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Pittore
Gino Rossi
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Gino Rossi
I dipinti a olio di piccole dimensioni di Gino Rossi partono dai 7.000 euro e raggiungono i 35.000 euro in relazione al soggetto rappresentato. I paesaggi e le figure eseguite in Bretagna o Burano esposti nelle mostre di Ca’ Pesaro e i grandi capolavori possono anche superare i 100.000 euro a seconda delle dimensioni e del soggetto. I disegni e gli acquerelli partono da 450 euro e raggiungono in media i 6.000 euro, ma anche cifre superiori se di soggetto interessante.
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Luigi Rossi, conosciuto con il nome di Gino, nasce a Venezia nel 1884 da una famiglia benestante. Il padre è infatti il fattore del conte Enrico Carlo di Borbone, che possiede in quegli anni Ca’ Vendramin Calergi, dove allestisce una collezione di arte orientale che probabilmente l’artista visita.
Gino Rossi ottiene una buonissima istruzione tra Firenze e Venezia, ma ad un certo punto abbandona gli studi per dedicarsi alla pittura. Segue le lezioni di Vladimi Schereschewsky, un pittore russo stabilitosi a Venezia che realizza opere dal forte sapore sociale.
Si hanno poche notizie degli anni giovanili dell’artista, ma è attestato con sicurezza un suo viaggio intrapreso nel 1907 insieme ad Arturo Martini alla volta di Parigi. Quando il pittore è nella Ville Lumière si lega subito a Medardo Rosso, e viene affascinato dalla pittura di Cézanne, dai colori dei Fauves e dalla bidimensionalità e il simbolismo dei Nabis. Prenderà come suo punto di riferimento però la figura di Paul Gauguin. Nel 1909 intraprenderà proprio un viaggio per ripercorre i luoghi del pittore in Bretagna, come testimoniano moltissimi titoli delle sue opere. Questo fascino per Gauguin si tradurrà anche nella sua pittura, con l’introduzione di contorni forti e una tavolozza che si accende ai limiti dell’espressionismo.
Negli stessi anni entra in contatto con Nino Barbantini che si occupa delle mostre a Ca’ Pesaro, dove il pittore esporrà per alcuni anni.
Al ritorno dalla Francia Gino Rossi si stabilisce a Burano che diventerà quello che la Bretagna era per Gauguin: una grande fonte di ispirazione e serenità. Si lega ad alcuni artisti espressionisti membri della cosiddetta “Scuola di Burano” come Luigi Scopinich, Umberto Moggioli e Pio Semeghini.
Tra il 1912 e il 1914 si reca più volte a Parigi dove espone anche al Salon d’Automne e approfondisce la conoscenza dell’arte di Cézanne. Nel 1914 partecipa alla prima Mostra della Secessione romana con diverse opere: La buona pesca, Notturno, Il fiore (ragazza della Bretagna), Il porto di Douarneney, Il bruto, Descrizione e Paesaggio.
Da qui in poi ha inizio un periodo molto buio per il pittore. Viene lasciato dalla moglie e questo fatto verrà esorcizzato anche attraverso la pittura e ciò porterà ad un grande cambiamento stilistico: il colore si spegne, il cromatismo fauves lascia il posto a colori più tenui, e anche la linea perde via via importanza. L’artista prende anche la decisione di abbandonare Burano, per trasferirsi a Ciano sul Montello, a Treviso e poi a Noventa Padana.
Questo suo senso di smarrimento e tormento subisce un ulteriore peggioramento con lo scoppio della Prima guerra mondiale, poiché durante la guerra viene fatto anche prigioniero in Germania.
La sua produzione artistica non sarà più la stessa, la pittura diviene più inquieta e il tratto è prettamente cèzanniano. Il colore si evolve in tonalità più cupe e dure e le volumetrie diventano sempre più cubiste.
La guerra e le delusioni familiari scuotono nel profondo Gino Rossi e la sua salute mentale. Dal 1925 fino alla morte, avvenuta nel 1947, trascorrerà gli anni passando da un manicomio all’altro, senza trovare una soluzione al suo stato d’animo.
Prima di essere internato partecipa a diverse manifestazioni nazionali. Nel 1921 lo troviamo presente alla Mostra regionale di Treviso con Attrazione, Paesaggio (marina), Paesaggio (estate), Natura morta, Disegno. Nello stesso anno partecipa all’Esposizione Arte italiana contemporanea di Milano con L’orto del convento, Paesaggio, Fanciulla Bretone, Paese (L’orto dei frati) e Ritratto fotografico dell’artista. Nel 1922 espone alla Mostra d’arte trevigiana tre opere dal titolo Composizioni che riflettono le ricerche di Cézanne e il cubismo. Nel 1924, alla stessa esposizione, partecipa con Disegno colorato, Costruzione di natura morta e Composizione di natura morta.
Il pittore viene invitato ad esporre anche a due edizioni della Biennali di Venezia; nel 1926 partecipa con Bruges e Composizione; e nel 1928 con Costruzione di natura morta I e Costruzione di natura morta II. La Biennale di Venezia gli dedicherà anche un’importante retrospettiva nel 1948 di cinquanta opere, tra cui troviamo: La petite paroisse, Processione, La fanciulla del fiore, Mestizia, La buona pesca, Colline in Bretagna, Case a Burano, Pescatore dal berretto verde, Paesaggio Asolano, Il bevitore, Foglie e fiori, Il Santo di Padova, Prà della valle, Composizione e Fanciulla che legge.
In questa retrospettiva vengono mostrati tutti i temi più cari all’artista: il viaggio in Bretagna alla scoperta di Gauguin; Burano luogo della sua anima; e la vita dei pescatori, uomini umili che lo ispirano per la loro semplicità e genuinità.
Aveva tenuto una personale anche nel 1933 alla Mostra del Sindacato fascista di Treviso con l’esposizione di quaranta opere tra cui: Maternità, Paese bretone, Natura morta, Poemetto della sera, Figura di donna seduta, Le cupole del Santo, Il vecchio pescatore, L’uomo dal canarino, Riposo, Paesaggio Asolano, Douarnenes, Testa di Ragazza e Paesaggio.
Nella sua numerosa e tormentata produzione, l’artista passerà da campiture di colore puro e antinaturalistico chiuso in un cloisoinnées gauguiniano, a sinuosità decorative liberty, a un tortuoso espressionismo erede dell’arte di Van Gogh.
Emanuela Di Vivona
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.