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Scultore
Guido Righetti
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Guido Righetti
Guido Righetti nasce a Milano da una famiglia borghese: sua madre è anche proprietaria dell’Eremo di San Salvatore, in Brianza, che in futuro sarà un luogo fondamentale per lo scultore, che lo utilizzerà come studio, lontano dalla concitata vita milanese. Molto giovane inizia a dedicarsi al disegno, orientandosi in special modo verso il mondo animale.
Una prima visita, da adolescente, allo zoo di Milano lo rende un appassionato studioso delle morfologie di animali esotici e locali. Le anatomie di elefanti, uccelli, gazzelle, canguri, antilopi, scimmie, ma anche caprette, gatti e specie autoctone diventano il suo pane quotidiano, anche grazie alla frequentazione assidua del Museo di Storia Naturale di Milano.
Molto precoci sono le sue prime sculture animalier, nate dalla modellazione della cera e dell’argilla per poi essere trasposte in gesso e infine in bronzo. L’artista non intraprende una specifica e canonica formazione accademica: studia da autodidatta e ha come modello di riferimento soprattutto la superficie mossa e vibrante della produzione scultorea di Paolo Troubetzkoy, figura cui si avvicina non solo artisticamente, ma anche personalmente.
Sin dai primi anni, Guido Righetti sfrutta la proprietà materna del convento San Salvatore in Brianza. Prima la frequenta saltuariamente insieme alla famiglia, poi decide di stabilirvisi definitivamente. Nel refettorio dell’eremo costruisce il suo studio che piano piano si riempie delle più disparate figure di animali. Lo stile richiama un naturalismo autentico e raffinato che, negli anni Venti e Trenta sfocia in un decorativismo accattivante che trasforma le sue sculture in eleganti ed esclusivi oggetti d’arredo.
L’esordio di Guido Righetti avviene alla Biennale di Venezia del 1914, dove espone un soggetto animalier in bronzo dal titolo Impressione dal vero. Alla Mostra di Brera dello stesso anno presenta l’esotica Scimmia Hamandryas, mentre dopo la guerra, nel 1918, prende parte alla Seconda esposizione della Federazione artistica lombarda con Tigrotto, Antilope e Orso. Tre animali che rivelano un’attenta lavorazione al cesello rifinita poi a mano, per rendere accesa e palpitante la superficie.
Il vero successo giunge per Guido Righetti alla Fiorentina Primaverile del 1922, dove in una sala personale espone undici soggetti animalier, tutti di ispirazione esotica, tra cui Antilopi giganti, Giovane elefante africano, Gruppo di fenicotteri, Pellicani, Scimmie giapponesi, Bufalino d’Africa. Questa esposizione determina la definitiva affermazione pubblica dello scultore, che ottiene consensi tra la critica e i collezionisti, almeno fino a tutti gli anni Trenta.
Nel 1930 tiene una personale presso la Galleria Micheli di Milano, in cui compaiono, tra le altre opere Canguri giganti e La soffocazione – l’antilope e il giovane boa. Risale invece al 1933 la mostra presso Bottega d’Arte di Livorno, in cui espone non soltanto sculture, ma anche una serie di undici pastelli sempre dedicati al mondo animale. Porta avanti la sua attività scultorea fino alla fine degli anni Trenta e muore a Milano nel 1958.
Elena Lago
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.