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Scultore

Felice Tosalli


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Felice Tosalli

( Torino 1883 - 1958 )

Scultore

    Felice Tosalli

    Nacque a Torino il 1° agosto 1883 ed ebbe la prima formazione presso la bottega del padre falegname, dove iniziò a scolpire animali e statuette sacre in legno. Dal 1897 al 1900 frequentò con successo la Reale Accademia Albertina di Belle Arti e aprì una propria bottega prima della partenza per Parigi nel 1904. Nel soggiorno parigino, fondamentale per la sua formazione tecnica, lavorò presso un laboratorio di restauro e frequentò assiduamente il Jardin des Plantes con l’annesso zoo e museo di storia naturale, portandosi dietro al ritorno a Torino nel 1907 il calco in gesso della testa di una leonessa che rimarrà nel suo studio tutta la vita. Nel 1909 esordì alla LXVIII Esposizione della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino con un Alce in gesso, ma la sua attività primaria fu negli anni Dieci quella di grafico e illustratore per la moda e la pubblicità, cartellonista per il cinema e litografo presso la Litografia Doyen, attività che proseguì parallelamente alla scultura fino alla metà degli anni Trenta.

    Nel 1911 sposò la pittrice Pia Galli con la quale, dopo la Prima Guerra mondiale in cui servì come caporale della Croce Rossa, si trasferì nel 1919 a Revigliasco ed ebbe la figlia Elisa. Entrato nel 1920 nel torinese Circolo degli Artisti, per un decennio partecipò alle esposizioni annuali, riprendendo su incoraggiamento della moglie la scultura in legno di soggetto mitologico e ancor più animalista. Le mostre dei primi anni Venti a Milano, Roma e Firenze comportarono grande successo di critica, l’attenzione dei collezionisti più in vista e commissioni importanti. Nel lungo articolo apparso su “La Stampa” nel 1924 si sottolineava che “il Tosalli ha una vera passione per gli animali” e “se si vedono gli animali creati da lui, allora le figure passano in secondo piano. Gli animali del Tosalli sono delle vere e proprie creazioni. Solamente chi, come lui, si è dedicato allo studio delle abitudini, della vita delle bestie, ed è giunto a conoscerle così intimamente come le conosce uno zoologo, può riprodurre un atteggiamento, una mossa, una espressione che caratterizza la specie” (Pavia 1924). Dopo esser stato legato a contratto con un collezionista dal 1923 al 1927, iniziò nel 1927 a insegnare scultura alla principessa Bona di Baviera di Savoia.

    Il fratello di lei, Filiberto di Savoia, gli commissionò nel 1928 un Auriga romano da regalare a Mussolini, che lo scultore consegnò personalmente. Nello stesso anno iniziò la produzione dei suoi animali in ceramica per la fabbrica torinese Lenci, che proseguì fino a metà anni Trenta, seguita dalla collaborazione con la Rosenthal & C. e con le Ceramiche d’Arte Campionesi. La personale del 1935 presso la Sala d’Arte Lombardi, che conobbe un’edizione nel 1937 fatta solo di disegni, ebbe grande successo, soprattutto gli animali nei quali i contemporanei riconoscevano la vera originalità dello scultore. L’Edredone (1925), il Maki vari e i Cuccioli di Leone (1935), tutti provenienti dagli eredi dell’artista, documentano la sua straordinaria abilità, così come le opere scaturite a metà degli anni Trenta dalla suggestione del Libro della giungla di Kipling, Baloo, La sfida a Shere Khan e La canzone di Mowgli. Nel 1939 l’architetto Antonio Barluzzi gli commissionò otto candelieri e due crocifissi in bronzo per la chiesa superiore del santuario francescano della Visitazione a Gerusalemme. Dopo il trasferimento nel 1945 a Cavoretto, nella villa ereditata dall’amica Alina Sinigaglia-Segre che aveva aiutato durante le persecuzioni antisemite, Tosalli ebbe un infarto nel 1949. Costretto a rinunciare a scolpire il legno, continuò a modellare opere in terracotta, dipingere a olio, disegnare e impartire lezioni di scultura (sue allieve furono in questi anni Ines Minina Pignoni, Paola Bondon e Maria Luisa Perroncino). Il Trionfo Osella, gruppo di due marmotte in bronzo dedicato alla memoria di Giuseppe Osella, fucilato dai fascisti, è la sua ultima opera documentata. Tosalli morì il 1° marzo 1958.

     

    Alessandra Imbellone

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