(Udine 1906 - Padova 1983)
San Giorgio (1956)
Misure: cm (h) 200 x 70
Tecnica: Scultura in bronzo
Bibliografia: Catalogo generale dell’opera plastica, Umberto Allemandi, 1998, n. 446.
Scultura eseguita per il transatlantico San Giorgio, varato nel marzo del 1956 dal Cantiere San Marco di Trieste.
Marcello Mascherini, nel 1931, appena venticinquenne, viene notato dall’architetto triestino Gustavo Pulitzer Finali, progettista degli interni della motonave Victoria, che lo coinvolge nella decorazione scultorea della sala delle feste di prima classe, per cui esegue i due busti del Re e del Duce. Questo momento segna l’inizio delle prestigiose collaborazioni con artisti e architetti quali Libero Andreotti e Gio Ponti e, di fatto, gli apre la strada della decorazione di navi e transatlantici, che durerà fino agli anni Sessanta.
Per questa specifica produzione, l’artista si affida ad uno stile a metà tra la rielaborazione della scultura quattrocentesca e un linguaggio personalissimo, a tratti filiforme a tratti più pieno e aggraziato, costituito da una linea giocosa e vitale, che sfocia in un espressionismo estremamente moderno e di prestigio internazionale. Gli stilemi antichi, a metà tra il gusto geometrizzante della scultura greca arcaica e quello più morbido del linguaggio classico, portano alla produzione di figure di sapore arcaizzante, che ricordano statuette votive o apotropaiche. Ne sono esempio le sculture o bassorilievi eseguiti per le navi Calitea, Saturnia, Roma, Italia, spesso decorate con i personaggi dei poemi omerici e, più in generale, della mitologia greca.
Il San Giorgio, eseguito per l’omonimo transatlantico, varato nel marzo del 1956 dal Cantiere San Marco di Trieste, si differenzia dai soggetti precedenti. La scultura in bronzo dedicata al santo, svettava addossata al muro dell’atrio di prima classe della nave, creando un curioso contrasto con la linearità architettonica degli ambienti e degli arredi, progettati dall’amico Pulitzer Finali. San Giorgio, nel suo andamento verticale e acuminato, incarna alla perfezione i valori del martire paleocristiano, nel pieno rispetto dell’iconografia medievale e protorinascimentale, che lo vede avvolto nell’armatura e stringere la spada (o la lancia) usata per l’uccisione del drago. L’essenzialità sottile delle linee dell’armatura conferisce alla scultura un gusto estremamente vivace e allo stesso tempo dona una rigidità voluta, che si sprigiona in una posizione chiastica tutt’altro che classicista, anzi profondamente goticheggiante.
Per l’intera lunghezza del corpo, domina il ritmo del contrappunto, in cui gli angoli dell’armatura conferiscono movimento e rendono unico il soggetto. Nonostante il volto e la posizione quasi ieratica del santo rimandino a memorie arcaizzanti o medievali, è impossibile non ravvisare punti di contatto con il San Giorgio eseguito in marmo da Donatello per la chiesa di Orsanmichele a Firenze nel 1416. La staticità frontale e la gravitas serena del sorriso donano risolutezza fisica e morale alla statua, che si differenzia da quella di Donatello per la mancanza dello scudo e per le linee decisamente più spezzate. Ultimo accenno va fatto all’Ulisse e le Sirene eseguito due anni prima per la nave Homeric, statua che presenta la stessa estrosità inventiva del San Giorgio e che rispetta il linguaggio adottato da Mascherini nel corso degli anni Cinquanta: le sue figure si allungano, si assottigliano e si riempiono di un temperamento a tratti favolistico a tratti drammatico.
Elena Lago