulli”; “Venezia schiava seduta sul leone di San Marco”; la “Statua di Giacomo Rattazzi”, che si vede nel cimitero di Alessandria della Paglia; il “Monumento Spadini”, per il Cimitero di Faenza, con statua grande al vero rappresentante “Il dolore materno”; “L’Angelo del Giudizio finale”; “Il bellissimo fanciullo Rasponi che accarezza il suo cane”; “L’Amore dormente”; “Amore che scherza col vizio”; i busti somigliantissimi ed egregiamente modellati del “Parini”, “Alfieri”, “Foscolo”, “Leopardi”, “Rattazzi”, “Farini”, “Fanti”, “Silvio Orlandini”; quello della principessa “Luisa Murat Rasponi”, della contessina “Argiropolo”, dei due “Presidenti del Messico”, ecc.

    In una parola il suo lavoro non ha conosciuto riposo, e mentre la mano s’induriva sul marmo, la mente s’apriva a svariata coltura intellettuale.

    E’ troppo lungo sarebbe enumerare tutte le opere di questo valoroso artista, le quali, anche all’estero, tengono alto il prestigio dell’arte italiana; e si può ben dire che inesauribile è stata la sua attività artistica, cosicchè ne’ cimiteri, nelle cappelle gentilizie, ne’ palazzi, nelle aule si ammirano statue e busti e gruppi di lui.

    Quando ebbe la commissione di eseguire la colossale statua di “Dante Alighieri” che fu solennemente inaugurata a Firenze sulla piazza di Santa Croce nel 1865, superò difficoltà immense e trionfò gloriosamente di una guerra sorda e sleale che gli invidiosi gli facevano per tarpargli le ali e offuscarne la fama.

    Il giorno che nel Salone de’ Cinquecento in Palazzo Vecchio fu scoperto il suo monumento a “Girolamo Savonarola”, la voce autorevole di Pasquale Villari nel suo discorso inaugurale, e la parola del conte Achille Rasponi, Presidente del Comitato, in mezzo a gran numero d’invitati, resero più che mai solenne la festa dell’arte e la splendida cerimonia.

    E con gran solennità furono scoperti i due monumenti al “Dittatore Luigi Carlo Farini”, uno a Russi, l’altro a Ravenna.

    Presto verrà inaugurato o a Roma o a Genova il monumento a “Nino Bixio”, già fuso in bronzo, che rappresenta il valoroso generale con la destra appoggiata al timone della ‘Maddaloni’, mentre con la sinistra stringe al cuore la spada, a denotare che, disponendosi ad aprire nuove vie a’ commerci d’Italia, e pur pronto a difenderla in ogni pericolo.

    Ma l’opera più grandiosa e colossale addirittura è il monumento al “Principe Michele di Serbia”, che fu inaugurato solennemente a Belgrado nel 1882, e fruttò all’artista molti onori, un cospicuo compenso a tante fatiche e la croce di grande ufficiale dell’ordine del Tahoo di Serbia.

    Adesso, per commissione avutane dal Comitato, scolpisce in marmo il monumento ad “Atto Vannucci”, che avrà suo luogo nel Pantheon di Santa Croce e sarà di certo una delle sue opere più belle, in cui il classicismo ed il verismo maestrevolmente fusi insieme, hanno vinto le più grandi difficoltà dell’arte moderna.

    A lui i conti Rasponi di Ravenna hanno commesso il monumento funebre della famiglia per la cappella gentilizia.

    D’animo nobile e di sentimenti delicati, egli ha saputo guadagnarsi l’affetto e la stima di quanti l’hanno conosciuto.

    Il suo studio, fin dai tempi delle speranze per il risorgimento nazionale, è stato sempre il ritrovo di uomini politici, di artisti, letterati e poeti, scienziati; principi e sovrani lo hanno sempre visitato.

    Il Pazzi è socio di molte Accademie; e professore dell’Accademia di Belle Arti a Firenze; è sempre nominato a far parte di Commissioni artistiche, sede nel Consiglio municipale come consigliere, ed è commendatore dei SS. Maurizio e Lazzaro.

    Adesso sua cura principale, suo amore e suo orgoglio è il Museo bizantino di Ravenna, da lui ideato, iniziato e ora diretto, nonostante difficoltà immense oppostegli da privati e da pubblici funzionari.

    Ma la perseveranza tutto compie e il Museo Nazionale di Ravenna unico nel suo genere per le ricchezze bizantine di quell’antico esarcato, sarà il glorioso coronamento della lunga carriera artistica di questo illustre scultore.

     

    LEGGI TUTTO

    acquisto opere artisti e stima pittura e scultura


    Altri artisti che potrebbero interessarti

    Iscriviti alla newsletter per ricevere le mostre in preparazione e le nuove acquisizioni!

    Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.

    Example
    © Copyright Berardi Galleria d'Arte S.r.l.