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Pittore
Ludovico Lipparini
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Ludovico Lipparini
Ludovico Lipparini nasce a Bologna nel 1800, ma si trasferisce a diciassette anni a Venezia per studiare all’Accademia delle Belle Arti con i pittori Liberale Cozza e Teodoro Matteini. Per alcuni anni divide lo studio con Francesco Hayez e apparirà anche in un suo dipinto, Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri nei panni del messaggero. Realizza la sua prima opera degna di nota nel 1820 proprio in una competizione con Hayez e altri pittori, si tratta della tela Filottete Ferito dalla ancora chiara impostazione neoclassica.
Aderisce infatti subito agli stilemi classici, guardando ai gessi di Antonio Canova e nel 1821 intraprende un viaggio a Roma, Napoli, Firenze e Parma, per studiare l’antico, come era consuetudine in quel periodo. Dopo due anni fa rientro a Venezia dipingendo due opere dal sapore neoclassico, Giuramento degli Orazi e Maria Maddalena orante nel deserto, acquistate poi in seguito da Felice Baciocchi, cognato di Napoleone. La bellezza di questi due dipinti gli vale la nomina a socio onorario dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna.
Ludovico Lipparini diviene anche abile nella ritrattistica, e saranno molti i dipinti che realizzerà per i personaggi più in vista dell’epoca. Esegue infatti il ritratto del Principe Metternich, il ritratto del maresciallo francese Auguste Marmont, e ritrasse in tre versioni il suo protettore Leopoldo Cicognara, una delle opere in cui pone maggiormente attenzione alla resa psicologica del soggetto rappresentato.
L’artista aveva sposato nel 1824 Anna Matteini, anche lei pittrice, figlia di Teodoro Matteini, suo insegnante di figura all’Accademia di Venezia. Alla morte del suocero, lo sostituisce nella cattedra, e nel 1847 subentrerà anche nel ruolo di insegnante di pittura sostituendo Odorico Politi. Ludovico Lipparini durante la sua carriera accademica annovera come suoi allievi Tranquillo Cremona, Antonio Rotta e Pompeo Marino Molmenti.
Parallelamente a Francesco Hayez, negli anni Trenta, Ludovico Lipparini sposta la sua attenzione ai soggetti di storia medievale, parlando attraverso metafore della situazione politica dell’epoca. Ne è testimonianza l’olio Vittore Pisani liberato dal carcere, che narra una storia di resistenza del popolo veneziano. Infatti l’artista racconta le vicende dell’ammiraglio veneziano Vittore Pisani che una volta uscito dalla prigionia riuscì a vincere la Guerra di Chioggia, contro le forze genovesi. Altra tela dal connotato romantico è Marin Faliero, il doge veneziano del Trecento che diviene protagonista anche di una tragedia di George Byron e un dipinto dello stesso Francesco Hayez. In queste opere Ludovico Lipparini coniuga il classicismo ad una linea più moderna, sviluppando una sua elaborazione del romanticismo storico dovuto anche alla vicinanza con Hayez. Altra tela fondamentale è Cia degli Ordelaffi, la nobile condottiera del Trecento che fece di tutto per proteggere la sua Cesena dalle truppe guelfe.
L’artista nella sua produzione si occupa anche di opere a tema religioso, come la pala d’altare Le sante martiri aquileiesi Eufemia, Tecla, Erasma e Dorotea realizzata nel 1840 per la chiesa di Sant’Antonio Nuovo a Trieste, una pala caratterizzata da un bellissimo impianto scenografico sulla scia della tradizione bolognese.
Ludovico Lipparini con i suoi pennelli racconta anche la rivoluzione greca del 1821 contro l’Impero Ottomano. Tele frutto di queste suggestioni rivoluzionarie sono Una barca dei greci, eseguita per Maria Elisabetta di Savoia-Carignano; La morte di Marco Botzaris realizzato per Metternich e Suliotto che medita sulle condizioni della patria, dipinto per la granduchessa Elena di Russia.
Una barca dei greci ci testimonia un episodio della guerra greco-turca, quando la città viene distrutta dall’Impero Ottomano e gli esuli sono costretti a lasciare la loro casa. Anche la natura, il mare in tempesta, diviene metafora romantica dell’episodio rappresentato. Un cromatismo emozionante pervade le tele di questo periodo. Anche l’impianto teatrale è una costante dei quadri romantici dell’artista, come nel dipinto La morte di Marco Botzaris, un’opera intrisa di eroismo romantico che racconta la caduta di un patriota greco e gli ultimi istanti della sua vita, circondato dai suoi compagni. La scena è connotata da un forte patetismo teatrale. La fonte principale di questi dipinti è il testo l’Histoire de la régénération de la Grèce di Pouqueville, grazie al quale il nostro artista fa la conoscenza di numerosi episodi che rappresenterà nelle sue tele, come i già citati avvenimenti, ma anche il Giuramento di Lord Byron, l’Arcivescovo Germanos che pianta lo stendardo della Croce sulle rupi di Calavrita e la Morte di Lambro Zavella.
Ludovico Lupparini riesce a coniugare nelle sue tele l’impronta classicista con il fervore romantico, divenendo interprete delle suggestioni patriottiche e rivoluzionarie che si stavano diffondendo anche nel nostro Paese. Morirà a Venezia nel 1856.
Emanuela Di Vivona
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