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Jean-Joseph-Xavier Bidauld
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Jean-Joseph-Xavier Bidauld
Jean-Joseph-Xavier Bidauld nasce a Carpentras vicino a Nîmes, nel 1758. Proveniente da una di paesaggisti di indirizzo classicista, viene avviato alla pittura da suo fratello Jean-Pierre-Xavier. In seguito, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Lione, dove perfeziona la sua specializzazione nella pittura di paesaggio, seguendo inizialmente un indirizzo di tradizione classica e di derivazione lorrainiana.
Tra le prime opere dell’autore francese, vi sono diverse vedute montane dovute ad una forte passione per le Alpi svizzere, che, negli anni Settanta, si reca a dipingere dal vero. Al 1783 si data il suo trasferimento a Parigi, città in cui conosce un ormai anziano Claude Joseph Vernet, che lo incoraggia a compiere il doveroso e tradizionale viaggio di formazione in Italia.
Lavorando per mercante d’arte parigino Dulac soprattutto come copista di opere fiamminghe del XVII secolo, riesce a farsi aiutare nelle spese dell’organizzazione del grand tour: giunge a Roma nel 1785 e vi rimane fino al 1790. L’esperienza italiana risulta fondamentale per la crescita artistica di Jean-Joseph-Xavier Bidauld, non soltanto perché riesce ad arricchire i suoi paesaggi di una luce nuova e diffusa, ma anche per lo studio del paysage classique portato avanti a Roma da Lorrain e Poussin e da cui, gradualmente, sembra prendere le distanze, mediante una concezione più moderna.
Infatti, in Italia, il pittore entra in contatto con la generazione di paesaggisti francesi che ha cambiato le sorti della veduta classica, aprendo la strada ad una scioltezza cromatica e luministica senza precedenti, che verrà ereditata e sviluppata principalmente da Corot. Tra i pittori che frequenta a Roma vi sono Pierre-Henri de Valenciennes, Jean-Victor Bertin e Didier Boguet, che lo accompagnano nel passaggio da una veduta rigidamente classicista ed ideale ad una scelta nettamente più modulata sul dato reale.
Durante il soggiorno di cinque anni in Italia, si reca a dipingere en plein air nella campagna romana e laziale, esplorando Subiaco, Sora, Civita Castellana, ma si spinge anche nelle aree limitrofe, innamorandosi di Narni, dell’Abruzzo (in particolare della Piana del Fucino) e di Napoli, tappa fondamentale del suo grand tour.
Vero interprete dell’essenza di questi luoghi, sembra in parte anticipare la freschezza compositiva e la dimensione lirica di Corot, che giungerà in Italia circa vent’anni dopo rispetto a Jean-Joseph-Xavier Bidauld. Gli effetti di luce ed una natura osservata e descritta nella sua perfezione ottica, sebbene nell’applicazione di un’efficace distacco dalla veduta ideale, sono i tratti cruciali della sua poetica. Rispetto a Vernet, non anima i suoi paesaggi italiani di piccole figurine dal valore aneddotico, ma li lascia ampi e solitari, dove solo la natura può rimanere protagonista. Tra i dipinti eseguiti in Italia si ricordano: Veduta di Subiaco, Veduta di Tivoli, Lago del Fucino e montagne abruzzesi, Grotta Ferrata e Veduta di Sora.
Rientrato in Francia, partecipa al Salon di Parigi dal 1791 fino al 1844. In questi anni, raggiunge uno strepitoso successo, ottenendo commissioni anche dal Re Luigi XVIII. Se in Italia si era espresso con libertà e sensibilità naturalistica, a Parigi ritorna ai modi di un neoclassicismo tradizionale e privo di guizzi di modernità, occupandosi, negli anni Venti, anche di una serie di scene della storia francese per la Galerie de Diane nel palazzo reale di Fontainebleau. Dopo aver acquistato la casa di Rousseau (che ammirava moltissimo) a Montmorency, muore quasi in povertà nel 1844, ad ottantasei anni.
Elena Lago
Il sito viene aggiornato costantemente con opere inedite dei protagonisti della pittura e della scultura tra Ottocento e Novecento.