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Giovanni Colacicchi


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Giovanni Colacicchi

( Anagni 1900 - Firenze 1992 )

Pittore

    Giovanni Colacicchi

    Giovanni Colacicchi nasce ad Anagni nel 1900 da una famiglia agiata di forte impronta cattolica. Compie infatti gli studi ginnasiali in seminario, dove nasce la sua passione per la letteratura classica. Trasferitosi a Firenze, si avvicina alla pittura rinascimentale studiando soprattutto gli affreschi di Masaccio nella Cappella Brancacci.

    Dagli anni Venti lascia definitivamente gli studi letterari per dedicarsi completamente alla pittura, facendo apprendistato presso lo studio di Francesco Franchetti. Frequenta poi il Caffè delle Giubbe Rosse, dove conosce intellettuali come Palazzeschi e lo scultore Libero Andreotti, e stringe un forte rapporto di discepolato e di amicizia con il pittore Garibaldo Cepparelli, di cui frequenta lo studio di San Gimignano.

    Vi incontra artisti come Raffaele De Grada che lo introduce all’impostazione spaziale cézanniana e al circolo degli artisti che gravita attorno a “Solaria, rivista di arte e letteratura”, cui comincia a contribuire. Inoltre, partecipa agli incontri artistici che si tengono a casa Hildebrand, avvicinandosi alla cultura simbolista attraverso lo studio delle opere di Klinger e Böcklin.

    Il loro classicismo mistico, dalle molteplici valenze simboliche si unisce alla lettura di Nietzsche e Schopenhauer e dunque ad una concezione moderna del tragico, dell’apollineo e del dionisiaco. Nel 1926 partecipa alla Biennale di Venezia con La fabbrica Paese. L’anno successivo prende parte all’Esposizione del Sindacato Regionale Toscano delle Arti del Disegno con La strada romanaFiori fintiIl cavalcaviaGiugnoLa valle del SaccoLa piazzetta di Santa Maria.

    Sono gli anni in cui ritratti, nature morte, paesaggi si uniscono in uno studio approfondito della spazialità intrisa dei valori di Novecento, alle cui mostre partecipa per tutti gli anni Venti. Un fervido richiamo al Quattrocento toscano, con la sua limpidezza e con la sua serenità cromatica ritorna in dipinti quali Meriggio d’estate e Uliveto sotto le mura di Anagni, presentati alla Biennale del 1928. Giotto, Piero della Francesca, Paolo Uccello sono gli antichi maestri di Colacicchi, naturalmente filtrati attraverso un moderno spazialismo che lo porta ad elaborare dipinti come Nuda Figura comparsi alla Biennale del 1930. Una donna d’Anagni, delicatissimo dipinto, viene presentato alla I Quadriennale romana, mentre l’anno successivo partecipa alla Biennale esponendo in una sala personale.

    Tra le nove opere presentate vi sono Amazzoni feriteOrfeoNatura morta e Sera di settembre, mentre alla II Quadriennale romana del 1935 espone Niobe e due Nature morte. Dopodiché, l’artista soggiorna per un anno a Città del Capo, desideroso di ricevere suggestioni nuove in un periodo difficile dovuto alla separazione dalla moglie.

    Continua comunque a dipingere soprattutto nature morte e paesaggi ispirati ai luoghi che visita, per poi rientrare in Italia nel ’37. Nello stesso anno riceve un premio prestigioso per l’opera Manfredi che gli fa anche ottenere la cattedra di decorazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze, di cui poi sarà direttore fino alla morte.

    Il 1938 è l’anno della personale presso la Galleria La Cometa di Roma, dove da Libero De Libero viene presentato agli esponenti della Scuola Romana. Dai toni placidi e ariosi della pittura degli anni Venti, Colacicchi si avvicina a toni più aspri ed espressivi, o addirittura a notturni e luminosità lunari come avviene per le nature morte prodotte negli anni Quaranta, quando è molto vicino a Guttuso.

    Partecipa alla sua ultima Biennale nel 1948 con Il martire e La martire. Continua a dipingere per molti anni, pur non partecipando come prima alle esposizioni. Muore e Firenze nel 1992.

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