Lia Dall’Oglio Sicher

Lia Dall’Oglio Sicher nasce nel 1893 a Venezia, ma risiede la maggior parte della sua vita a Roma. L’artista studia pressoché da autodidatta, ma apprende i primi insegnamenti da artisti locali.ù

Tra Venezia e Roma: il cromatismo veneto e il ritorno all’ordine

Quando risiede ancora nella città lagunare frequenta lo studio del pittore Egisto Lancerotto, amico di famiglia, che la inizia alla pittura verista della macchia, declinata secondo un cromatismo tipicamente veneziano. Dopo il suo trasferimento a Roma invece segue gli insegnamenti del maestro Antonio Barrera che la avvicina ai dettami del ritorno all’ordine e del realismo magico che caratterizzeranno la maggior parte del suo lavoro.

La sua formazione avviene in anni di grande fermento culturale, con il rifiuto dell’arte accademica e una nuova aperura alle avanguardie europee. I suoi punti di riferimento vanno da Armando Spadini alla Scuola romana, da Felice Casorati a Felice Carena, da Carlo Carrà ad Arturo Tosi, sviluppando un percorso personale di degno rilievo. La sua produzione artistica spazia in vari generi, realizza soggetti di figura, paesaggi e nature morte. Esordisce all’Esposizione delle Tre Venezie tenutasi alla Galleria Pesaro di Milano con Studio dal vero, in cui si nota il forte ascendente del suo maestro veneziano. Dopo un breve intervallo, partecipa a diverse rassegne nazionali per tutti gli anni Trenta e Quaranta.

Un personale Realismo magico e l’universo infantile

Nel 1932 prende parte alla Mostra del Sindacato fascista del Lazio con un’opera dal titolo Scimmia allo specchio, e all’edizione del 1934 espone Nudo e Le prime aste. Nel 1936 sempre alla Sindacale del Lazio presenta Colombi, Ritratto in campagna e Bimbo.
L’anno successivo prende parte alla Sindacale di Napoli con Gattino che dorme e alla Sindacale di Roma con Studio di nudo e Fiori. Nell’edizione romana del 1938 espone La perla, Aragosta e Nudo. Nello stesso anno ottiene una menzione speciale al Concorso femminile del Ritratto tenutosi a Sanremo.
Spesso i soggetti dei suoi lavori fanno parte dell’universo infantile, come il già citato La perla, ma anche il dipinto Le esplorazioni di un balilla o Lo studio del 1935. Bambini intenti a leggere, studiare o a scoprire nuovi oggetti e mondi sono i protagonisti prediletti della pittrice.
L’artista si inserisce in quell’atmosfera sospesa, dai colori tenuti e pastello, tipica del realismo magico che rievoca moltissimo la pittura di Felice Casorati, ma coniugata secondo il cromatismo pulviscolare veneto.
L’anno seguente viene invitata invece alla Quadriennale di Roma con Fanciulla con ventaglio.
Nel 1940 partecipa alla Mostra del Sindacato fascista di Roma con Bambina con gatto, e l’anno seguente espone alla manifestazione di Milano il dipinto Paesaggio. Nel 1966 riceve un premio speciale alla Mostra Internazionale Europa dell’Arte organizzata all’Accademia Tiberina. Scompare a Roma nel 1976.

Emanuela Di Vivona