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Pittore

Laurenzio Laurenzi


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Laurenzio Laurenzi

( Assisi (Perugia) 1878 - Roma 1946 )

Pittore

    Laurenzio Laurenzi

    Laurenzio Laurenzi è nato ad Assisi nel 1878, ma si trasferisce da giovane a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti. L’artista si specializza durante la sua carriera soprattutto nella realizzazione di paesaggi: immortalerà, infatti, nelle sue opere moltissimi scorci della sua Umbria, della Capitale romana e di altre città della penisola italiana e delle colonie in Africa.

    Il legame con l’Umbria

    Ad Assisi e all’Umbria dedicherà moltissima della sua produzione. Nel 1902 all’esposizione In Arte Libertas, una delle prime manifestazioni a cui partecipa, espone Interno di San Francesco ad Assisi. L’Umbria sarà la protagonista anche delle Secessioni romane. Laurenzio Laurenzi, infatti, è ospite a tutte le edizioni della Secessione e nel 1913 espone Paesaggio – Assisi. Nel 1914 partecipa con due opere rappresentanti sempre la sua terra natia Fiera di S. Francesco d’Assisi e Mattino umbro. Assisi.

    Nel 1919 alla Società degli amatori e cultori delle belle arti di Roma espone quattro tele, tra cui Gubbio e Assisi. Con il passare degli anni nuovi soggetti e paesaggi animeranno le sue opere, ma ci sarà sempre uno sguardo alla sua terra. Nel 1930, infatti, alla Mostra del Sindacato Fascista a Roma esporrà due opere dal titolo Assisi.

    Laurenzio Laurenzi si soffermerà anche su altre bellezze italiane, infatti compaiano Roma, Venezia, ed Amalfi nei lavori esposti alla mostra della Società dei cultori e amatori del 1920 come San Pietro, Lanterna (Venezia), Case (Amalfi), Chiesa di S. Antonio (Amalfi). All’edizione del 1922 esporrà invece tele con Roma protagonista: Piazza del Campidoglio, Sepolcro di Cecilia Metella e Torre delle milizie. Alla Terza edizione della Secessione del 1915 partecipa invece con un’opera dedicata a Palermo: S. Giovanni – Palermo.

    Laurenzio Laurenzi: un pittore “coloniale”

    Laurenzio Laurenzi è conosciuto soprattutto però per essere un pittore “coloniale”. Dagli anni Venti in poi, infatti, si dedica quasi esclusivamente ai paesaggi visti durante le sue numerose spedizioni nei paesi africani. I viaggi intrapresi dal pittore avevano lo scopo di documentare le bellezze monumentali, spesso di età imperiale, delle colonie italiane e quindi mostrare e sottolineare la potenza espansionistica italiana sotto la guida di Benito Mussolini. L’appoggio al Regime viene anche testimoniato dalla realizzazione dell’opera Innalzamento del Monolite Mussolini esposta nel 1936 alla Sindacale Fascista tenutasi a Roma.

    Il nostro artista si reca in Libia, Eritrea, Somalia, ma anche Grecia, Turchia e Tunisia e da questi viaggi nasce un album di circa ottanta incisioni riguardo ai monumenti e ai luoghi visti. Tra le testimonianze più suggestive viene ricordata quella di Fasil Ghebbi, una fortezza in Etiopia nei pressi di Gondar, restaurata proprio sotto il governo fascista. Laurenzio Laurenzi realizzerà anche delle tele ispirate a questa esperienza come Eritrea – Il fiume Barca, esposta alla Sindacale fascista del 1930. Altre opere che ci trasmettono istantanee esotiche sono Danzatrice somala e Sposa araba, esposte nel 1934 alla Mostra Internazionale d’Arte Coloniale del Maschio Angioino di Napoli.

    Oltre alla documentazione di alcuni luoghi caratteristici, l’artista, infatti, realizza anche ritratti di donne e uomini africani con l’intento proprio di eseguire una sorta di reportage della sua campagna, tramandando anche le tradizioni, spesso folkloristiche, del popolo ormai colonizzato. L’interesse per le tradizioni era già presente nelle opere raffiguranti l’Umbria, come la già citata Fiera di San Francesco d’Assisi.

    La ricerca del vero e l’energia cromatica

    La sua ricerca artistica, inizialmente trascinata da una tendenza verista e da una forte suggestione coloristica e luministica, nel secondo periodo vira su uno stile più asciutto ed equilibrato, non abbandonando mai però l’energia coloristica che caratterizzava i suoi primi lavori.

    Durante gli anni Trenta e Quaranta le sue incisioni vengono pubblicate su numerosi quotidiani e il suo nome sarà conosciuto anche all’Estero.

    Con la caduta del Fascismo, invece, si indebolisce la sua attività e verrà trovato senza vita nel 1946 nel suo studio romano.

    Emanuela Di Vivona

     

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