(Roma 1891 - 1978)
Viaggio Tragico (1924 – 1925)
Misure: cm 215 x 110
Tecnica: olio su tela
Firmato in basso a sinistra: “FERRUCCIO FERRAZZI / 1925”
Provenienza: New York, collezione Carl W. Hamilton (1926-1939); New York, collezione Julius H. Weitzner (1939); Pittsburgh, Carnegie Museum of Art (1939-1978); New York, Marisa Del Re Gallery (1979); Roma, collezione privata
Esposizioni: New York- Boston-Washington D.C.-Chicago-San Francisco 1926 (ill.); Verona-Milano 1988-1989 (ill.); Spoleto 1989 (ill.); Potenza 2003-2004 (ill.); Pisa 2004 (ill.)
Bibliografia: Exhibition of Modern Italian Art 1926, n. p., n. 38 (ill.); Arslan 1926, pp. 396, 398, 400; Bacci 1929, p. 62; Patrons Art 1940, p. 239; Ragghianti-Recupero 1974, pp. 29, 51-52, 92, tav. 133, cat. n. 195; Ferruccio Ferrazzi 1989, pp. 20, 39, n. 17 (ill.); Realismo magico 1988; Catalogo critico 1992, vol. I, p. 425; La bella pittura 2003, p. 89 (ill.); Ferruccio Ferrazzi 2004, pp. 16, 88, tav. 13; Imbellone 2019, pp. 41, 47, 56-57, 121, fig. 40; Cortesini 2020, pp. 15, 18, 26, fig. 14
Capolavoro della prima maturità, Viaggio tragico si pone fra i vertici di quella personalissima adesione al ritorno all’ordine e alla semplicità dei grandi maestri del Quattrocento italiano, riletti in chiave moderna, che contraddistinse la pittura degli anni Venti di Ferruccio Ferrazzi, quella fase classicista o “neoclassica” emersa come una svolta in occasione della Seconda Biennale Romana (1923). Passata attraverso il divisionismo, il travaglio delle avanguardie e uno sperimentalismo di grande originalità, la pittura dell’artista romano approdava ora alla grande tradizione, distinguendosi per una singolare compostezza e un classicismo neo-quattrocentesco, seppur venato da sottili e moderne inquietudini. Con uno stile personale e nuovo, solidamente costruttivo e basato su motivazioni interiori “volevo ricomporre su tavola o tela la realtà riflessa della mia memoria lirica”, dichiarava lo stesso Ferrazzi (Ferrazzi 1943, pp. 10-11). “Nell’atmosfera del mio ricordo – scriveva per presentare la propria sala personale alla Prima Quadriennale di Roma – avviene un’inconscia gestazione: poi io sento che del racconto della vita si è stabilizzata in me una visione mia, nuova, una cosa del tutto «creata» che mi dà l’entusiasmo per l’opera […] Infine cerco di rendere nella mia pittura, per quanto mi è possibile, la realtà che diventa simbolo, nella sua espressione di bellezza forte e calma, aliena da ogni dolcezza o violenza o curiosità ma sintetica e semplice” (in Prima Quadriennale 1931, p. 60).
In Viaggio tragico Ferrazzi rievoca il viaggio in nave effettuato nel novembre 1917, quando, chiamato alle armi, dovette partire per la Sardegna dove prestò servizio militare. “Il viaggio per mare verso la Sardegna, già dal precedente tragico affondamento della tradotta «Il Milano» fu per Ferrazzi raccolta di aspetti umani che si realizzarono nel disegno su cartone del Viaggio tragico, poi nel quadro del 1924-25”, ricordava egli stesso in una Nota autobiografica inedita scritta in terza persona (Roma, Archivio Ferrazzi, cit. in Ragghianti-Recupero 1974, p. 51, n23).
Si può seguire la lunga elaborazione del quadro a partire da un disegno del 1918 che costituisce un primo, sommario appunto visivo su un insieme di figure (fig. 1), seguito da un disegno a matite e gessi colorati dell’anno successivo (fig. 2) in cui è invece già chiara la composizione definitiva che nella tela avrà due varianti: l’aggiunta della mezza figura in primo piano (la moglie Horitia) e la modifica delle due figure femminili nei pressi della porta aperta in secondo piano a destra, che non si affacciano dall’interno come nel disegno ma appaiono l’una (Adele, la sorella di Ferrazzi) appoggiata allo stipite, e l’altra (la madre) intenta a guardare la figlia mentre tiene aperta la porta. La mezza figura di Horitia in primo piano è già presente in una gouache del 1920 (fig. 3) che costituisce un altro studio preparatorio per il dipinto insieme a un disegno a matita e carbone con tagli prospettici dello stesso anno e un disegno a matite colorate del 1922 (fig. 4-5). La composizione del dipinto sarà poi ripresa fra il 1927 e il ’28 per un affresco del Mausoleo Ottolenghi a Monterosso, nelle vicinanze di Acqui Terme, con l’aggiunta di due figure (figg. 6-8, il cartone preparatorio per l’affresco del Viaggio tragico, oggi distrutto, fu esposto da Ferrazzi alla Prima Quadriennale del 1931, cat. p. 61, n. 34). Nel 1976 sarà riprodotta in una litografia a colori tirata a 80 esemplari (fig. 9). Ferrazzi intendeva esporre Viaggio tragico alla prima mostra del gruppo Novecento Italiano guidato da Margherita Sarfatti, alla quale era stato in un primo momento invitato per poi esserne escluso. Lo presentò invece all’Exhibition of Modern Italian Art inaugurata nel gennaio 1926 presso le Grand Central Art Galleries di New York, una mostra poi trasferita a Boston, Washington D.C., Chicago e San Francisco. A New York la tela venne acquistata da Carl W. Hamilton (1886-1967), noto collezionista d’arte del Rinascimento italiano, per la somma di £ 20.000. La notizia dell’acquisto da parte del facoltoso industriale, che riuscì ad assicurarsi anche Caratteri della famiglia (1922-23, collezione privata) e il relativo cartone preparatorio, la dette a Ferrazzi il musicista e compositore Alfredo Casella, che si trovava alla mostra di New York dove acquistò L’Aniene agli Arci (noto anche come Vallata di Tivoli, 1922, collezione privata) senza potersi permettere Viaggio tragico che era per lui troppo caro (Roma, Archivio Ferrazzi, Corrispondenza, 30B, lettera di Alfredo Casella a Ferruccio Ferrazzi, 9 febbraio 1926). Nel 1939 Julius H. Weitzner (1895-1986), un esperto mercante e collezionista d’arte italiana, acquistò da Hamilton Viaggio tragico per rivenderlo all’asta dove l’opera fu acquistata dagli amici dell’arte del Carnegie Institute di Pittsburgh che la donarono al Carnegie Museum of Art. Il museo americano ospitò il quadro nelle sue collezioni fino al 1978, quando decise a sua volta di rivenderlo. Passò in seguito in asta da Christie’s a New York nel maggio 1979 per entrare nella collezione di Marisa Del Re (1933-2020), gallerista e mercante d’arte che ebbe un’importante galleria in Madison Avenue dal 1969 al 2001, anno in cui fece ritorno a Roma, sua città natale, dov’è tornato anche il capolavoro di Ferrazzi.
Alessandra Imbellone