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Scultore
Paolo (Paul) Troubetzkoy
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Paolo (Paul) Troubetzkoy
Un artista che s’impone, prima che con la sua opera, col suo fisico: vero Ercole slavo, alto, muscoloso, capace di piegare coi denti una moneta da cinque centesimi; fresco e sano, a cinquantacinque anni, come un giovinotto. E questa tenace giovinezza la deve, egli dice, al regime vegetariano, che osserva e predica con zelo d’apostolo.
Nato a Intra, il 16 febbraio 1866, da genitori russi nobili e ricchi, nel ’71 fece domanda per essere ammesso a Brera: ma l’Accademia gli rispose che per quell’anno non c’erano più posti (fortunatamente! dice lui), ed egli, dopo aver trascorso un paio di mesi nello studio dello scultore Bazzaro, si mise da solo a modellar cavalli, a disegnar teste, e continuò per questa libera via senza preoccuparsi di alcuna maniera o Metodo o indirizzo.
Tutta la sua opera è una ricerca appassionata e febbrile della vita nella sua espressione più viva: il movimento. “Preferisco – egli suol dire esser chiamato interprete della vita. anziché scultore. Ce n’è di scultori di talento, ma i più sono dei copisti della natura o dei contaffattori dell’arte antica. Per me invece l’arte è la vita: della quale sono talmente entusiasta che da ventun anni sono vegetariano” Lavoratore instancabile (con quel po’ po’ di muscoli e di salute!), neanche lui saprebbe dire quante statue ha messo al mondo.
Tra le opere che gli procurarono maggior fama son da ricordare l’ormai popolare Indiano a cavallo, (Galleria Naz. di Roma), lscoscik, Donna che cuce, (Galleria Internaz. di Venezia) Donna in décolleté, Bozzetto pel Monumento d’Alessandro III Ballerina e ballerino (Parigi, Lussemburgo), Ritratto d’uomo in piedi, (Dresda, Galleria Reale), e molti ritratti di Tolstoi, del quale egli fu grande ammiratore ed amico: dal Tolstoi a cavallo che si vede nel Castello Sforzesco, al Gran busto di Tolstoi che è a Lipsia.
Questo acerrimo antiaccademico insegnò, dai suoi 32 anni ai 34 all’Accademia di Mosca; ma che anni agitati furono quelli per l’Accademia moscovita! Il nuovo professore fece levare dall’aula tutti i calchi e li sostituì con esseri vivi: una donna che passava per la strada, un cavallo, un monello, erano fermati per via e messi lì, di volta in volta al po. sto dei gessi.
A questa apertura di finestre e immissione di ossigeno la scolaresca resistette così male, che in fine d’anno di sessanta alunni ne rimanevano appena due. Troubetzkoy detesta due cose, oltre i cibi carnei e il nome di scultore: i titoli sotto le opere, perchè vuole che le sue opere si esprimano da sè, e le dimore stabili. Perciò ha tre studi: uno sul I,ago Maggiore, un altro a Parigi ed un terzo in California. (Galleria Pesaro 1921)
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