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Pittore
Memo Vagaggini
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Memo Vagaggini
Memo Vagaggini nasce a Santa Fiora, vicino Grosseto, nel 1892. Si avvicina alla pittura da autodidatta, prendendo spunto dalla fiorente, verdeggiante e idilliaca natura della Maremma toscana. Concentrato soprattutto sul valore della luce e sugli effetti che produce, sin da subito, si fa interprete di una pittura di paesaggio costruita su una successione di piani che si incastrano come tarsie luminose.
Un lirismo silenzioso e quasi solenne pervade le pianure e le pinete di Memo Vagaggini, interrotte qua e là da casali isolati, che si stagliano su marine o paesaggi tersi e sereni, ove nulla sembra essere fuori posto. Attraverso la luce limpida, calda e piena, il paesaggio risulta sempre inserito in un ordine mentale e naturale che Vagaggini eredita dai Macchiaioli ma che modifica nel solido e pulito linguaggio del Novecento.
Nel 1929, esordisce alla Mostra regionale d’Arte Toscana con un Paesaggio toscano accompagnato da un Paesaggio in Val d’Aosta. Ma prima di questa esperienza espositiva, il pittore si era dedicato agli affreschi sulla Vita di San Francesco nella chiesa di Castelnuovo ad Arezzo. Insegnante di pittura all’Accademia di Firenze, vi rimane per molti anni, partecipando a tutte le Sindacali toscane, ma anche alla Biennale di Venezia e alle Quadriennali romane.
Maremma, I cipressi e Laguna a Orbetello compaiono alla Sindacale di Firenze del 1930, mentre alla sua prima Biennale del 1932 espone Maremma – Bocca d’Ombrone. Un equilibrato posizionamento dei toni, una sensibilità emozionante nei confronti della luce sono gli elementi che contraddistinguono la poetica di Memo Vagaggini, nel ricordo costante delle intime evocazioni della Scuola di Piagentina. Ritornano i tetti illuminati di Sernesi e gli scorci di Signorini, ma con un impianto più “geometrico”.
Ne sono esempio dipinti come Strada di Quercianella della Mostra Interprovinciale d’Arte Toscana del 1934, o Ricamatrice presentata alla Sindacale di Torino dell’anno seguente. Quest’ultima sembra riportare alla memoria le delicate atmosfere delle attività femminili descritte da Borrani, ma trasportate in un Novecento solido che guarda anche alle tendenze del ritorno all’ordine.
Marina, La chioma e Autoritratto compaiono alla Quadriennale di Roma del 1935, Marina con barca e Maremma a quella del 1939. Questa intensa attività espositiva si fa piano piano più rada intorno agli anni Quaranta. L’ultima apparizione importante è quella della Quadriennale di Roma del 1943, in cui il pittore presenta Dintorni d’Empoli, Paesaggio empolese e Natura morta. Muore a Firenze nel 1955.
Elena Lago
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