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Gino Parin


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Gino Parin

( Trieste 1876 – Bergen-Belsen 1944 )

Pittore

    Gino Parin

    Quotazioni di Gino Parin

    In media le opere di Gino Parin hanno quotazioni che vanno dai 1.800 euro ai 7.000 euro, ma cifre maggiori possono essere raggiunte da ritratti muliebri o maschili di grandi dimensioni e intensità introspettiva di carattere simbolista. Il record d’asta del 2008 per il suo grande Autoritratto nello studio è di 24.000 euro.

    Queste sono cifre indicative, perciò raccomandiamo di inviarci una foto della vostra opera di Gino Parin per ottenere una stima accurata, aggiornata e senza impegno.

    Biografia

    Gino Parin è lo pseudonimo di Federico Gugliemo Pollack, artista triestino nato nel 1876. La sua prima formazione avviene nello studio di Eugenio Scomparin e poi come molti pittori triestini si reca a Venezia proseguendo gli studi artistici nell’atelier di Gerolamo Navarra e poi a Monaco, frequentando l’Accademia di Belle Arti dal 1895.

    Il suo maestro in Accademia è il pittore di paesaggio Karl Kraup da cui apprende la sua declinazione impressionista; ma Gino Parin non resta indifferente al simbolismo e alla sensualità del pittore secessionista Franz von Stuck, alla pittura classica dei Preraffaelliti, e al tratto grafico di Aubrey Beardsley. Ma anche Klinger, Böcklin e Khnopff influenzeranno molto i lavori successivi di Gino Parin. Il continuo fondersi e contrapporsi di linea Art Nouveau, forma classica e simbolismo rappresenta infatti un elemento caratteristico della Secessione monacense, ma anche di Gino Parin.

    La nascita di “Gino Parin”

    Alla fine del secolo l’artista diviene membro della Cooperativa di artisti di Monaco (Münchner Künstler Genossenschaft), con cui espone in diverse mostre ed è in questo periodo, specificamente nel 1900, che decide di cambiare nome e firmare i suoi lavori “Gino Parin”. L’artista espone anche ad alcune edizioni della secessione di Monaco come a quella del 1905 con un’opera ora dispersa dal titolo Vision. Gino Parin ai primi dei Novecento lavora anche nella grafica, soprattutto realizzando caricature. Inizia poi un periodo per l’artista ricco di viaggi in Europa: visita infatti la Svizzera, l’Austria, l’Inghilterra e la Francia.

    Nel 1910 Gino Parin organizza e cura la sala triestina alla mostra autunnale al Glaspalast di Monaco che riscuote molto successo di critica. Espone lui stesso due opere dedicate a Trieste, di cui una dal titolo Trieste, Piazza Grande di notte, il cui interesse è rivolto alle notazioni luministiche in un contesto notturno.

    Il successo in Italia e all’estero

    Gino Parin dedica la maggior parte della sua produzione al tema del ritratto, soprattutto quello femminile, e proprio un Ritratto esporrà all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911.

    Nel 1913 ottiene una medaglia d’oro a Monaco dove espone il ritratto Signora in nero (perduto). Il successo arride al pittore anche nella sua terra natìa e partecipa a molte edizioni della Biennale di Venezia: nel 1922 espone due opere La signora con il ventaglio e Autoritratto. Nell’edizione successiva del 1924 partecipa con Ritratto e Ombre e luce; nel 1928 è ospite invece con quattro opere Dialoghetto, Sera, Elena e Ombre. Nel 1930 espone La sibilla e Nero e bianco; nel 1932 partecipa con il Ritratto di S. E. il Ministro Antonio Mosconi e nel 1935 espone Cantastorie, in cui è una bellissima fanciulla a ricoprire queste vesti. Nonostante i primi riconoscimenti italiani e le numerose manifestazioni a cui partecipa in Italia, Gino Parin continua ad esporre a mostre internazionali come all’Esposizione di Vienna “Chiaro di luna” del 1921 con due opere Interieur e Notturno, quest’ultima una variante della Signora alla spinetta realizzata nel 1907 ed esposta per la prima volta alla Galleria Banger a Wiesbaden. Monaco è una città a cui Gino Parin è molto legato e in cui continua ad esporre come nel 1922 partecipando ad una mostra al Glaspalast con l’opera Toscanini al Teatro.

    Il pittore delle belle donne

    La produzione di Gino Parin è costellata da bellissimi ritratti dalla pennellata evanescente e vibrante, soprattutto a soggetto femminile. La protagonista molto spesso è Fanny Tedeschi, modella e amante del pittore che perderà la vita nel dicembre 1927 a causa di una malattia.

    L’artista partecipa infatti alla Mostra del ritratto femminile alla Villa reale di Monza del 1924 con un Ritratto. Nel 1923 espone alla Quadriennale di Torino Rosa e nero, un dipinto che ottiene molto successo e gli vale l’assegnazione della medaglia d’oro, conferitagli dal Ministro della Pubblica Istruzione.

    Nel 1925 espone tre opere all’Esposizione fiumana La servolana, Ritratto di giovine e Chiaretta. Partecipa anche a numerose Mostre del Sindacato interprovinciale fascista del Friuli Venezia Giulia: all’edizione del 1930 espone due opere Elena e Ritratto; all’edizione del 1935 partecipa con un Autoritratto e nel 1937 con Ritratto.

    Eseguirà anche ritratti a soggetto maschile come Lo scrittore Aldo Mayer, esposto nel 1933 alla Mostra del Sindacato interprovinciale del Friuli Venezia Giulia; e nel 1920 espone Il burattinaio Ugo Campogalliani all’Esposizione Nazionale di Vicenza. Gino Parin è però di origine ebraica e con la promulgazione delle leggi razziali gli viene impedito di esporre, ma soprattutto nel 1944 viene deportato e morirà poco dopo essere arrivato nel campo di concentramento di Bergen-Belsen.

    Le opere di Gino Parin sono caratterizzate da una profonda componente psicologica. Gino Parin infatti pone una particolare attenzione alla resa introspettiva dei personaggi rappresentati, studiando la posa e gli schemi compositivi; e i giochi di luci che crea con dei tocchi di pennello veloci e abbreviati. Accompagna l’indagine analitica alla velocità di esecuzione. Altra componente fondamentale nella sua ricerca artistica è l’indagine luministica e cromatica che modula dalla pittura veneta, secessionista e impressionista.

    Emanuela Di Vivona

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    Opere di Gino Parin


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