Mauro Conconi

Mauro Conconi nasce a Milano nel 1815 e si forma all’Accademia di Brera dove è allievo di Luigi Sabatelli (1772-1850) e di Carlo Bellosio (1801-1849), pittore classicista di cui diviene l’allievo prediletto: «In pochi mesi il Conconi erasi elevato già tanto da appartenere alla schiera numerata degli eletti». Con quest’ultimo, infatti, si trasferisce a Torino per eseguire le decorazioni a tema religioso e mitologico di alcune importanti residenze della famiglia Savoia tra gli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento: le ville reali di Pollenzo e Racconigi, il palazzo reale e l’armeria di Torino. In questi anni dimostra di essere particolarmente affine al vocabolario pittorico del maestro Bellosio, ereditandone la semplicità formale e cromatica, che arricchisce, però, con un più moderno e aggraziato impulso pittorico, capace di ammorbidire le rigidità accademiche della precedente generazione. Carattere a tratti fiero e a tratti malinconico, da giovane solitario si appassiona alla lettura di Dante e di Byron, principali ispiratori delle sue tele degli anni Trenta e Quaranta, in un fermento letterario e politico che lo rende fermamente favorevole alla lotta per l’Unità. Il suo patriottismo acceso lo porterà poi a rifiutare nel 1851 la nomina a consigliere dell’Accademia di Brera.

Se negli affreschi si legge lo studio dei pittori neoclassici come Pelagio Palagi, ma anche notevole affinità con i puristi italiani e i nazareni tedeschi, maggiore scioltezza e libertà compositiva si notano nella produzione da cavalletto, con cui Conconi partecipa alle esposizioni Milano e Torino, dimostrando una spiccata propensione verso i soggetti romantici di matrice storica o letteraria, tra cui La condanna di Parisina, Un pellegrino in atto di preghiera, Il prigioniero di Chillon, Lord Byron, Danza e sacrificio al dio Vertunno e Rinaldo e Armida, dipinto di gusto hayeziano oggi conservato alla Galleria Civica d’arte moderna di Milano. Tra le tele più importanti del Conconi romantico, ascrivibili alla fine degli anni Quaranta, compare L’origine dello stemma visconteo, dipinto che condivide lo stesso tema con un affresco coevo eseguito in Palazzo Visconti a Milano.

Nel 1854, di nuovo coinvolto in un ciclo decorativo, affresca l’abside del duomo di Lodi con una maestosa Assunzione, poi sostituita, negli anni Sessanta del Novecento, da un mosaico eseguito da Aligi Sassu.  Al 1857 risale invece la commissione per la realizzazione di un nuovo sipario della Scala di Milano, poi mai realizzato, e di cui rimangono due bozzetti nella Civica Galleria d’arte moderna di Milano e nel Museo teatrale alla Scala. Molto giovane, ad appena 35 anni, muore a Milano nel 1860. «La carriera artistica del Conconi si può comprendere entro vent’anni, dal 1840 al 1860, breve spazio di vita, sebbene per lui lunghissimo, incancellabile, perché popolato da quella meravigliosa operosità qual era la sua, che quasi non dava segno nell’atto, per colpire coi risultati. Se di qualche artista può essere detto: festinat lente, certamente egli è fra quei pochi».

Elena Lago