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Pittore

Nicola (Nicolas) De Corsi


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Nicola (Nicolas) De Corsi

( Odessa (Ucraina) 1882 - Napoli 1956 )

Pittore

    Nicola (Nicolas) De Corsi

    Nicola De Corsi, figlio di un console italiano, nasce ad Odessa nel 1882. Alla morte del padre, la madre sposa il nobile spagnolo Gutierrez, anche lui console e anche lui scomparso molto precocemente. La madre si trasferisce allora in Spagna e poi in Italia. 

    Da autodidatta e vagabondo alla formazione romana

    In seguito alla partenza della madre l’artista inizia il suo vagabondaggio in giro per l’Europa: la bocciatura all’esame di baccelliere lo porta ad unirsi ad un gruppo di zingari e a dedicarsi all’arte per mantenersi, vendendo ritratti o paesaggi romantici al mercato spagnolo. Dopo questa parentesi turbolenta, raggiunge la madre in Italia, intraprendendo un viaggio nei luoghi legati alla memoria del padre.

    Dimora per qualche tempo a Roma, dove ha la possibilità di conoscere Carlo Siviero, ma soprattutto Antonio Mancini, che darà una svolta alla pittura dell’artista a livello tecnico, senza perdere quella carica impulsiva e spontanea che caratterizzerà sempre i suoi lavori. Nella città laziale l’artista frequenta la Scuola di nudo dell’Accademia di San Luca.

    La scoperta di Napoli

    Lasciata la capitale, giunge a Napoli che per lui è una rivelazione: il mare e la luce della città partenopea entrano nelle sue tele e inconsapevolmente mette da parte quasi completamente la pittura di figura.

    A Napoli stringe amicizia con il pittore Edoardo Dalbono che lo indirizza verso la pittura di paesaggio, che si dimostra a lui più congeniale. Nel capoluogo campano recepisce numerose suggestioni artistiche, infatti conosce Attilio Pratella, Giuseppe Casciaro, Vincenzo Caprile e Pietro Scoppetta, e i pittori coetanei quali Siviero, Gaetano Richizzi, Gennaro Villano, Felice Casorati e Luca Postiglione. Ma la sua ricerca artistica si riallaccia anche alla tradizione napoletana di Giacinto Gigante.

    Al 1900 risale un viaggio a Torre del Greco, luogo che lo incanterà con i suoi scugnizzi e la serenità del mare, tanto da tornarci in molteplici occasioni.

    Nel corso della sua carriera partecipa a numerose rassegne nazionali, riscuotendo diversi successi. Nel 1904 presenta all’Esposizione di Napoli quattro Marine; nel 1906 prende parte all’Esposizione di Milano con La vela, Impressioni di luna nel porto di Napoli, acquistata dal re Vittorio Emanuele III, Impressioni di un tramonto a Torre del Greco e due disegni Impressioni notturne a Napoli.

    Nel 1909 insieme ad un gruppo di altri artisti organizza la Prima Esposizione giovanile d’arte di Napoli presso la Sala Nobile al Rione Amadeo, indipendentemente dalle Istituzioni.

    Al 1910 corrisponde l’esordio, ma anche l’unica partecipazione, alla Biennale di Venezia con Dopo la pioggia nel porto di Napoli.

    L’incanto dell’acqua veneziana nella fluidità dell’acquerello

    L’acqua è ciò che più di tutto affascina il pittore e viene quindi ovviamente travolto dalla magia veneziana che raffigura in moltissime delle sue opere. Per dipingere la città lagunare utilizza spesso la tecnica dell’acquerello che meglio coglie il carattere di liquidità che la contraddistingue.

    La sua pittura è spontanea, intima e naturale, e ama cogliere le variegate sfumature, i colori e le luci dei tramonti o delle albe, soprattutto napoletane o veneziane. La componente umana diviene sempre meno rilevante, le figure sono infatti elementi posti a contemplare il paesaggio, come lo spettatore. 

    Continua ad esporre per tutti gli anni Venti e Trenta: nel 1922 è presente alla Fiorentina primaverile con sei opere Piazza di Pozzuoli, Amalfi sotto l’arco, Amalfi, Banchina di Pozzuoli, Strada sul mare e Barca da pesca; nel 1929 partecipa alla Sindacale fascista di Napoli con Ruderi dell’Arsenale, Regate a Venezia e Canal Grande; e nel 1934 espone ad un’edizione successiva della Sindacale di Napoli Temporale e Marina.

    Lo sbiadirsi delle tinte e degli anni

    Dal 1934 si trasferisce definitivamente a Torre del Greco, trascorrendo le sue giornate dipingendo e tramandando insegnamenti al suo giovane allievo Vito Esposito. 

    I lavori più tardi lasciano maggiormente il campo alla meditazione, e la tavolozza diviene meno vivace di pari passo con il trascorrere degli anni. Scompare nel 1955 a Torre Del Greco.

    Emanuela Di Vivona

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