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Scultore
Felice Bialetti
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Felice Bialetti
Felice Bialetti nasce a Mede Lomellina nel 1869. Si forma all’Accademia Albertina di Torino dove è allievo dello scultore Odoardo Tabacchi, da cui apprende la rapidità compositiva, il gusto per le superfici scabre e sintetiche e un indirizzo decisamente impressionista. Una lavorazione vigorosa e sciolta lo accompagna sin dalle prime opere, mentre una dimensione più espressiva e sicura, velata da notazioni simboliche, viene accolta dallo scultore in seguito al suo trasferimento a Milano.
Qui, a partire del 1892, frequenta l’Accademia di Brera. Accolto sotto l’ala di Enrico Butti, Felice Bialetti ne eredita la qualità spontanea e concreta degli atteggiamenti umani, delle espressioni e delle pose, inoltrandosi in un Simbolismo perturbante e melanconico, che si nota soprattutto nell’esecuzione di monumenti funebri.
Nel 1898, esordisce all’Esposizione Nazionale di Torino con Spettro, dettaglio di monumento funebre, opera che racchiude una modellazione tormentata che si esplica nella resa estremamente movimentata e irregolare della superficie che accoglie e quasi imprigiona la figura dello spettro. Insieme a questo progetto per monumento funebre, presenta anche l’opera altrettanto inquieta Le onde, visione di un naufragio.
L’anno successivo, prende parte alla sua prima Biennale di Venezia con il soggetto femminile Esausta e nello stesso anno espone Teti alla Triennale di Milano. In queste sculture si nota una felice congiunzione dell’impiego di superfici levigate e di masse scabre e non finite, nell’uso di un linguaggio sintetico ed emozionante che sfocia in visioni fortemente Simboliste.
Questa modalità stilistica e tematica ritorna nella gran parte della produzione di Felice Bialetti, come si nota anche dalla scultura Abbandono della Biennale di Venezia del 1902 e dalla profonda libertà compositiva e sintetica che impiega nella modellazione del bozzetto per il Monumento Cavallotti esposto alla Quadriennale torinese, sempre nel 1902. A proposito del movimentato basamento di questo gruppo, di forte memoria garibaldina, Efisio Aitelli, scriverà su “Emporium” «Come appare leggera la modellazione e ampio e solenne il moto di questo gruppo che procede, stesa l’asta della bandiera!»
Alla Biennale del 1903, espone invece il bozzetto per il gruppo principale del Monumento per la famiglia Isar e Pensiero dominante, riproposto all’Esposizione di Firenze dell’anno seguente. Maturità compare alla Biennale del 1905 e, alla Mostra di Milano per il Traforo del Sempione del 1906 (l’ultima cui partecipa prima della morte), presenta il Gruppo principale del Monumento per la famiglia del cavalier Bossi dal titolo La morte del credente, in cui le numerose e tormentate linee del bassorilievo hanno il compito di trasmettere a pieno il sentimento angosciante del consapevole congedo dalla vita.
Elena Lago
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