OPERA NON DISPONIBILE
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Gaspare Landi

(Piacenza 1756 - 1830)

Ritratto di Onofrio Boni

Misure: cm. 47 x 37

Tecnica: olio su tela

Replica di un ritratto di dimensioni maggiori, datato 1801, conservato presso l’Accademia di San Luca

Gaspare Landi, nato a Piacenza nel 1756, dopo una prima formazione presso pittori locali, viene notato dal marchese Giovan Battista Landi. Figura cruciale per la sua crescita artistica, lo accoglie sotto la sua ala protettrice e, nel 1780, gli finanzia il classico viaggio di perfezionamento a Roma, allora tappa fondamentale per qualsiasi giovane artista.

Studiando nella prestigiosa scuola del nudo di Pompeo Batoni e poi nell’atelier di Domenico Corvi, Landi si fa strada nella cultura antiquaria della Roma del pontificato di Pio VI, affiancando allo studio di Raffaello, Domenichino e Carracci, quello della statuaria antica. Nel suo lungo soggiorno romano, durato fino al 1797, con la sola eccezione di un piccolo viaggio a Piacenza del 1790, entra a pieno titolo tra i pittori e gli amici prediletti di Antonio Canova. La sua ferma adesione all’estetica neoclassica, che porterà avanti a Roma per tutto il primo Ottocento, si basa su un attento studio della poetica di Anton Raphael Mengs, ma anche sulla rielaborazione di alcuni stilemi della tradizione classica italiana: il disegno di Raffaello, il colorito di Tiziano e l’armonia luminosa di Correggio, che costituiscono la ricerca della perfezione pittorica in tutte le sue parti. Ben presto, con una vasta produzione di soggetti mitologici, storici, biblici e letterari, tratti da Virgilio, Ovidio e Dante, diviene protagonista della stagione neoclassica romana, affermandosi con dipinti quali il Prometeo del 1782 o il Rapimento del Palladio da parte di Diomede ed Ulisse, con cui vince, nel 1783, il concorso dell’Accademia Reale di Parma. L’unicità della pittura di Gaspare Landi, che, peraltro, lo differenzia dall’operato rigoroso di Camuccini, è quella sensibilità naturalistica che trova il suo vertice nel pathos contenuto delle figure, nel morbido colorismo di tradizione veneta e nell’attenzione all’espressione dei temperamenti umani. Senza mai tradire l’ideale formale di bellezza e grazia, caratteristica che lo accomuna all’amico Canova, risulta particolarmente attivo nell’esecuzione di ritratti.

Partendo dai nobili esempi di Batoni e Mengs e avvicinando anche il suo gusto a quello di Angelica Kauffman ed Elisabeth Vigée-Lebrun, Landi si esprime alla perfezione nelle varie declinazioni del genere, prediligendo soprattutto il ritratto ambientato, dove riesce ad esaltare la componente non solo morale, ma anche intellettuale dei protagonisti. Invece, possono essere inseriti nel filone del “ritratto parlante” il Ritratto di Antonio Canova del 1806 e di quello di Tommaso Minardi del 1810. Quest’ultimo, appartenente alla collezione dell’Accademia di San Luca, è conservato insieme ad un altro ritratto di precedente esecuzione, quello di Onofrio Boni, del 1801. L’opera in esame è una replica, di dimensioni inferiori, del Ritratto di Onofrio Boni dell’Accademia di San Luca: rispetto ad esso, infatti, non riporta l’iscrizione in basso, canonica per i ritratti conservati all’Accademia di San Luca, che recita «Cav. Onofrio Boni di Cortona Arc. Ammesso nell’A. MDCCLXXXXV soprintendente agli edifizi reali di Toscana». Il protagonista, Onofrio Boni (Cortona, 1739 – Firenze, 1818), architetto ed erudito cortonese, giunge a Roma nel 1780, proprio come Gaspare Landi. È membro dell’Accademia Etrusca di Cortona, istituzione nata nel 1727, sotto l’impulso di alcuni intellettuali, tra cui il padre Girolamo, intenzionati ad approfondire i fiorenti studi archeologici, storici ed antiquari in Toscana. Sostenuto dal granduca Pietro Leopoldo, che lo incoraggia a compiere un soggiorno di studi a Roma, figura tra i più illustri antiquari a cavallo tra Settecento ed Ottocento. Viene per questo scelto dal senatore veneziano a Roma, il principe Abbondio Rezzonico, come redattore del periodico Memorie per le Belle Arti, insieme a Giovanni Gherardo De Rossi. Mentre quest’ultimo cura le questioni relative alla scultura e alla pittura, Boni si occupa di architettura e incisione.

Il ritratto in questione testimonia esattamente quanto Landi fosse legato non solo all’ambiente dell’erudizione antiquaria, come confermano i suoi rapporti con Ennio Quirino Visconti, ma anche a quello della critica neoclassica, di cui Boni è tra i massimi rappresentanti. Più volte, infatti, ha recensito le opere del pittore tra le pagine delle Memorie, confermando la sua attitudine mengsiana al raggiungimento della perfezione estetica grazie all’equilibrio delle parti, dopo un’attenta riflessione sui maestri antichi. Questa chiave di lettura, in cui Landi viene considerato l’erede spirituale Mengs, non può non richiamare l’opposta attitudine di Batoni, evidenziata da Onofrio Boni nell’Elogio di Pompeo Batoni, del 1787. Entrambi, scrive Boni, «arrivarono al sublime grado di farsi ammirare per due differenti strade»: mentre «ebbe il Batoni nell’arte un gusto naturale […], il Mengs vi arrivò con la riflessione e con lo studio». Inoltre, nonostante Batoni avesse preso a modello il ductus aggraziato ed armonico di Raffaello, Boni, con il consueto acume critico, ha anche difeso la genialità di Michelangelo, nel piccolo trattato del 1809, Riflessioni sopra Michelangelo Buonarroti… In risposta a quanto ne scrisse Rolando Freart sig. de Chambray nell’opera Idée de la perfection de la peinture.

Ad ogni modo, il legame tra Landi e Boni, entrambi Accademici di San Luca, è confermato da una cospicua ed interessante corrispondenza epistolare, che li ha tenuti in contatto anche dopo il rientro dell’erudito in Toscana, per la sua nomina a Soprintendente ai palazzi e giardini del Granducato, come conferma l’iscrizione nel ritratto dell’Accademia di San Luca.

Gaspare Landi, nel Ritratto di Onofrio Boni, restituisce a pieno l’attitudine energica dell’amico, che, nei suoi articoli di Memorie per le Belle Arti, appare sempre brillante, acuto e velatamente ironico. Caratteristiche fisiognomicamente tradotte dallo sguardo limpido, dalla fronte aperta e dal sorriso leggermente delineato. Affiora quindi la naturale sensibilità del pittore nella resa della posa disinvolta di Boni, che ci appare vicinissimo, in un primo piano che emerge da uno sfondo neutro e che fa risaltare tutta la lucentezza dell’esecuzione.

Elena Lago

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