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Pittore

Lojacono Francesco


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Lojacono Francesco

( Palermo 1838 - 1915 )

Pittore

    Lojacono Francesco

    Quotazioni di Francesco Lojacono

    Gli oli su tela o tavola di piccole dimensioni hanno quotazioni tra i 1.500 euro e i 4.500 euro. Le opere di misure maggiori hanno quotazioni tra i 5.000 euro e i 16.000 euro, in particolare le marine e le vedute di Palermo.

    Picchi maggiori potrebbero essere raggiunti da tele particolarmente grandi e di qualità cromatica e luministica.

    Le valutazioni proposte sono solo generali. Ogni opera, soprattutto per un autore così produttivo come Lojacono, ha bisogno di una stima ad hoc, che tenga conto di fattori quali il soggetto, le dimensioni, la tecnica, il grado di rifinitura e l’epoca. Inviateci una foto della vostra opera di Francesco Lojacono per ottenerne una stima accurata e gratuita.

    Biografia

    Francesco Lojacono, nato a Palermo nel 1838, è uno dei più importanti paesaggisti siciliani dell’Ottocento. Cresce in una famiglia votata all’arte, suo padre infatti è un pittore di scene di battaglia, e lo indirizza fin da piccolo allo studio della pittura. L’artista si forma inizialmente presso Salvatore Lo Forte, pittore siciliano, allievo a sua volta di Vincenzo Camuccini. La prima produzione è volta quindi al genere storico e testimoniano questo suo esordio artistico dipinti come Giovanni dalle Bande Nere, Ferruccio a Gavignana e Pia dei Tolomei.

    Dalla pittura di storia al verismo

    Nel 1856 si trasferisce a Napoli dove entra nella scuola dei fratelli Giuseppe e Filippo Palizzi e avviene così il distacco con la pittura di storia. Sotto la guida dei due maestri, il pittore si avvicina al verismo e si specializza nel genere del paesaggio, trovando una chiave del tutto personale. 

    Dalla città partenopea si muove spesso, andando anche a Firenze, dove scopre la pittura macchiaiola che influenzerà con particolari suggestioni i suoi lavori futuri.

    Nel 1860, a soli ventidue anni, dopo lo sbarco dei Mille a Marsala, il pittore accoglie l’appello di Garibaldi e decide di partecipare, insieme al padre e al fratello, alla spedizione dei Mille. Alla volta di Roma, viene ferito durante la battaglia di Milazzo e poi catturato ad Aspromonte insieme a Menotto Garibaldi.

    Un connubio di verismo ed emozione

    Dopo questo intervallo rivoluzionario e patriottico riprende in mano i pennelli, decidendo anche di esplorare la sua Sicilia per raccontarne i luoghi più caratteristici. L’artista si muove tra Agrigento e Palermo e affina la sua resa verista del paesaggio. Il pittore desidera cogliere le sfumature del cielo all’alba, i violenti riverberi dei torridi pomeriggi d’estate, o i tenuti giochi d’ombre durante i crepuscoli. Si dedica soprattutto alla rappresentazione di marine o ambientazioni cittadine, pitture di paesaggio che raccontano una quotidianità umile e semplice della sua terra. 

    A questi anni risalgono le prime importanti esposizioni dove si afferma con la sua ricerca artistica: nel 1861 partecipa all’Esposizione di Firenze con tre lavori Altro studio dal vero, Studio di Nelembium speciosum e Veduta di porto orientale presso Palermo. Nel 1863 è presente all’Esposizione di Torino con Casamenta nelle vicinanze di Monreale e Paesaggio di mare dolce (punto storico dei Vespri).

    Prende parte anche a manifestazioni estere: a Vienna nel 1871 espone La Valle d’Oreto; e a Parigi nel 1873 si fa notare con La quiete, uno splendido tramonto sul mare siciliano. È presente anche a Bordeaux, Londra e Berlino e partecipa all’Esposizione Universale di Parigi del 1878 con Veduta di Palermo.

