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Pittore
Ferruccio Ferrazzi
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Ferruccio Ferrazzi
I dipinti ad olio su tela hanno una quotazione di media dai 3.000 euro ai 6.000 euro. I piccoli studi ad encausto o ad olio su tavola sono stimati attorno ai 1.500 euro.
I rari dipinti del periodo futurista o quelli legati al movimento del ritorno all’ordine possono superare i 15.000 euro. Un esempio rappresentativo è il Ritratto di Herta Ottolenghi esposto alla Biennale di Venezia aggiudicato a 19.700 euro nel 2019. La produzione di Ferrazzi è molto vasta e discontinua e queste quotazioni sono solo indicative: per una valutazione precisa e gratuita inviate una fotografia alla Galleria Berardi.
Ferruccio Ferrazzi acquisisce i primi rudimenti di disegno dal padre artista, ma in seguito si iscrive all’Accademia di San Luca, dove segue le lezioni di Umberto Coromaldi e di Giulio Aristide Sartorio. Esordisce a soli sedici anni con un Autoritratto esposto nel 1907, mentre nel 1908 a Roma espone Calce.
Il 1910 è l’anno in cui, molto precoce, partecipa alla sua prima Biennale di Venezia, esponendo Autoritrattoe Manca il lavoro. Il focolare compare all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911, dipinto che ottiene un immediato successo di critica, tanto che viene acquistato dalla Galleria Nazionale.
Tre anni dopo si reca a Parigi al seguito del padre: durante il soggiorno entra in contatto con i post Impressionismo e con l’arte di Cézanne che su di lui ha una forte influenza. In questo periodo i suoi dipinti sono intessuti di elementi simbolisti ereditati dal maestro Sartorio, ma anche di spunti cromatici e compositivi provenienti dall’Espressionismo. Il linguaggio di Ferrazzi ben presto si indirizza verso un personale espressionismo, di carattere simbolico, come dimostra La genitrice, esposta alla mostra della Secessione romana del 1913.
La Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma, nel 1916 gli dedica una personale che Ferrazzi allestisce con grandissima originalità: la sala a forma di prisma fa da cornice a tele particolari e dalle prospettive futuriste, dinamiche e fortemente simboliche. Sono gli anni in cui è a metà tra l’indirizzo futurista e quello espressionista.
È vero anche che nel 1919 prende parte alla Mostra Nazionale del Futurismo a Palazzo Cova di Milano, ma sono le ultimi propaggini di un linguaggio legato a Futurismo, infatti dagli anni Venti la sua poetica si affina e si fa promotrice di uno stile del tutto personale.
Come avviene per molti artisti, nel dopoguerra si verifica in Ferrazzi un ritorno all’ordine: il tormento e il dramma dell’espressionismo nordico, con la sua accezione quasi allucinata si unisce ad una staticità e ad un equilibrio di matrice antica. Il Trecento giottesco si legge nelle figure quasi ieratiche delle donne che rappresenta assorte nei loro pensieri.
Nel 1922 sposa quella che diventerà la sua musa, Horitia Randone, soggetto di moltissimi suoi dipinti. Nel 1923 partecipa alla Biennale romana con I caratteri della mia famiglia, mentre nel 1926 ottiene il premio Carnegie di Pittsburgh con Visione prismatica e nel 1927 con Horitia e Fabiola. Da questo momento in poi diviene uno degli autori più apprezzati della rassegna americana, cui parteciperà per molti altri anni.
Idolo del prisma viene esposto all’Exhibition of Italian Art in America del 1925, anno in cui Ferrazzi inizia a frequentare Acqui Terme, in particolare la dimora della famiglia Ottolenghi. Questa gli commissiona la decorazione murale del loro Tempietto, opera che inizia Ferrazzi all’affresco e all’encausto, tecniche che poi saranno nel corso degli anni le sue cifre caratteristiche.
Con la pittura murale si svela la vera anima classicista dell’artista: le imponenti corporature masaccesche vengono inserite in architetture quattrocentesche; elementi questi che si uniscono armonicamente a caratteristiche ereditate dal muralista messicano Diego Rivera, ma anche dalla staticità di Mario Sironi. Galileo e L’Aurora che sorge dal maresono invece le decorazioni murali che Ferruccio Ferrazzi realizza per la sala di scienze dell’Università di Padova e ancora, nel Palazzo di Giustizia a Milano esegue ad encausto la Clemenza di Traiano e Daniele nella fossa dei leoni.
Il richiamo ad un passato classico e statuario è presente in ognuno di questi imponenti e maestosi cicli, con tutta la sapienza di un maestro antico. Tutto ciò si unisce ad un carattere visionario e immaginifico senza eguali in Italia, che si riflette anche nelle sue opere non murali.
Alla Personale presso la Quadriennale romana del 1931 presenta molte opere tra cui oli, disegni, affreschi ed encausti come L’angelo e lo spirito, Mia sorella Adele, Pietà, Aniene a Tivoli, Donne di notte, I Mammellari, Horitia, La signora Ottolenghi. Due anni prima, aveva ottenuto la cattedra di Decorazione murale all’Accademia di Belle Arti di Roma, insegnando alla generazione di artisti che confluirà poi nella Scuola Romana. Continua a dipingere instancabilmente per tutti gli anni Quaranta e Cinquanta, trasferendosi poi negli ultimi anni nella sua casa all’Argentario. Muore a Roma nel 1978.
Elena Lago
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.