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Gustavo Nacciarone


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Gustavo Nacciarone

( Napoli 1831 - 1929 )

Pittore

    Gustavo Nacciarone

    Questo vecchio e reputato artista, che già ha varcato gli ottant’anni, dimostrò ben presto una certa tendenza al disegno per cui suo padre Nicola che era maestro di musica dei più distinti della scuola napoletana, seguì l’inclinazione del suo figliuolo e lo affidò alle cure di un maestro del tempo, il Bonolis.

    La famiglia del Nacciarone diede in seguito un altro bell’ingegno nella persona di Guglielmo, fratello di Gustavo, celebre pianista. Il giovane Nacciarone si trovò così, all’inizio della sua carriera artistica, in un periodo di transizione in cui i nuovi proseliti delle belle arti tentavano di scuotere le vecchie formule e primo fra questi innovatori era Domenico Morelli, allora giovanissimo.

    Gustavo Nacciarone, che già sentiva nell’atmosfera dell’arte qualche cosa di rivoluzionario, ebbe la ventura un giorno di trovarsi davanti ad un bozzetto di Domenico Morelli, che rappresentava una scena di corsari. Quella visione, che era ardita innovazione, lo scosse violentemente. Da quell’istante egli non visse che per Domenico Morelli. Oramai era convinto che la tendenza artistica da seguire era soltanto quella che Morelli tracciava. Volgevano, però, per lui tristi tempi.

    Non gli era punto possibile seguire le sue idealità artistiche, poiché le esigenze della vita si facevano sempre più pressanti, sicché dovette, suo malgrado, abbandonare i pennelli per esercitare la professione di meccanico. Furono parecchi anni che trascorsero nel più accanito lavoro, lottando per la vita, ma un pensiero irresistibile lo martoriava, l’arte, la grande arte, intravista nei lavori del Morelli, finche un giorno quando era già inoltrato negli anni si dichiarò vinto e ritornò ai pennelli.

    Aveva già esposto, nella Mostra del Museo Borbonico di Napoli del 1855, il quadro “La morte di Roberto”, ottenendo la grande medaglia d’argento e fu solo nel 1880 che alcuni suoi lavori comparvero nella Nazionale di Torino. Da quell’anno, con grande assiduità, mandò quadri nelle varie Esposizioni Nazionali e Internazionali, sicché espose a Berlino, a Bologna, a Milano ed in altre Mostre minori.

    Il suo bel dipinto, “Le ultime ore di G. Battista Pergolesi” che figurava alla Triennale di Milano del 1891, fu acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria Nazionale di Arte moderna In Roma. Il Nacciarone ha poco partecipato alle grandi Esposizioni, è stato, invece, un costante espositore alle Mostre della Promotrice di Belle Arti di Napoli dalla I (1862) alla XXIX (1894).

    Nella Mostra del 1862 espose, “Isabella Orsini e il suo paggio”, “Donna in maschera”; nel 1864, “La sorpresa”, “Cripta del duomo di Napoli”; nel 1866, “Maria Stuard nel parco della Regina”, “Veronica Cibo”; nel 1867 presentò, “Ella cerca un fiore”, “Una contadina”; nella Esposizione del 1869, 1876, 1881, 1882 i lavori, “Una fioraia”, “Colombi”, “Il mandolino”, “Birbo Jackot”, furono acquistati dalla Società e toccarono in sorte rispettivamente a S. A. R. Umberto Principe ereditario, alla Marchesa Carolina Alliata De Gregorio e alla Provincia di Lecce.

    Nel 1871, “La romanza favorita”; nel 1873, “Gulhanam”; nel 1874, “Una visita in campagna”, “Posillipo dalla strada nuova del Chiatamone”, “Violetta” (acquarello); nel 1875, “Acquarello”; nel 1876, “Fiori”; nel 1877, “Salve Regina” (copia dal dipinto di Domenico Morelli); nel 1879, “La preghiera”, “Ogni canto dell’Harem può essere così”, acquistato da S. M. il Re Umberto I; nel 1880, “Un giapponese”; nel 1881, “Et puteis iam non aqua manabat sed pestilens exhalabat fumus” (PLIN. EPIST.); nel 1882 “Che ?….”; nel 1883, “Nancy”, “Nell’Harem” (acquarello); “Acchiappammelo, acchiappammelo ! Haidèe”; nel 1884, “Nel Giappone”, “Acquarello”, “I fiori al sepolcro”, acquistato da S. M. il Re Umberto I, “Coste di Posillipo”; nel 1885, “Curiosità pericolosa”, acquistato dalla Provincia di Napoli; nel 1886, “Adsitis, Divi non vos de paupere mensa. Dona, nec e puris spernite fictibus.” (TIBULLUS) acquarello; nel 1888, “Ritratto”. “Quando corpus morietur fac ut animae donetur Paradisi Gl…” (PERGOLESI).

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