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Pittore
Francesco Di Cocco
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Francesco Di Cocco
Francesco Di Cocco è un autore raro sul mercato e ha stime tra i 900 e i 2.000 euro per le opere futuriste del primo periodo. La produzione degli anni Venti e Trenta, legata al ritorno all’ordine e poi alla Scuola romana, oscilla tra i 1.500 e i 6.000 euro, ma dipinti a olio di notevoli dimensioni e di soggetto interessante potrebbero superare facilmente queste cifre. Il record d’asta è del 2020 ed è di 7.500 euro per un ritratto maschile del suo periodo più fertile.
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Francesco Alessandro Di Cocco nasce a Roma nel 1900 e la sua passione per l’arte ha radici giovanili, fin dagli anni dell’Istituto tecnico romano. Nel 1917 frequenta un solo anno all’Accademia di Belle Arti di Roma, seguendo le lezioni di Duilio Cambelotti.
I suoi esordi si iscrivono all’interno del movimento del futurismo italiano, opera testimone di questa fase è il collage I rumori; mentre nel primo dopoguerra si avvicina alle idee del ritorno all’ordine abbracciandole e divenendo uno dei suoi esponenti più significativi. Francesco Di Cocco guarda alla pittura tonale veneta del Cinquecento e a Rembrandt, ma anche alla pittura impressionista di Armando Spadini che viene filtrata e mescolata ai suoi riferimenti estetici rinascimentali. Le balie, esposto alla Biennale romana del 1925, risente molto del tonalismo veneto, così come La madoninna che richiama le atmosfere giorgionesche, mentre l’Autoritratto reinterpreta i modi fiamminghi alla Rembrandt.
Francesco Di Cocco partecipa alla Mostra di Novecento nel 1926 a Milano, ma vive l’esperienza per lui più significativa quando espone nel 1927 alla Pensione Dinesen a Roma con Giuseppe Capogrossi ed Emanuela Cavalli. I tre artisti sono legati da una profonda amicizia, ma anche da una comune riflessione sul ritorno all’ordine, ormai lontano dalla concezione stabilita dal gruppo di Margherita Sarfatti o da Valori Plastici.
Francesco Di Cocco attenua nelle sue opere il solido classicismo e l’armonia delle forme e dello spazio rinascimentale, verso un’ispirazione più primitiva, quasi anticipatrice delle sperimentazioni della Scuola romana di Scipione o Mario Mafai. Nel 1927 l’artista prende uno studio a Villa Strohl-Fern, e l’anno successivo parte per Parigi per raggiungere Fausto Pirandello e Capogrossi, insieme a Cavalli.
Francesco Di Cocco inizia a partecipare a diverse manifestazioni nazionali: nel 1929 è presente alla Mostra del Sindacato fascista laziale con Studio, Lavandaie, La passeggiata, I tre alberi, La ragazza e l’arancio, Paesaggio, 9 disegni in una cornice e Riposo; nel 1930 partecipa alla successiva edizione con Natura morta, Figure e paese, La bagnante e Figure e paese.
L’anno successivo, nel 1931, espone alla Prima Quadriennale di Roma tre opere Composizione, Bagnanti e Composizione.
Nel 1932 partecipa sia alla Biennale di Venezia con due lavori, Riposo e La vita serena; sia ad una personale alla Mostra del sindacato fascista del Lazio con 30 opere tra cui: Paggio, Annunciazione, Marina, Divertimento, La famiglia, Paesaggio romantico, Elefante, Natura morta, La bella e la bestia, Dona alla fontana, Paesaggio, La mongolfiera, Gli orsi, Madonna e Studio all’antica.
Nel 1935 espone alle Seconda Quadriennale romana Ritratto del maestro Castelnuovo Tedesco e della sua famiglia.
Alla vigilia dello scoppio del secondo conflitto mondiale, Francesco di Cocco si trova in totale disaccordo con il fascismo e le leggi laziali, per questo motivo prende la decisione di lasciare l’Italia e trasferirsi negli Stati Uniti. Sarà a New York per la sua personale alla Comet Art Gallery nel 1938, poi si recherà in Messico, ma alla fine deciderà di trascorre i successivi trent’anni in California.
Durante gli anni americani, Francesco Di Cocco sperimenta molte ricerche artistiche diversificate:
negli anni Cinquanta l’artista si orienta prima al surrealismo e al metamorfismo, per poi rivolgersi all’Espressionismo astratto americano. Negli anni Sessanta si registra un ulteriore cambiamento stilistico, entra in contatto con l’ambiente minimalista e realizza sculture in alluminio che caratterizzano la fase più tarda della sua produzione artistica.
Ormai anziano fa ritorno a Roma e qui scompare nel 1989.
Emanuela Di Vivona
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.