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Scultore

Ercole Drei


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Ercole Drei

( Faenza 1886 - Roma 1973 )

Scultore

    Ercole Drei

    Ercole Drei a quattordici anni inizia a frequentare la Scuola di Arti e Mestieri di Faenza, dove stringe amicizia con Domenico Baccarini e con lo scultore ceramista Francesco Nonni. Nel 1904 si trasferisce a Firenze per entrare all’Accademia di Belle Arti, dove ha come insegnante Augusto Rivalta e Giovanni Fattori.

    Di quest’ultimo realizza un ritratto di impronta verista, ma contemporaneamente si intravedono nelle prime opere dello scultore tratti simbolisti provenienti dalla frequentazione di Baccarini. Esordisce a Firenze nel 1905 con Mia sorellina, mentre nel 1906 espone Giovane mente e Ritratto di mio zio.

    Il 1912 lo vede partecipare per la prima volta alla Biennale di Venezia, esponendo Ritratto e Adolescente e inaugurando una fiorente stagione che durerà molti anni, presso la rassegna lagunare. L’opera Morte di un eroe gli fa ottenere il pensionato grazie al quale può trasferirsi a Roma: in questi anni aderisce pienamente al liberty, con le sue linee piene e sinuose, partecipando, nel 1914 alla seconda mostra della Secessione romana. Vi presenta SalomèDanzatriceLa serpe, mentre l’anno successivo Donna che si sveglia e Brezza.

    Arruolatosi in guerra, ritorna a Roma solamente nel 1919, portando a compimento il suo pensionato. Risalgono a questo periodo opere ispirate al dramma del conflitto come Soldato ferito I profughi. Le figure che prima della guerra venivano interessate da una flessuosità misteriosa di matrice secessionista, adesso vengono investite di qualità nuove: risultano pervase da un saldo equilibrio classico, pienamente aderente al clima di Ritorno all’ordine dopo le avanguardie.

    Lavora in uno studio di Villa Strohl-Fern, esponendo regolarmente presso le mostre degli Amatori e Cultori di Belle Arti opere come RisveglioLeda e Danza.

    Nel 1927 riceve la cattedra di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, per rimanervi fino alla fine degli anni Cinquanta e poi diventarne direttore. Sono gli anni in cui i suoi volumi si fanno pieni e torniti, come dimostrano sculture quali Ragazzo che si spoglia, presentata alla Biennale del 1920.

    Alla quella del 1926 risalgono Lia Nazario SauroLa commedia compare alla Biennale del 1928 per adornare la sala dell’Arte e del Teatro voluta da Margherita Sarfatti. Forme classiche caratterizzano le sculture di Ercole Drei, che rispetta armoniche proporzioni, superfici levigate e movimenti calcolati, unendo a tutto ciò la sapienza nell’arte ceramica ereditata dalle sue origini faentine.

    Il successo aumenta rapidamente, tanto che l’artista viene chiamato a realizzare numerosi monumenti pubblici: esegue L’insurrezione per il monumento a Vittorio Emanuele II, nell’omonima piazza romana, Il risparmio e Il lavoro per il Banco di Sconto a Roma, ceramiche invetriate, monumenti ai caduti in Emilia Romagna e l’Ercole per lo stadio dei Marmi a Roma.

    Aderisce pienamente al fascismo, nel 1932 entra a far parte del direttorio del Sindacato Fascista del Lazio. Non è un caso che presso la Quadriennale romana del 1939 presenterà l’opera retorica Il fascismo abbatte il comunismo, mentre nel 1935 inizia il fregio Lavoro nei campiper il quartiere Eur, posizionato solo negli anni Sessanta. Le forme classiche, equilibrate, perfette pervadono tutte le opere degli anni Quaranta, tra cui il delicatissimo bronzo Icaro presentato alla Quadriennale del 1943.

    Viene nominato direttore dell’Accademia Clementina di Bologna nel 1954, ma continua a dedicarsi alla scultura fino agli ultimi anni, anche se si fanno meno assidue le sue partecipazioni alle esposizioni. Muore a Roma nel 1973.

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