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Scultore

Fausto Melotti


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Fausto Melotti

( Rovereto 1901 - Milano 1986 )

Scultore

    Fausto Melotti

    Quotazioni di Fausto Melotti

    Le sculture figurative in bronzo o terracotta di Fausto Melotti, eseguite negli anni Venti e Trenta e di sapore arcaizzante compaiono raramente sul mercato, ma hanno stime tra gli 8.000 e i 20.000 euro a seconda della dimensione e del soggetto. Le opere in ceramica oscillano tra i 900 euro e i 10.000 euro. Tuttavia, la sua produzione più ricercata sul mercato è costituita dalle opere in metallo di matrice astrattista. Si aggirano intorno ai 10.000/15.000 euro quelle più piccole ma superano anche i 50.000 euro quelle più grandi e complesse in oro e ottone.

    Si tratta di stime del tutto indicative. Molto vasta è la produzione di Fausto Melotti e le sue quotazioni dipendono da diversi fattori. Inviateci una foto della vostra opera per ottenere una stima aggiornata e gratuita.

    Biografia

    Fausto Melotti nasce a Rovereto, in provincia di Trento, nel 1901, quando ancora questo territorio faceva parte dell’Impero austro-ungarico. Allo scoppio della Prima guerra mondiale si trasferisce con la famiglia a Firenze, dove termina il liceo. Inizialmente i suoi studi non avvengono in campo artistico, frequenta infatti le lezioni di Fisica e Matematica all’Università di Pisa, per poi concludere gli studi al Politecnico di Milano laureandosi nel 1924 in ingegneria elettrotecnica. Segue anche dei corsi di pianoforte, conseguendo il diploma. Questi studi, nonostante siano lontani dall’ambito scultoreo, influenzeranno moltissimo le sue ricerche artistiche future. 

    Gli esordi: le opere primitiviste 

    Sarà poi in seguito al trasferimento nella città di Torino che Fausto Melotti inizia ad avvicinarsi alla pratica artistica, seguendo le lezioni di scultura nello studio di Pietro Canonica, e poi nel 1928 iscrivendosi all’Accademia di Brera, dove frequenta le lezioni di Adolf Wildt. Quando è a Brera incontra Lucio Fontana che diverrà un fedele amico e collega, con cui negli anni a seguire rifletterà moltissimo sulle tematiche dell’astrattismo.

    Nel 1932 Fausto Melotti si dedica anche all’insegnamento accettando l’incarico al corso di plastica moderna alla Scuola artigianale di Cantù.

    L’artista inizia poi a partecipare a diverse manifestazioni nazionali, nel 1932, espone il gesso Il figlio dell’Uomo alla Mostra del Sindacato fascista della Lombardia, e all’edizione successiva del 1933 espone un’altra statua in gesso dal titolo Mattino. Nel 1933 partecipa a Firenze alla Mostra del Sindacato fascista con due opere in bronzo Deposizione e La cena in Emmaus, opera che esporrà anche qualche anno dopo, nel 1937 ad una mostra collettiva chiamata “20 firme” alla Galleria d’arte Genova.

    Il passaggio alla scultura astratta

    Nel 1935 il cugino di Fausto Melotti, Carlo Belli, pubblica Kn, uno scritto che Kandinskij definisce “il vangelo dell’arte astratta” e che influenzerà la sperimentazione astratta dell’arte di quegli anni. L’astrattismo italiano farà sempre riferimento al suo passato greco-romano, per questo motivo gli artisti prestano sempre un’attenzione particolare alle linee e alle proporzioni, anche perché l’arte astratta non ha come scopo principale quello di emozionare, ma di combinare forme e linee. Nell’arte di Fausto Melotti c’è poi sempre una forte componente musicale, una sorta disposizione ritmica degli elementi, che deriva dai suoi studi di pianoforte.

    Nel 1935 Fausto Melotti aderisce al movimento parigino Abstraction-Création, fondato nel 1931 da Van Doesburg, Seuphor e Vantongerloo, unendosi al gruppo abbraccia lo scopo di diffondere l’arte non figurativa in Italia e in Europa. Nello stesso anno partecipa ad una mostra collettiva nello studio di Casorati e Paolucci a Torino con il gruppo degli artisti astrattisti di Milano e poi gli sarà dedicata una personale alla Galleria Il Milione di Milano con 18 opere tra cui Scultura N.5- creta 1934, Scultura N.6- creta 1934, Scultura N.7- gesso 1934, Scultura N.10- gesso 1934, Scultura N.12- gesso 1934, Scultura N.4- bronzo 1934, Scultura N.14- metallo 1935, Scultura N.15- gesso 1935, Scultura N.16- bassorilievo, gesso 1935, Scultura N.17- metallo 1935 e Scultura N.21- metallo 1935Nel 1937 parteciperà nuovamente ad una mostra alla Galleria Il Milione, questa volta in una collettiva, presentando Scultura – metallo 1935.

