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Herta Ottolenghi Wedekind


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Herta Ottolenghi Wedekind

( Berlino 1885 - Acqui Terme 1953 )

Scultore

    Herta Ottolenghi Wedekind

    Herta Ottolenghi Wedekind nasce a Berlino nel 1885. È figlia di Sophie Danzier e di Paul Wedekind zu Horst. Famiglia antica appartenente all’alta nobiltà tedesca, i Wedekind, banchieri ed imprenditori, vantano un ramo siciliano a partire dalla generazione di Paul.

    La rinomata banca Wedekind ha una sede a Palermo e una a Roma, nel palazzo delle Poste Pontificie a piazza Colonna, poi redazione de “Il Tempo”. Dimora prestigiosa, sarà anche la residenza di Herta nei suoi giovanili soggiorni romani. Suo nonno Karl, generoso e raffinato mecenate, nel 1858 aveva commissionato ad Arnold Böcklin la decorazione ad affresco della sua casa di Hannover. Cresciuta dunque in un ricco e stimolante ambiente culturale, Herta asseconda ben presto la sua inclinazione artistica, destino condiviso con sua sorella Jula, che si affermerà come fotografa.

    La formazione a Roma nello studio di Hans Stoltenberg Lerche

    Dopo una formazione cosmopolita tra Berlino, Monaco, Hannover, Palermo e Roma, Herta, per approfondire la sua attitudine alla scultura, sceglie di stabilirsi a Roma tra il 1910 e il 1912. Qui è allieva dello scultore e ceramista tedesco Hans Stoltenberg Lerche, nel suo prestigioso studio di via Flaminia.

    Rientrata in Germania, conosce Arturo Benvenuto Ottolenghi. Proveniente da una ricca famiglia ebrea piemontese, si era recato a Monaco e Hannover per ampliare e completare i suoi studi di diritto. Herta ed Arturo si sposano a Roma nel 1914 e vi rimangono fino al 1920, in un appartamento in via Giovanni Battista Morgagni, 35. Herta vi stabilisce il suo studio dove esegue numerosi bozzetti in terracotta e gesso che, negli anni a seguire, verranno tradotti in pietra e bronzo. Nel febbraio del 1917 nasce a Roma l’unico figlio di Herta e Arturo, Astolfo.

    Al periodo romano, Herta alterna diversi soggiorni in un sanatorio di Davos, in Svizzera, per curare una tubercolosi. In questo ovattato ed elitario luogo, continua a dedicarsi alla scultura. Inoltre, inizia a maturare l’idea di un particolare e originale procedimento di preparazione di immagini e disegni per tessuti che prenderà piede di lì a poco e a cui si dedicherà per tutti gli anni Venti.

    Gli anni Venti: i tessuti ricamati e il periodo d’oro di H.O.W. presso le mostre di arte decorativa

    Con Arturo si trasferisce in Liguria per avvicinarsi alla famiglia Ottolenghi che risiede a Genova. Si stabiliscono nella villa liberty Ceriana Mayneri a Pieve di Sori nella Riviera di Levante. Qui iniziano a prendere forma i loro progetti sulla ristrutturazione della proprietà di Monterosso ad Acqui Terme, opera d’arte totale in cui accogliere il lavoro di pittori, architetti, scultori, artigiani, in una sorta di cantiere delle arti sul modello rinascimentale. È in questi anni che si profila la grande attività di mecenatismo portata avanti dai coniugi Ottolenghi fino a tutti gli anni Quaranta del Novecento.

    Il 24 gennaio del 1922, a Torino, viene brevettato il procedimento messo a punto da Herta, che si basa essenzialmente su kleksografie prodotte su carta quadrettata, in modo da essere facilmente riportate su stoffe e tessuti. Nello stesso anno, partecipa alla sua prima esposizione, la Fiera tedesca di Monaco di Baviera (Deutsche Gewerbeschau München) con i suoi tappeti ricamati a mano, cuscini e sedie.

    Nel 1923, invece, prende parte alla sua prima esposizione italiana, la I Mostra internazionale delle arti decorative di Monza. Ha una sala personale al primo piano nobile in cui presenta arazzi, coperte, tappeti, paraventi, seggiole e stoffe. Vince una medaglia d’oro e una d’argento e due degli arazzi esposti vengono acquistati dal Comune di Milano. La sua creatività nel campo delle arti applicate attira subito l’attenzione e le lodi di Guido Marangoni, presidente della mostra monzese, che recensisce le sue stoffe in diversi articoli. Seguiranno poi le sue presenze a tutte le mostre di Monza fino al 1930. Nel frattempo, il progetto per la villa di Monterosso prende definitivamente piede.

    Il progetto di Villa Ottolenghi ad Acqui Terme

    Nel 1924, Herta e Arturo visitano la II Biennale di Roma al Palazzo delle Esposizioni dove conoscono Ferruccio Ferrazzi di cui acquistano l’Adolescente. L’idea della villa di Monterosso ad Acqui Terme si trasforma sempre di più in realtà, grazie proprio al coinvolgimento di Ferruccio Ferrazzi, che viene chiamato a gestire il programma iconografico e artistico della Villa. Di lì a poco, esegue anche il Ritratto di Herta Ottolenghi con il figlio Astolfo.

    Nel 1925, Herta è presente all’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi nella Section italienne del Grand Palais, dove ottiene il diploma d’onore e la medaglia d’oro.

    Nel 1930, rende parte anche alla I Mostra femminile d’arte e lavoro al Castello Sforzesco di Milano con pannelli ricamati, arazzi e tappeti. Ottiene la medaglia Vermeille. Alla Triennale i coniugi acquistano numerose ceramiche di Arturo Martini, che coinvolgono nella decorazione della Villa di Acqui, insieme a Ferrazzi (impegnato soprattutto nel mausoleo) e diversi altri artisti.

    È proprio negli anni Trenta che il mecenatismo illuminato degli Ottolenghi raggiunge il suo culmine, coinvolgendo, oltre gli artisti già citati, anche Venanzo Crocetti, Marcello Piacentini e Libero Andreotti.

    Dopo aver abbandonato definitivamente la progettazione e produzione di opere tessili, Herta riprende a pieno l’attività scultorea, particolarmente apprezzata da Martini, come si riscontra dallo scambio epistolare con Arturo Ottolenghi. Molte sue opere risalgono a questo periodo e confluiscono non solo nella collezione della villa, ma anche e soprattutto nella decorazione plastica del ricovero Ottolenghi di Acqui. Negli anni Quaranta, la guerra rallenta i lavori di Monterosso. Arturo, pur appartenendo ad una famiglia ebrea convertita al cattolicesimo già dalla precedente generazione, subisce la confisca di tutte le proprietà, il blocco di tutti i conti bancari e viene arrestato e poi liberato nel 1945.

    Nel 1947, i coniugi Ottolenghi raggiungono il figlio Astolfo in America. In questa occasione, Herta dona due arazzi che aveva portato con sé dall’Italia al Metropolitan Museum di New York e vengono esposti nella “Textile Study Room”.

    Nel 1951, muore il marito Arturo. Due anni dopo, Herta muore ad Acqui Terme. Il figlio Astolfo, coinvolgendo altri artisti e architetti, porterà a termine il progetto dei genitori alle soglie degli anni Sessanta, unendo alla villa e al mausoleo un grande giardino.

    Elena Lago

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