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Pittore
Gisberto Ceracchini
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Gisberto Ceracchini
Gisberto Ceracchini nasce a Foiano della Chiana, un comune toscano in provincia di Arezzo. I genitori erano contadini che vivevano in condizioni agiate e anche Gisberto inizialmente prosegue l’attività di famiglia lavorando a stretto contatto con la terra, prima di dedicarsi totalmente alla pittura. La maggior parte delle future opere di Ceracchini sono infatti ambientate in contesti rurali e tali scenari provengono proprio dal suo stretto rapporto che fin da piccolo aveva con la natura.
L’incontro con la pittura è da riferirsi ad un suo viaggio a Roma che compie nel 1915. Qui visita numerosi musei, scopre l’arte antica ed entra in contatto con pittori e letterati che si riunivano al Caffè Aragno. Decide così di stabilirsi definitivamente a Roma e studia come autodidatta.
Il suo esordio artistico risale al 1921, quando partecipa alla I Biennale romana grazie alla segnalazione di Armando Spadini, esponendo La discordia, opera del 1918. Il dipinto mette subito in evidenza le caratteristiche tipiche dell’arte di Ceracchini: volumi squadrati e piuttosto rigidi, contorni netti, e un chiaro richiamo ai modelli trecenteschi e quattrocenteschi.
Da quel momento inizia per Gisberto Ceracchini un periodo molto proficuo: trasferisce il suo studio e la sua residenza a Villa Strohl-Fern, luogo immerso nel verde nei pressi di Villa Borghese, divenuto punto di incontro di moltissimi artisti. Era tutto ciò di cui aveva bisogno: un cenacolo artistico a contatto con la natura. Gisberto vi rimarrà per tutta la vita.
La ricerca artistica di Ceracchini si iscrive perfettamente nel contesto del “ritorno all’ordine”. Infatti il pittore pone il suo sguardo soprattutto sulla pittura del Trecento e Quattrocento, rielaborandone alcuni tratti e stilemi: Giotto, Masaccio e Paolo Uccello sono i suoi maestri guida, facendosi interprete di un neo-primitivismo.
Riscontrerà quindi gli apprezzamenti di Margherita Sarfatti che lo chiama a partecipare a due esposizioni del gruppo Novecento, nel 1926 e nel 1929. Tra le opere in mostra troviamo Scena campestre, Mosé salvato dalle acque e Ritorno dai campi.
Nel 1928 partecipa alla XVI Biennale di Venezia con l’opera Alla fontana; e nel 1929 partecipa alla Prima Mostra del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti con sei opere: due Autoritratti, Venere dormiente, L’abbeveratoio, La casta Susanna e Laghetto. Nel 1930 prende parte sia alla Seconda Mostra del Sindacato Laziale che alla XVII Biennale di Venezia con un totale di sette opere: alla prima espone Lago, Ritratto di Moravia, Paesaggio, Ritratto di mia madre e L’aratore; mentre alla Biennale Poesia del lavoro e Maternità.
Continua il suo successo e partecipa alla I Quadriennale di Roma nel 1931 con due opere, Riposo e Colloqui. All’edizione successiva della Quadriennale, nel 1935, avrà una personale e nella sala a lui dedicata espone diciassette opere, di cui quindici oli e due sculture. Si possono menzionare tra gli oli: Idillio, Fonte, Famiglia del pastore, La colazione, Incontro, Pastore dormiente; e le due sculture che sono i ritratti dei genitori: Mia madre e Mio padre.
Gisberto Ceracchini ottiene anche riconoscimenti all’estero: partecipa alla Mostra Italiana a San Francisco; a L’art italien des XIX et XX siècles tenutasi al Jeu de Paume a Parigi; alla mostra sul Novecento Italiano a Buenos Aires; ed anche ad alcune esposizioni a Stoccolma ed Helsinki; e nel 1926 partecipa all’Esposizione Internazionale di Budapest.
Contemporaneamente, nella sua ricerca primitiva e nella sperimentazione cromatica, trova delle corrispondenze con gli artisti della Scuola di Via Cavour, e invita Scipione, Mario Mafai e Francesco Di Cocco ad esporre in una mostra collettiva al Palazzo Doria a Roma nel 1929.
Per tutti gli anni Trenta e Quaranta continuerà a partecipare alle Biennali di Venezia, Quadriennali romane e alle Mostre del Sindacato Fascista. Alla Biennale del 1932 parteciperà con tre opere: Guardiani, Meriggio e Famiglia. Alla quarta edizione della Quadriennale del 1943 espone tre opere Pastorale, Maternità ed Annunciazione.
Dal 1936 inizierà a realizzare pale d’altare e a sperimentare anche la tecnica dell’affresco, realizzandone uno di chiara influenza pierfrancescana al Sacrario dei caduti aretini fascisti. Dal 1946 decorerà la Cappella della Sapienza; affrescherà nel coro di Santa Maria Mediatrice sul colle Gelsomino L’apoteosi dell’Ordine Francescano; realizzerà gli affreschi nella Cappella di S. Giuseppe in S. Eugenio con le Storie di S. Giuseppe; e decorerà il lunettone del quadriportico del Verano.
Gisberto Ceracchini non si allontanerà mai, per tutta la sua attività, dal quel primitivismo che lo caratterizza, le figure plastiche e solide richiameranno costantemente gli artisti del Trecento e Quattrocento italiano. Porterà alle estreme conseguenze il discorso intrapreso da Carlo Carrà.
Ceracchini nutre una profonda passione per la cultura arcaica e pastorale e i suoi soggetti richiamano alla nostra memoria un’Italia autentica, semplice, fondata su sani principi di umiltà e lavoro. Non c’è contrasto o violenza tra i suoi personaggi, tutto è bloccato in un’atmosfera sospesa, senza tempo. I contadini o i pastori sono collocati in ambientazioni agresti idilliache e ognuno di loro con calma apparente e serenità svolge la propria mansione. Questo costante riferimento alla cultura rurale ed arcaica suscita ovviamente apprezzamenti in ambito fascista. Gisberto Ceracchini muore a Petrignano del Lago nel 1982.
Emanuela Di Vivona
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.