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Pittore

Raoul Dal Molin Ferenzona


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Raoul Dal Molin Ferenzona

( Livorno 1879 - Firenze 1946 )

Pittore

    Raoul Dal Molin Ferenzona

    Raoul Ferenzona Dal Molin nasce a Firenze nel 1879 da una famiglia benestante e colta. Sua madre è di origini aristocratiche, mentre suo padre è uno scrittore, letterato e antigaribaldino, assassinato per motivi politici quando Raoul non ha ancora un anno.
    Intraprende inizialmente la carriera militare all’Accademia di Modena, che poi abbandona precocemente per seguire i suoi interessi artistici e letterari.

    Nel 1899 pubblica nella città emiliana il suo primo libro, scritto a diciannove anni, dal titolo Primulae. Novelle gentili, nel quale si intravedono già quegli immaginari visionari che saranno presenti nei suoi lavori pittorici e incisori. Si trasferisce temporaneamente in Sicilia e in un primo momento si accosta alla scultura entrando in contatto a Palermo con Ettore Ximenes, per poi sviluppare una passione per la pittura e l’incisione. Nella città siciliana continua a scrivere e pubblica nel 1900 il racconto Mio figlio

    Le influenze romantiche, simboliste e Nabis

    L’animo inquieto dell’artista lo porterà a viaggiare moltissimo, cambiando spesso città nel corso di tutta la sua vita. Nel 1901 si trova a Firenze e stringe un profondo legame di amicizia con un altro artista dall’animo tormentato, il pittore Domenico Baccarini e segue alcuni corsi dell’Accademia di Belle Arti.

    Nel 1902 si reca a Monaco dove entra in connessione con la pittura romantica e simbolista, influenza che si nota nelle opere che presenta alla Promotrice di Firenze del 1903 Suor Passiflora e 21 disegni. Nei lavori compaiono figure femminili misteriose, femmes fatales che richiamano Felicien Rops, Fernand Khnoff, James Ensor e Aubrey Beardsley, in uno stile bidimensionale e lineare che guarda anche ai Nabis. Nei suoi lavori si legge una costante malinconia ed amarezza, rispecchiando l’estetica baudeleriana, erede del clima decadente fin de siècle.

    Nella sua attività artistica si dedica anche all’illustrazione e nel 1904 vengono pubblicati trentotto disegni firmati “Sir Raoul” per illustrare il racconto per ragazzi I tre moschettieri di legno del fratello Fergan.

    La crisi mistica e gli interessi alchemici e cabalistici

    Giunge poi a Roma e insieme al poeta crepuscolare Sergio Corazzini frequenta il cenacolo di letterati al Caffè Sartoris e il salotto di casa Prini dove conosce l’avanguardia artistica della capitale. In questo ambiente conosce anche Gino Severini, Umberto Boccioni e Giacomo Balla, ma si discosta dalle loro ricerche e continua il suo cammino preraffaellita e intimistico.

    Nel 1904 partecipa con sei opere all’Esposizione di Roma, e dal 1907 espone alle successive edizioni nella sezione “Pittura e bianco e nero”. Nel 1906 si reca a Parigi, poi in Olanda, Londra e Corfù. Nel 1911 partecipa all’Esposizione Internazionale di Roma con l’opera L’oratorio pervasa da un forte misticismo. Nel 1912 viene data alla stampa una raccolta di prose e poesie con dei suoi disegni dal titolo La ghirlanda di stelle, che l’artista dedica a Baccarini e Corazzini scomparsi entrambi precocemente nel 1907 a causa della tisi.

    In questo decennio vive tra Genova, Torino e nella casa materna a Viareggio. Dopo un viaggio a Praga, dove si avvicina alla magia e all’occultismo, torna a Roma alla fine della guerra e, assalito da una profonda crisi mistica, entra nel Monastero dei Benedettini Monteolivetani a Santa Francesca Romana, che poi abbandona senza trovare pace. Si dedica poi sempre di più all’alchimia, alla cabala e alla teosofia e nel 1923 pubblica una seria di dodici poesie dal titolo Misteri Rosacrociani, A ô B (Enchiridion Notturno).

    Un animo tormentato e bohémien

    Per tutti gli anni Venti e Trenta l’artista continua ad esporre in diverse rassegne: nel 1929 partecipa all’Esposizione di Firenze con Il gufo; all’edizione successiva presenta cinque lavori Crepuscolo sull’Arno, Poema antico, Sera sull’Arno, La chiesa e Il giardino interiore; nel 1931 sempre a Firenze gli dedicano una personale con venti incisioni e disegni e un dipinto Mattino nel Reggellese, ricco di suggestioni sempre più espressioniste.

    A questo periodo risalgono però anche i suoi problemi psichici e il forte abuso di alcool che si riflette nei suoi tormentati e macabri lavori. Viene ricoverato a Roma a Santa Maria della Pietà nel 1934 affetto da turbe psichiche e manie di persecuzione. Viene poi rilasciato poco dopo e inizia il suo vagabondaggio in città.

    Continua comunque ad esporre e nel 1936 prende parte all’Esposizione di Roma con Ritratto di vecchia signora, il disegno Testa virile e l’acquaforte Ostilità. Nel 1938 partecipa con Ripigliano, Nonna Lavinia e Acquaforte.

    Fin dalle sue prime opere l’artista si inserisce nell’ambito di un simbolismo onirico e inquieto, il suo animo tormentato si riflette nei suoi lavori che sfiorano il macabro e l’assurdo. Muore di polmonite a Roma nel 1946. 

    Emanuela Di Vivona

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