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Pittore

Jacopino Del Conte


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Jacopino Del Conte

( Firenze 1610 - Roma 1598 )

Pittore

    Jacopino Del Conte

    Già attribuito a Michele Tosini di Ridolfo del Ghirlandaio in occasione del passaggio presso Finarte (13 maggio 2010, lotto 29), per il Battesimo di Cristo in esame sembra plausibile per ragioni stilistiche avanzare piuttosto il nome di Jacopino del Conte e collocarne l’esecuzione intorno alla metà del Cinquecento, dati i numerosi confronti che è possibile stabilire con alcune sue opere documentate tra gli anni quaranta e gli anni cinquanta del secolo.

    Di seguito si proverà a sostanziare tale proposta attributiva, pur mantenendo una certa cautela dovuta al profilo ancora in parte sfuggente dell’artista, visto il numero esiguo di notizie documentarie e di opere attorno alle quali, con un buon grado di probabilità, si possa ricostruire il suo catalogo; oltre a ciò, contribuisce a rendere problematico il terreno delle attribuzioni la stessa attitudine di Jacopino a maturare sviluppi stilistici rapidissimi sulla scorta delle numerose sollecitazioni a cui egli fu sottoposto nel corso della sua lunga carriera.

    Ciò nondimeno, un numero cospicuo di elementi presenti nel Battesimo di Cristo induce a prendere nel debito conto la paternità di Jacopino: in primo luogo, l’opera ripropone (con alcune varianti) la composizione di medesimo soggetto realizzata nel 1541 dal pittore nell’Oratorio di San Giovanni Decollato a Roma, luogo all’interno del quale egli lavorò a più riprese dal 1537-1538 al 1551-1553.

    La figura del Redentore, benché delineata in controparte, mostra un’aderenza pressoché totale al prototipo delineato nell’Oratorio, sia per quanto riguarda la postura che per quanto concerne il profilo del volto; analogamente all’affresco, poi, al momento solenne del battesimo sono chiamati a partecipare in secondo piano alcuni personaggi.

    L’allestimento compositivo, del tutto in linea con una tradizione iconografica ben consolidata, rispetto alla scena ad affresco si comprime2: il pittore focalizza l’attenzione sui protagonisti, caratterizzati da un impianto fortemente equilibrato e dalle corporature solide ed imponenti. Essi occupano tutto il campo visivo, non lasciando che poco margine alla descrizione del paesaggio con rovine e paesi, di ben altra ampiezza nel dipinto murale.

    Al contrario, la precedente attribuzione a Michele di Ridolfo del Ghirlandaio (1503-1577) pare discutibile viste le numerose distonie stilistiche con la produzione altrimenti del tutto coerente del Tosini, artista pienamente inserito nella tradizione figurativa familiare e nella cultura fiorentina, giocata attorno ai nomi, oltre che del suo maestro Ridolfo del Ghirlandaio, di Fra’ Bartolomeo, Andrea del Sarto, Puligo e Brescianino.

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