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Jafet Torelli


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Jafet Torelli

( Attivo a Firenze )

Pittore

    Jafet Torelli

    Pittore e scultore toscano, nato e residente a Firenze ove si è dedicato particolarmente alla fabbricazione dei lavori in ceramica, nella quale si è fatto una reputazione europea.

    Di lui dà la seguente biografia Cesare Da Prato nel suo ‘Emporio Letterario’:

    «Jafet Torelli è l’uomo più alla buona che si possa immaginare; ed è pure uno di quelli uomini nei quali l’ingegno giganteggia e domina, senza darsene per intesa Jafet Torelli è un artista, un vero artista nell’anima uno di quelli artisti per natura, che si governano a forza di buon volere.

    Dunque la intelligenza e la volontà sono due doti che l’artista Torelli possiede in altissimo grado, e che senza pompa e senza importanza intieramente le impiega nella lavorazione di prodotti ceramici che fanno la delizia e l’ammirazione d’una clientela numerosa e cospicua nelle diverse contrade d’Europa.

    Gli uomini come Jafet Torelli sono di quei fiorentini che appartengono alla storia dell’arte e dell’industria di Firenze; e noi siamo lietissimi di consacrare a lui una pagina del nostro lavoro che precisamente alla storia degli ingegni eletti nostri contemporanei deve servire.

    Troviamo Jafet Torelli studente all’Accademia nostra, nel 1857, alla fine del corso di studi superiori sino a scultura, e vediamolo riportare il premio d’invenzione in basso rilievo.

    Di qui cominciava la carriere d’artista pel Torelli, e come tale eccolo a Parigi, nel 1860, lavorando presso il cav. Giuseppe Devers, uno de’ primi iniziatori delle moderne maioliche a gran fuoco sullo stile d’Urbino, di Faenza, ecc., il quale Devers trovasi attualmente a Torino, professore in quell’Accademia Albertina.

    Nel 1865, richiesto il Torelli dal Ginori, per la produzione di nuove cose nella grande ed universalmente rinomata fabbrica delle nostre ceramiche, ne accettò la proposta, e creò in essa una quantità considerevole di novità in porcellane ed in maioliche, molte delle quali figurarono all’Universale Esposizione di Parigi, nel 1867: si notò, fra queste prime cose inventate dall’artista Torelli, un servito magnifico da tavola, in cui splendidamente risaltavano vasi, giardiniere e candelabri, il tutto storiato in figura ed ornamento, di un lavoro della massima bellezza.

    Il Ginori lo destinò allora alla fabbrica di Doccia, in qualità di capo modellatore e disegnatore, coll’incarico anche di dirigere i lavoranti della sua branca.

    Continuando a creare per la varietà dei grandi modelli tanto nei vasi che nelle maioliche, gli fu conferito la medaglia di collaborazione all’Esposizione di Vienna, nel 1873.

    I prodotti di Jafet Torelli coronata da ricompense, e da favori universali, presentavano digià l’avvenire brillante che hanno raggiunto, e che procura all’egregio inventore, quella riputazione invidiabile che a buon diritto spetta soltanto agli uomini di vero talento, e d’una operosità esemplare.

    Padrone del suo talento e del suo lavoro, pensò il Torelli d’appropriarsi tutti quei vantaggi che dall’uno e dall’altro potevano emergere.

    Per proprio conto si fece fabbricante ed industriale, aprendo, nel 1874, alla Porta San Frediano, una fabbrica di statuette in terra cotta, sempre rinnuovandone i modelli su qualunque stile, ed una lavorazione di maioliche smaltate, nei diversi generi tanto antichi quanto moderni.

    La sua produzione progredendo di pari passo collo smercio, ottenne il Torelli eccellenti risultati anche nell’industriale tentativo, e presto ingrandì considerevolmente la sua lavorazione, trasferendola nella Via degli Artisti, n. 5, dove l’assortimento altamente pregevole e ricchissimo degli oggetti di decorazione eseguiti in terra cotta ed in maiolica, provano ad esuberanza, a chi conobbe Jafet Torelli ragazzo e giovinotto senza beni di fortuna, fin dove può arrivare un uomo quando è veramente laborioso.