    Dopo queste prime esposizioni non ottiene molti apprezzamenti in Italia, riceve però attenzione in Francia grazie al gallerista Léonce Rosenberg e gli viene assegnato in Svizzera nel 1937 il Premio internazionale La Sarraz.

    “Una partitura d’ideogrammi”

    Dal 1941 al 1943 Fausto Melotti vive a Roma, dove partecipa al progetto per il Palazzo delle Forze armate organizzato da Figini e Pollini e nel frattempo esegue anche disegni, dipinge e compone poesie. Nel dopoguerra intraprende inoltre un’altra ricerca artistica: sperimenta la lavorazione della ceramica, raggiungendo una raffinata qualità, avendo anche lavorato in precedenza all’interno della fabbrica Richard Ginori. Nel 1943 partecipa alla Quarta Quadriennale di Roma con il marmo Testa (1930) e il gesso Polimnia nuda.

    L’artista è più volte ospite alla Biennale: nel 1948 con Il gatto-cane, L’arcidiavolo e La follia; nel 1950 con Lettera a Fontana e La proletaria; due anni dopo partecipa con due opere Disputa dell’Angelo, del Diavolo e della Morte e Bambina che ascolta una conchiglia. Nel 1966 partecipa nella sezione dell’astrattismo italiano con cinque opere Composizione astratta 16, Composizione astratta 23, Composizione astratta 24, Composizione astratta 21 e Composizione astratta in gesso 15. Vi tornerà anche in altre edizioni.

    Sono anni, questi del dopoguerra, in cui entra in contatto con Giò Ponti e collabora con lui ai progetti per Villa Planchart a Caracas nel 1956, e per Villa Nemazee a Teheran nel 1960. Fausto Melotti negli anni a seguire ottiene apprezzamenti anche in Italia, tanto che Milano gli dedica una personale al Palazzo Reale nel 1979 e Firenze un’antologica nel 1981 al Forte Belvedere. In occasione della mostra fiorentina Italo Calvino scriverà parole di elogio per raccontare il lavoro di Fausto Melotti nel testo Gli effimeri, definendo l’opera omonima con queste parole: “Una partitura d’ideogrammi senza peso come insetti acquatici che sembrano volteggiare su di una spalliera d’ottone schermata da un filo di garza”.

    Fausto Melotti scompare nel 1986 a Milano, e nello stesso anno gli viene dedicato il Leone d’oro alla memoria durante la Biennale di Venezia.

    La sperimentazione artistica tra materiali e stili

    Gli esordi di Fausto Melotti si iscrivono all’interno del classicismo tratto dal suo primo maestro Pietro Canonica, in seguito recepisce gli stimoli simbolisti di Adolf Wildt quando frequenta Brera, per poi approdare negli anni Trenta all’astrattismo. Durante la sua carriera lavora con diversi materiali come il metallo, il gesso, il bronzo e la creta, creando opere dalle forme lineari, armoniose e geometriche che si librano nell’aria senza alcun peso apparente. Fausto Melotti realizza anche opere polimateriche, come i Teatrini, piccole scene create con ceramica e argilla dipinta.

    Le opere del periodo astratto sono identificate solo da numeri, non da titoli particolari, poiché come si evince anche dal Manifesto Kn non ci deve essere alcun riferimento al soggetto. Nel secondo dopoguerra Fausto Melotti torna al figurativo, e in queste opere è molto forte l’influenza delle sculture di Arturo Martini, sono infatti lavori dalle forme grezze e primitive.

    Negli anni Sessanta e Settanta Fausto Melotti riprende una sperimentazione più astratta e geometrica della scultura, realizzando anche opere pensate per essere esposte en plein air, come Scultura H (La grande clavicola) del 1971 che si trova nel giardino del MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; Modulazione ascendente realizzata nel 1977 che ha preso posto nel cortile della GAM di Torino; e La Sequenza del 1981 che si trova nel giardino esterno del palazzo della Fondazione Pirelli HangarBicocca, a Milano.

    Emanuela Di Vivona

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