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Scultore

Ottilio Pesci


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Ottilio Pesci

( Perugia 1887 - Liguria 1959 )

Scultore

    Ottilio Pesci

    Ottilio Pesci nasce a Perugia nel 1877 e muove i primi passi nella sua città natale frequentando l’Accademia di Belle Arti di Perugia. Al volgere del secolo, si trasferisce molto giovane a Parigi, una città in pieno fermento che lo vede affermarsi come scultore, esponendo alla Nationale des Beaux-Arts, e dal 1904 in vari Salons.

    A Parigi subisce ovviamente l’influenza dell’arte post-impressionista e nel 1907 partecipa alla Mostra dei Divisionisti Italiani invitato da Alberto Grubicy con due opere scultoree, Il Ritratto di Madame X e La Gigolette.

    L’incontro con Théodore Duret e l’arte orientale

    Nella Ville Lumière Ottilio Pesci conosce Théodore Duret, giornalista e critico d’arte legato agli impressionisti, soprattutto vicino a Édouard Manet, e autore del saggio Critique d’Avant Garde pubblicato nel 1885 proprio a supporto del movimento. Théodore Duret era però anche un grande amante dell’Oriente, tanto che intraprende un viaggio in Asia nel 1871 insieme a Enrico Cernuschi, banchiere e collezionista italiano naturalizzato francese. I due visitano il Giappone, la Cina, l’Indonesia, la Mongolia collezionando tantissimi oggetti e stampe che poi riporteranno in Europa. Tutta l’esperienza di Duret confluisce poi in un libro che pubblica nel 1873 dal titolo Voyage en Asie.

    Si deve quindi ricondurre proprio alla conoscenza di Théodore Duret il fascino per la cultura giapponese che caratterizza la produzione artistica di Ottilio Pesci, fascino che lo spingerà a divenire professore di Arte orientale, ma soprattutto, nel 1912, a trasferirsi in Giappone. Prima di partire realizzerà un ritratto di Duret che oggi è conservato al Museo Cernuschi di Parigi, luogo che ospita l’arte dell’Estremo Oriente frutto del già citato viaggio di Duret e Cernuschi.

    Il viaggio in Giappone e la produzione giapponese

    Nel 1912 Pesci prende la decisione di intraprendere questo lungo viaggio che, passando per gli Stati Uniti, lo condurrà in Giappone. Qui vi resterà fino al 1923 legando la sua vita sentimentale a Ura Okumura, figlia di un commerciante di stampe giapponesi.

    In questo decennio Pesci sposta la sua attenzione su soggetti giapponesi, realizzando soprattutto danzatrici, geishe, figure femminili con kimoni o uomini in abiti tipici. Riceve anche molte commissioni dalle personalità più importanti del Giappone, come l’entourage dell’Imperatore Tasho, e realizza cospicui ritratti della corte imperiale. Partecipa anche ad alcune mostre a Tokyo come all’Accademia Imperiale delle Arti nel 1921 con l’opera in marmo di Carrara Fontaine de Vie.

    Il rientro in Europa e la diffusione della cultura giapponese in Italia

    Nel 1923 Ottilio e Ura Pesci rientrano a Parigi, portando con loro moltissime stampe, oggetti, sculture dalla terra del Sol Levante, e alcuni di questi documenti sono stati esposti alla II Fiera Internazionale del Libro di Firenze nel 1925 su invito di Odoardo Giglioli, ispettore del Gabinetto delle Stampe e dei Disegni degli Uffizi. Oggi quei documenti sono entrati a far parte proprio della collezione del Gabinetto delle Stampe e dei Disegni degli Uffizi, perché lo stesso Pesci li donò al Museo nel medesimo anno. Tali documenti sono un’importantissima testimonianza delle tradizioni e della cultura giapponese di inizio Novecento.

    Nel 1930 partecipa alla XVII Biennale di Venezia con un soggetto giapponese, Il maresciallo Principe Yamagata.

    Per tutta la sua attività artistica l’attenzione di Ottilio Pesci è rivolta a piccoli ritratti o soggetti di genere che rappresenta con attenzione dei particolari in chiave verista. Vive in Francia fino al 1939, anno in cui si trasferisce in Liguria, dove scompare ad ottantadue anni nel 1959.

    Emanuela Di Vivona

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