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Pittore
Gennaro Della Monica
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Gennaro Della Monica
Pittore abruzzese, nato a Teramo sullo scorcio del 1837, da padre disegnatore, che voleva far di lui un avvocato, dopo aver lottato a lungo contro la volontà paterna vide alfine esauditi i suoi voti, ed all’età di 14 anni fu mandato a Napoli, nell’Accademia di Belle Arti, ove in breve fece rapidi progressi e dalla quale uscì eccellente artista.
Suo primo lavoro fu “Corradino a Tagliacozzo” di cui ecco una parte del giudizio dato dal critico d’arte comm. Bozzelli:
«La bontà del concetto, la franchezza del tocco, la espressione degli affetti ed il felice accordo delle parti rendono questa tavola di tanto più commendevole, in quanto l’autore di essa è uscito appena dalla adolescenza».
A vent’anni si provò nella pittura scenografica e fece per la solennità del giovedì santo un gran quadro rappresentante “Gesù condotto al Calvario” e tale lavoro gli meritò elogi grandissimi, e commissioni numerose per l’esecuzione di altre simiglianti pitture.
Dopo essere stato molti mesi viaggiando nelle principali città d’Italia e della Svizzera, si recò a Firenze ove dimorò sette anni, e dove eseguì un gran numero di lavori: a Napoli inviò un quadro di genere: “L’Ebreo Errante” lodato assai da Basilio Puoti, che vi scrisse in proposito una poesia.
Eseguiva quindi “Ferruccio a Gavinana” e “Salvator Rosa fra i briganti” dei quali il primo trovasi oggi al Palazzo Municipale di Napoli, e l’altro fu acquistato da Vittorio Emanuele.
Pel centenario di Dante celebratosi a Firenze nel 1865, espose: “Lo stato maggiore ungherese con Garibaldi a Santa Maria di Capua”, che piacque assai e fu acquistato dal Conte Telfy.
Per molte chiese degli Abruzzi eseguì quadri sacri, e tra questi ricordiamo “Sant’Andrea e San Gaetano”; “Una Deposizione” per la chiesa di Mosciano Sant’Angelo, “Ezzelino da Romano esortato da Sant’Antonio a cambiar vita”, “Sant’Antonio che benedice i campi” ecc.
Nel palazzo Irelli eseguì molti soggetti storici relativi alle guerre dell’Indipendenza Italiana; per il signor Pirochi di Milano due quadri rappresentanti: “Mosè salvato dalle acque” e “La Disfida di Barletta”; per il Palazzo di Giustizia di Teramo dipinse ad affresco “Bruto che condanna i figli”.
Ha inoltre eccellenti quadri di genere, come quello “Il cacciatore e la quaglia” che ammiravasi a Torino nel 1884, insieme ad un bel paesaggio abruzzese rappresentante “Un tramonto”.
Da molti anni il Della Monica, costretto da imperiosi motivi di famiglia, si è ritirato in patria, ove dedicandosi all’insegnamento del disegno e della pittura, avvia nel glorioso cammino dell’arte i giovani suoi concittadini.
Nella biografia che di questo artista ha fatta il valente critico Vincenzo Bindi, e da cui abbiamo attinte molte di queste notizie, lo scrittore abruzzese racconta che al Della Monica accadde un giorno un fatto che merita di esser narrato.
Nei primi anni della sua carriera, il Della Monica, dilettavasi di dipingere scene di battaglie con lo stile ed il fare di Salvator Rosa e ciò faceva su vecchie tele affumicate e rose dal tempo.
Ora avvenne che due di queste tele vennero acquistate come originali del Rosa, date a restaurare, e quindi fu chiamato il Della Monica a dare il suo parere sull’avvenuto restauro.
Questo artista che ebbe ammiratori ed illustratori delle di lui opere il Puoti, l’Aleardi, il Dall’Ongaro, il D’Ambra, Tito Dalbono ed altri, è oggi professore nell’Istituto Tecnico di Teramo, professore onorario dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, e membro della Commissione provinciale di Antichità e Belle Arti.
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.