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Pittore
Giovanni Renica
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Giovanni Renica
Il 13 agosto 1839 Giovanni Renica si imbarcava da Ancona per un viaggio di circa dieci mesi nel Mediterraneo. L’artista si era già da tempo affermato come uno dei più valenti vedutisti della scuola lombarda. Dopo aver appreso a Brescia il disegno prospettico dall’architetto Rodolfo Vantini, nel 1928 si trasferiva a Milano per seguire a Brera gli insegnamenti di Giovanni Migliara, maestro dal quale derivava l’ampio respiro della veduta e la cura del dettaglio, mentre attraverso il legame di amicizia con Giuseppe Canella le sue opere si arricchivano di sensibilità luministica e atmosferica.
Dopo aver ritratto numerose località dell’Italia settentrionale e centrale, nel 1939 Renica veniva dunque coinvolto dal conte milanese Renato Borromeo in un viaggio con lo scopo di documentare luoghi e costumi del Medio Oriente. Le date ripotate nei numerosi disegni hanno permesso di ricostruire con esattezza l’itinerario percorso (Anelli, 2003; Spetsieri Beschi, 2004): dopo essere passato per Corfù e aver navigato lungo il Peloponneso, il 30 agosto Renica giungeva ad Atene dove, successivamente alla visita di altre località della Grecia, avrebbe soggiornato ancora il 20 e il 21 settembre. Dal Pireo si dirigeva poi in Egitto, giungendovi il 25 settembre per rimanervi fino alla fine
dell’anno. A gennaio il viaggio proseguiva verso Oriente, con tappe in Palestina, Beirut, Cipro, Rodi, Smirne, Costantinopoli. Da qui, il rientro a maggio con soste a Malta, Messina e Napoli. Il ricco corpus grafico costituisce non solo uno straordinario reportage da cui l’artista avrebbe attinto per anni, come mostrano i molti dipinti eseguiti in atelier, ma anche una testimonianza, nell’efficace dosaggio del segno a matita spesso arricchito da acquerello, di attente ricerche luministiche. È per l’appunto l’espressione della luce nelle diverse ore della giornata la protagonista di questi dipinti, come precisa l’artista nelle note sul verso.
Per cui a rappresentare la Notte abbiamo una suggestiva veduta del porto di Ancona inondato dai riflessi della luna piena, cui fa da contrappunto il lume dell’edicola che rischiara i devoti in primo piano; nel Mezzogiorno i raggi del sole penetrano attraverso le nubi e illuminano potentemente l’Acropoli con la città di Atene a suoi piedi, allora appena un piccolo borgo, mentre il panorama si apre fino al mare e le macchiette al centro rivelano il meticoloso studio dei costumi locali. A rendere la sottigliezza della luce del Mattino, con tutta la sua ricchezza di sfumature arancio violacee, l’artista non poteva invece che scegliere una veduta della piena del Nilo, con tanto di piramidi sullo sfondo. Tre dipinti dunque non incorniciati insieme ma concepiti per formare un trittico in grado di esemplificare, attraverso i diversi stati del giorno, i momenti chiave di un viaggio che fece di Renica uno dei primi pittori orientalisti italiani.
Sabrina Spinazzè
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