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Pittore

Gennaro Favai


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Gennaro Favai

( Venezia 1879 - 1958 )

Pittore

    Gennaro Favai

    Quotazioni di Gennaro Favai

    Le vedute di Venezia da sapore simbolista di Gennaro Favai vanno dai 3.000 euro ai 6.000 euro, se di buone dimensioni. Il record d’asta del 1999 per una grande tela raffigurante il Bucintoro è stato di 8.552 euro. Le nature morte e le vedute di dimensioni inferiori oscillano attorno ai 1.000/2.000 euro. Le tecniche miste e gli acquerelli sono stimati tra i 150 e i 1.800 euro.

    Queste quotazioni sono orientative: il soggetto, la tecnica, il periodo, la dimensione, lo stato di conservazione sono tutti fattori che influenzano la valutazione di un’opera. Raccomandiamo perciò di inviarci una foto della vostra opera fi Gennaro Favai per ottenere una stima gratuita e personalizzata.

    Biografia

    Gennaro Favai nasce a Venezia nel 1879, in una famiglia dedita all’arte. Suo padre infatti è un editore e un antiquario e lo sostiene nelle scelte in campo artistico. Nel 1900 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ma viene espulso poco dopo. Si forma quindi privatamente frequentando lo studio di Vittore Zanetti Zilla che lo inizia allo studio della pittura del Cinquecento e Seicento veneziano che sarà fonte inesauribile di ispirazione, soprattutto per il caratteristico cromatismo e l’uso della luce. Altra figura fondamentale nella ricerca di Gennaro Favai è Mario De Maria di cui assorbe la concezione simbolica alleggerendola però dai tratti più oscuri ed enigmatici.

    Il lato decadente e simbolico di Venezia

    Dagli antichi maestri veneziani riprende anche la realizzazione del colore, producendolo da sé. Sperimenta tantissimo, mescolando varie tecniche pittoriche. L’esecuzione dei suoi paesaggi parte da bozzetti realizzati dal vero che poi rielabora in studio con un’attenzione meticolosa. Si dedica particolarmente ai notturni che carica di valenze personali e simboliche.

    L’esordio espositivo avviene a Firenze nel 1898 quando presenta Cortile a Venezia e Venezia Tranquilla; torna poi ad un’esposizione ufficiale nel 1906 a Milano con Venezia e S. Marco – Secolo XV. Partecipa alla prima Biennale di Venezia nel 1907 con Case del diavolo e Cortile veneziano, torna poi all’edizione successiva con Notturno – Venezia. Nel 1910 prende parte nuovamente alla Biennale con Sole d’autunno e Notturno – Festa a palazzo. Importante la sua partecipazione all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 con Notte di luna a Venezia.

    L’artista nelle sue tele racconta una Venezia vera, non quella perfetta e romanzata, ma una città con i palazzi segnati dal tempo, intenzionato a mostrarne il lato decadente e bizantineggiante, attraverso una pennellata sospesa e leggera.

    All’estero rimangono piacevolmente colpiti dalla Venezia nascosta e vibrante narrata da Gennaro Favai, soprattutto a Parigi dove si trasferisce dal 1906 al 1915 partecipando a diversi Salon. Qui le sue ricerche vengono influenzate dalla pittura impressionista e post-impressionista, ma anche dal linguaggio di Turner che conosce durante un soggiorno a Londra. L’atmosfera vaporosa e luminosa del pittore inglese entra allora nelle vedute dell’artista veneziano.

    La luce brillante di Capri

    Nel primo dopoguerra l’artista si trasferisce per tre anni a Capri entrando in profondo contatto con la natura e la comunità di artisti lì stabilitisi. La luce di Capri è nuovamente diversa ed accende la tavolozza del pittore rendendo l’atmosfera più viva. Nel 1920 partecipa all’Esposizione di Napoli con tre soggetti che narrano proprio questo suo soggiorno campano Chiesa di San Michele a Capri, Notturno a Capri e Casetta bianca a Capri. Scorci della costiera amalfitana appaiono anche alla Biennale di Venezia del 1924 come Chiostro in Amalfi, Alba a Capri, Castello in maiori, Chiesa abbandonata a Ravello, Pergola in Ravello, Palazzo Ruffolo in Ravello e Strada di Ravello. Questi anni sono ricchi di successi sia italiani che esteri, esponendo in nord Europa e negli Stati Uniti d’America.

    Il ritorno a Venezia

    Negli anni Venti torna nella sua città natale e continua a osservarla e narrarla, reiterando spesso gli stessi soggetti, variando però la luce e il cromatismo, raffigurando una città sempre più inconsistente posta in una dimensione onirica e sfuggente.

    Nel 1930 alla Biennale presenta Palazzo del Camello a Venezia, L’ombra della Chiesa di S. Marco a Venezia, Vecchie case a Venezia e Peschiera della Bragora a Venezia. Torna all’edizione successiva con cinque lavori che testimoniano invece le suggestioni newyorkesi, ma con uno sguardo sempre rivolto alla sua città lagunare. Troviamo Porto in New York, Lescington Avenue – New York, Palazzo Desdemona, Rio della Toletta e Grattacieli a Palestina.

    L’artista si spegne nel 1958 a Venezia e subito dopo la Fondazione Bevilacqua La Masa gli dedica una retrospettiva.

    Emanuela Di Vivona

     

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    Opere di Gennaro Favai


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