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Pittore

Gisberto Ceracchini


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Gisberto Ceracchini

( Foiano della Chiana 1899 – Petrignano del Lago 1982 )

Pittore

    Gisberto Ceracchini

    Gisberto Ceracchini nasce a Foiano della Chiana, un comune toscano in provincia di Arezzo. I genitori erano contadini che vivevano in condizioni agiate e anche Gisberto inizialmente prosegue l’attività di famiglia lavorando a stretto contatto con la terra, prima di dedicarsi totalmente alla pittura. La maggior parte delle future opere di Ceracchini sono infatti ambientate in contesti rurali e tali scenari provengono proprio dal suo stretto rapporto che fin da piccolo aveva con la natura.

    L’incontro con la pittura è da riferirsi ad un suo viaggio a Roma che compie nel 1915. Qui visita numerosi musei, scopre l’arte antica ed entra in contatto con pittori e letterati che si riunivano al Caffè Aragno. Decide così di stabilirsi definitivamente a Roma e studia come autodidatta.

    Il suo esordio artistico risale al 1921, quando partecipa alla I Biennale romana grazie alla segnalazione di Armando Spadini, esponendo La discordia, opera del 1918. Il dipinto mette subito in evidenza le caratteristiche tipiche dell’arte di Ceracchini: volumi squadrati e piuttosto rigidi, contorni netti, e un chiaro richiamo ai modelli trecenteschi e quattrocenteschi.

    Da quel momento inizia per Gisberto Ceracchini un periodo molto proficuo: trasferisce il suo studio e la sua residenza a Villa Strohl-Fern, luogo immerso nel verde nei pressi di Villa Borghese, divenuto punto di incontro di moltissimi artisti. Era tutto ciò di cui aveva bisogno: un cenacolo artistico a contatto con la natura. Gisberto vi rimarrà per tutta la vita.

    Il “ritorno all’ordine” di Ceracchini e il successo espositivo in Italia e all’estero

    La ricerca artistica di Ceracchini si iscrive perfettamente nel contesto del “ritorno all’ordine”. Infatti il pittore pone il suo sguardo soprattutto sulla pittura del Trecento e Quattrocento, rielaborandone alcuni tratti e stilemi: Giotto, Masaccio e Paolo Uccello sono i suoi maestri guida, facendosi interprete di un neo-primitivismo.

    Riscontrerà quindi gli apprezzamenti di Margherita Sarfatti che lo chiama a partecipare a due esposizioni del gruppo Novecento, nel 1926 e nel 1929. Tra le opere in mostra troviamo Scena campestre, Mosé salvato dalle acque e Ritorno dai campi.

    Nel 1928 partecipa alla XVI Biennale di Venezia con l’opera Alla fontana; e nel 1929 partecipa alla Prima Mostra del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti con sei opere: due Autoritratti, Venere dormiente, L’abbeveratoio, La casta Susanna e Laghetto. Nel 1930 prende parte sia alla Seconda Mostra del Sindacato Laziale che alla XVII Biennale di Venezia con un totale di sette opere: alla prima espone Lago, Ritratto di Moravia, Paesaggio, Ritratto di mia madre e L’aratore; mentre alla Biennale Poesia del lavoro e Maternità.

    Continua il suo successo e partecipa alla I Quadriennale di Roma nel 1931 con due opere, Riposo e Colloqui. All’edizione successiva della Quadriennale, nel 1935, avrà una personale e nella sala a lui dedicata espone diciassette opere, di cui quindici oli e due sculture. Si possono menzionare tra gli oli: Idillio, Fonte, Famiglia del pastore, La colazione, Incontro, Pastore dormiente; e le due sculture che sono i ritratti dei genitori: Mia madre e Mio padre.

    Gisberto Ceracchini ottiene anche riconoscimenti all’estero: partecipa alla Mostra Italiana a San Francisco; a L’art italien des XIX et XX siècles tenutasi al Jeu de Paume a Parigi; alla mostra sul Novecento Italiano a Buenos Aires; ed anche ad alcune esposizioni a Stoccolma ed Helsinki; e nel 1926 partecipa all’Esposizione Internazionale di Budapest.

    Contemporaneamente, nella sua ricerca primitiva e nella sperimentazione cromatica, trova delle corrispondenze con gli artisti della Scuola di Via Cavour, e invita Scipione, Mario Mafai e Francesco Di Cocco ad esporre in una mostra collettiva al Palazzo Doria a Roma nel 1929.

    Per tutti gli anni Trenta e Quaranta continuerà a partecipare alle Biennali di Venezia, Quadriennali romane e alle Mostre del Sindacato Fascista. Alla Biennale del 1932 parteciperà con tre opere: Guardiani, Meriggio e Famiglia. Alla quarta edizione della Quadriennale del 1943 espone tre opere Pastorale, Maternità ed Annunciazione.

    L’arte dell’affresco e la sua visione rurale

    Dal 1936 inizierà a realizzare pale d’altare e a sperimentare anche la tecnica dell’affresco, realizzandone uno di chiara influenza pierfrancescana al Sacrario dei caduti aretini fascisti. Dal 1946 decorerà la Cappella della Sapienza; affrescherà nel coro di Santa Maria Mediatrice sul colle Gelsomino L’apoteosi dell’Ordine Francescano; realizzerà gli affreschi nella Cappella di S. Giuseppe in S. Eugenio con le Storie di S. Giuseppe; e decorerà il lunettone del quadriportico del Verano.

    Gisberto Ceracchini non si allontanerà mai, per tutta la sua attività, dal quel primitivismo che lo caratterizza, le figure plastiche e solide richiameranno costantemente gli artisti del Trecento e Quattrocento italiano. Porterà alle estreme conseguenze il discorso intrapreso da Carlo Carrà.

    Ceracchini nutre una profonda passione per la cultura arcaica e pastorale e i suoi soggetti richiamano alla nostra memoria un’Italia autentica, semplice, fondata su sani principi di umiltà e lavoro. Non c’è contrasto o violenza tra i suoi personaggi, tutto è bloccato in un’atmosfera sospesa, senza tempo. I contadini o i pastori sono collocati in ambientazioni agresti idilliache e ognuno di loro con calma apparente e serenità svolge la propria mansione. Questo costante riferimento alla cultura rurale ed arcaica suscita ovviamente apprezzamenti in ambito fascista. Gisberto Ceracchini muore a Petrignano del Lago nel 1982.

    Emanuela Di Vivona

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