    Nel 1877 è invitato all’Esposizione di Napoli con Un Giorno di caldo in Sicilia!; e nel 1880 prende parte all’Esposizione di Torino con tre opere Dopo il tramonto, L’ottobre in Sicilia e Presso Posillipo

    L’artista ha la speciale capacità di coniugare la brillante resa tecnica alla componente emotiva e intimista della natura, immedesimandosi in essa e percependo quindi il suo animo. 

    Il pittore vive un periodo di grandissimo successo espositivo: nel 1881 a Genova presenta quattro opere Il tempio di Castore e Polluce in Agrigento, Da una villa a Palermo, Ai bagni presso Pozzuoli, Presso al Vesuvio – Napoli; nel 1883 a Torino partecipa con Ecco il treno! (Contadini di Sicilia); e lo stesso anno espone anche a Roma due lavori Gli ulivi saraceni e L’arrivo inatteso (campagna siciliana), tela che viene acquistata dalla Regina Margherita con l’intento di esporla nella sua dimora al Palazzo del Quirinale.

    Il “pittore del sole”

    Negli anni Ottanta e Novanta l’artista sviluppa un vedutismo limpido, quasi fotografico. La luce chiara e tersa è la protagonista dei suoi lavori, che riesce a lambire tutti i soggetti e gli elementi del paesaggio. Per questa maestria nella resa luministica ottiene la denominazione di “Pittore del sole”.

    Il mare appare quieto e il cielo e la terra si riflettono nelle sue serene acque. Tutto è così reale e allo stesso tempo surreale. Uomo e natura vivono in un perfetto equilibrio.

    Nel 1889 il pittore presenta due tele all’Esposizione di Firenze Il laghetto della Villa Tasca presso Palermo e La spiaggia presso Palermo denominata Acqua Santa; prende parte invece nel 1892 all’Esposizione organizzata a Palermo con quattro opere Tre studi dal vero, L’estate, Dall’Ospizio Marino Palermo e Autunno.

    Viene invitato anche a diverse Biennali di Venezia: nel 1895 espone Dintorni di Palermo; nel 1897 è presente con Ulivi saraceni e Nelumbium che raffigura un bellissimo fiore acquatico che gli antichi egizi avevano consacrato ad Iside e Osiride; nel 1901 prende parte alla Biennale con Un mattino d’estate e Uomo d’armi. Nel bosco, Solitudine, Golfo di Palermo, Marina di Palermo e Studio compaiono invece all’edizione nel 1905. La Biennale del 1909 è l’ultima a cui partecipa, in cui espone Tramontana-Palermo e Crepuscolo-Palermo.

    Nelle opere dell’ultimo periodo l’artista vira a pennellate meno nitide e dalle tonalità più scure.

    La luce e “la spaurita anima ascosa” della Sicilia

    Nel 1909 vengono celebrati anche i suoi cinquant’anni di attività al Circolo Artistico di Palermo con un discorso tenuto dall’architetto Ernesto Basile. Durante la sua carriera ottiene inoltre diversi incarichi accademici: nel 1872 viene nominato professore onorario della cattedra di paesaggio all’Istituto di Belle Arti di Napoli; mentre nel 1896 diviene professore di pittura di paesaggio e marine all’Accademia di Belle Arti di Palermo, carica che ricopre fino alla 1914, un anno prima della sua morte avvenuta a Palermo. 

    “Mai nessuno prima di lui si era volto con occhi tanto innamorati a contemplare i nostri cieli sconfinati e ardenti, inondati da una luce viva e quasi spietata, se l’estate trionfa in tutto lo splendore della sua pompa; i nostri cieli un po’ pallidi, appena velati da sottili nebbie e da diafani vapori, se l’autunno divinamente indugia sui colli e riveste della sua grazia squisita ogni cosa. Quasi ogni ora del giorno, quasi ogni cespo in fiore, ogni macchia di alberi, ogni roccia, ogni ruscello, ogni sorgente, ogni acquitrino trovarono in Francesco Lojacono il pittore che ne colse non soltanto l’aspetto esteriore, ma che ne rivelò la spaurita anima ascosa”. Queste le parole del giornalista siciliano Francesco Colnago che sottolineano le capacità luministiche e la modulazione del tutto personale ed emotiva della pittura dell’artista.

    Emanuela Di Vivona

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