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Pittore
Giuseppe Cominetti
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Giuseppe Cominetti
Nasce a Salasco, nel Vercellese, nel 1882. Dopo gli studi classici compiuti a Vercelli, si trasferisce a Torino per frequentare l’Accademia Albertina. In questi primi anni matura subito il suo indirizzo pittorico, tutto concentrato su riflessioni divisioniste e simboliste, ma anche aderente agli ideali socialisti. Nel 1900 decide di trasferirsi a Davagna, un paesino dell’entroterra della Liguria, ma nel 1902 si sposta a Genova insieme al fratello.
Vi esordisce nel 1903 con Jacopo Ortis, mentre nel 1906 vi presenta Vecchio torchio, Cristo, Camminatore instancabile, Chopin, Rimasti nudi e Mulino, tutti dipinti realizzati con tecnica divisionista.
Genova è un ambiente molto fertile in cui Cominetti entra in contatto con Leonardo Bistolfi e soprattutto con Plinio Nomellini, ma nel 1909 decide di trasferirsi, ancora una volta con il fratello, a Parigi. Qui espone al Salon d’Automne I conquistatori del sole, un’opera intensa, divisionista, ma ricca di richiami simbolisti e alla questione sociale.
A Parigi fissa il suo studio a Montmartre, che tra l’altro sarà soggetto, con il suo divisionismo graffiante, di numerose tele. Nello stesso anno del trasferimento, si inserisce subito nel clima artistico parigino, entrando in contatto con Severini, che lo introduce a Marinetti. Firma così il Manifesto del futurismo apparso su “Le Figaro”, ma poi si farà interprete di un linguaggio tutto personale, che combina il tratto divisionista alla violenta pennellata Fauve.
A Parigi anima il suo studio come un salotto intellettuale, frequentato, tra gli altri, da Modigliani, Anselmo Bucci e Ubaldo Oppi. Continua comunque ad inviare opere alle esposizioni italiane: nel 1912 presenta La notte in riva al lago e Figurine settecentesche alla Promotrice genovese e nel 1914 Ritratto di signora, Maxcice e Tango.
Nello stesso anno organizzano la sua prima personale parigina, presso la Galerie d’Art Contemporain, che garantisce all’artista un successo di critica e di pubblico eccezionale. Poco dopo, la sua famosa opera La grande Farandole compare sul numero della rivista “Montjoie”, dedicato alla danza. Una profusione di tratti a pastello, colori accesi e movimenti impetuosi e saettanti caratterizzano le opere di Cominetti, anche quelle grafiche cui soprattutto si dedica durante gli anni della guerra.
In effetti, alla Promotrice genovese del 1915 invia una serie di litografie dedicate alla guerra: Artiglieri, Il cavallo dell’eroe, La guerra, Cavalieri alla carica. Dopo la guerra si divide tra Genova e Roma e frequenta con meno assiduità Parigi, soprattutto perché, iniziata l’attività di scenografo, riceve una serie di incarichi in Italia.
Nel 1918 invia alla Promotrice di Genova La canzone del fauno al mare, I verdi pascoli della marina, La grotta del bosco e Antica notte di baldoria, dipinti in cui l’acceso cromatismo degli anni prebellici si trasforma in tonalità leggermente più cupe. Nel 1924 fonda insieme al fratello, a Luigi Amaro e Lamberto Picasso il “Gruppo della Chimera – Manipolo d’Azione d’Arte”. Continua ad esporre fino alla fine degli anni Venti, quando, in seguito ad un incidente, la paralisi lo porterà ad abbandonare l’attività pittorica e poi alla morte nel 1930, a Roma.
Elena Lago
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