    In questo bellissimo suo stabilimento, il Torelli si moltiplica, rivelandosi l’inventore, l’artista esecutore, il lavorante, l’uomo che dirige, tutto vigilando e regolando con intelligenza e pratica, dalla terra non ancora posta nei depositi, passando all’impasto, alla modellatura, alla biscottatura, alla verniciatura alla pittura, nè lascia d’occhio l’oggetto che dopo cotto e riuscito a perfezione.

    A proposito della cottura degli oggetti del Torelli, trovando egli la necessita di cuocerli in una fornace speciale, stimò opportuno di fare da sè stesso il disegno di una fornace a forma cilindrica, a suo modo facendola costruire, e dalla medesima ne ottiene i resultati che prevedeva e che tanto desiderava.

    Il visitatore può entrare indifferente nello stabilimento Torelli, ma non puole uscirne senza sentirsi compreso da quella grandezza di fantasia donde venìane la varietà grandissima degli oggetti d’arte che richiamano la sua attenzione; è la più bella collezione di quanto può indagare lo squisito gusto artistico, in fatto di terre cotte, e di maioliche, tra statuette e gruppi, tra vasi e piatti, nel mezzo a mille e mille altri gingilli variati, che sembrano gioielli d’arte per le forme e pei disegni: oggetti tutti che danno un effetto ammirabilmente fantastico.

    Domandando a chi fosse destinato un magnifico piatto della massima grandezza che vedemmo appeso ad una parete, e nel quale ammirasi un “Boccaccio” egregiamente riescito, nell’atto di narrar novelle a delle donne, potemmo sapere che il signor conte Fabbricotti ordinavalo all’artista volendone fare il ‘pendant’ ad altro piatto d’uguali dimensioni, acquistato nell’ultima nostra Esposizione d’Orticultura, che l’artista stesso aveva esposto, e che raffigurava “Dante Alighieri e Beatrice Portinari”.

    Abbiamo le nostre buone ragioni per credere che il signor conte Fabbricotti sarà pienamente soddisfatto del secondo lavoro che acquista dalla mano del Torelli.

    Abbiamo detto che Jafet Torelli studiò scultura nella nostra Regia Accademia di Belle Arti, e basta per provare l’abilità sua pure nell’arte scultoria, il vedere, nel suo stabilimento un gruppo in gesso, nel quale ci rappresenta un episodio della battaglia di Palestro, con Vittorio Emanuele a cavallo nell’atto di slanciarsi contro il nemico, e degli zuavi che lo trattengono come non volendolo lasciare andare incontro ad un pericolo imminente.

    La composizione del gruppo è d’una verità inappuntabile per l’attitudine e l’espressione delle figure cui non è di minor pregio l’attitudine e l’espressione del destriero.

    Per questa cosa sola dimostrando lo scultore, torniamo al ceramico, la cui lavorazione da titolo giustissimo ad occupare una pagina nella storia dell’arte contemporanea, come abbiamo detto nell’esordio del presente breve articolo, se nel corso di pochi anni molte ricompense gli procurava in esposizioni nazionali e forestiere, le quali ricordiamo con piacere nel loro ordine cronologico.

    Nel 1873, fu premiato a Vienna; nel 1877, a Napoli ed a Firenze; nel 1878, nuovamente a Vienna ed a Parigi, a Melbourne ed a Sydney (nell’Australia), la cui ultima Esposizione gli conferiva una medaglia di prima classe; nel 1880, di nuovo a Firenze dalla predetta Società d’Orticultura, con due medaglie d’argento, e nel 1883 dalla Società medesima che gli conferì la medaglia di prima classe, notando il Giurì come l’egregio artista dal singolare ingegno abbia meravigliosamente progredito in questi ultimi tempi, specialmente per la varietà e smagliante potenza dei colori, e pel magistero perfetto col quale trattali a gran fuoco.

    I prodotti di Jafet Torelli vengono frequentemente richiesti dalla Francia, dall’Inghilterra, dalla Svizzera, dalla Germania, dall’America e dalla Russia, e mentre formano a lui l’elogio e la riputazione, accrescono non poco prestigio alla nostra Firenze».

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