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Pittore

Pasquarosa


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Pasquarosa

( Anticoli Corradi 1891 - Camaiore 1973 )

Pittore

    Pasquarosa

    Quotazioni di Pasquarosa

    I dipinti a olio su cartone di Pasquarosa oscillano tra i 550 euro e i 1.500 euro a seconda delle dimensioni e della qualità. Le nature morte su tela sono le più diffuse sul mercato e partono dai 1.500 euro per raggiungere anche i 5.000 euro. Infatti è di 5.000 euro il record d’asta del 2007 per una natura morta con fiori e oggetti. Se dovessero comparire sul mercato capolavori come ritratti femminili, potrebbero anche raggiungere i 10.000 euro.

    Si tratta di stime del tutto indicative. Raccomandiamo di inviarci una foto della vostra opera di Pasquarosa per ottenere una stima accurata e gratuita.

    Biografia

    Pasquarosa Marcelli nasce ad Anticoli Corrado, un piccolissimo comune in provincia di Roma, nel 1896. Grazie all’aiuto della zia riesce a trasferirsi nel capoluogo romano nel 1910 e inizia a lavorare come modella. Posa per molti artisti tra cui Felice Carena, Nicola D’Antino e Nino Bertoletti, che qualche anno dopo sposerà. 

    Da modella a pittrice 

    Nel 1913 decide di dedicarsi alla pittura da autodidatta con l’aiuto del compagno in uno studio a Villa Strhol-Fern. I due artisti lavoreranno uno accanto all’altro per tutta la vita, raggiungendo però esiti pittorici totalmente distanti: lui più legato al nudo femminile e alle tecniche pittoriche; lei più incentrata sulla ricerca di una resa spontanea e meno tormentata. La pittrice si interessa alla rappresentazione di nature morte, in cui compaiono soprattutto oggetti del mondo domestico femminile come fioriere, teiere, ventagli o tessuti. 

    Il cromatismo fauves e le suggestioni dall’est Europa

    Le sue opere sono prive di qualsiasi regola accademica o studio del disegno. Dipinge ciò che vede così come lo percepisce, facendo ricorso unicamente al colore e alle sue illimitate qualità espressive. La sua tavolozza è costituita da colori brillanti che stende in campiture piatte, e si ispira in questo alla pittura di Henri Matisse e Kees Van Dongen che osserva dal vivo alla Secessione romana.

    Ne intrepreta però liberamente il linguaggio artistico, mescolandolo ad echi e suggestioni provenienti dall’est, in particolare dalle figure di Michaijl Larionov e Natalija Gončarova. Nonostante le varie influenze il suo stile resta comunque fuori da ogni dinamica artistica delle avanguardie europee.

    Il grande successo di critica ed espositivo

    Nel 1915 partecipa alla sua prima esposizione in occasione della terza Secessione romana, presentando cinque tele, due ritraenti dei Garofani e tre Nature morte. Prende parte anche all’edizione successiva con Fiori, acquistata dal Comune di Roma, Interno e Giacinto. Nel 1918 partecipa alla mostra collettiva alla Casina del Pincio di Roma con artisti della fama di Spadini, Socrate, Oppo, Ferrazzi, esponendo diverse Nature morte e due Ritratti. Nello stesso anno si terrà anche la sua prima personale al Circolo Artistico Internazionale a Roma.  Nel 1923 è presente alla Centesima Espositiva alla Casa d’arte Bragaglia con gli altri artisti di Villa Strohl-Ferne e i pittori che gravitano intorno a “Valori Plastici”.

    Dalla fine degli anni Venti la pittrice inizia a firmare i suoi lavori solo con “Pasquarosa” e partecipa a numerose manifestazioni in Italia e all’estero. Nel 1929 le viene dedicata una personale all’Arlington Gallery di Londra riscontrando un ottimo successo. 

    Nello stesso anno viene organizzata una personale anche alla Mostra del Sindacato fascista del Lazio nella quale presenta diciannove opere tra cui Ventaglio cinese, Ciclamini, Tulipani gialli, Bottiglia e ventaglio, Quirinale, Fiori e frutta, Isola tiberina e Zinie in vaso di Murano.

    L’anno successivo prende parte alla stessa manifestazione con tre lavoi: Pagliaio, acquistato dal Comune di Roma, Paese e Tramonto. Nel 1930 partecipa anche alla Biennale di Venezia con Pappagallo, comprato da Margherita Sarfatti, e Fiori. Sarà presente anche all’edizione successiva del 1932 con Mazzo di fiori, Aragoste, Garofani, Fiori e Anemoni.

    In questi anni stringe anche una forte amicizia con Giorgio de Chirico a Parigi, testimoniata dalle numerose lettere scambiate tra il Pictor Optimus e il marito dell’artista. Frequenta molto spesso anche casa de Chirico a Piazza di Spagna divenendo amica della moglie Isabella Far.

    Gli anni Trenta e la perdita della carica espressionista

    Negli anni Trenta si assiste ad una variazione stilistica della pittrice, ricorrono infatti immagini serene di paesaggi di campagna, marine, vedute di borghi che hanno perso la carica cromatica espressionista che si spegne in favore di una pennellata più piana e distesa. I volumi subiscono una semplificazione e la composizione diviene più classica.

    Nel 1935 troviamo i tre oli Natura morta, Tulipani e Fiori alla Terza Quadriennale di Roma; e all’edizione successiva del 1939 presenta Ciclamini, Ranuncoli e Primule.

    Continua a partecipare alle Mostre Sindacali del Lazio come all’edizione del 1936 con Lettere, Ciclamini, Pappagallo, Mazzo di Fiori e Camelie, quest’ultimo acquistato dal Re d’Italia per il Palazzo del Quirinale; e nel 1939 espone Aragoste, Ciclamini e Vaso di fiori.

    Gli ultimi anni e il percorso autonomo nelle avanguardie europee 

    Negli anni del secondo conflitto mondiale la pittrice si ritrasferisce ad Anticoli Corrado con i figli per scappare dalla guerra. Fanno rientro poi a Roma e torna ad esporre nel 1948 alla Quadriennale romana e alla Biennale di Venezia.

    Nonostante ormai le sperimentazioni artistiche siano rivolte ad una pittura poco figurativa, Pasquarosa frequenta diverse rassegne e la sua arte è ancora apprezzata. Nel 1951 viene organizzata una grande esposizione di ventisette dipinti realizzati tra il 1914 e il 1950 alla Vetrina di Chiurazzi a Via del Babuino, alla quale è testimoniata la presenza all’inaugurazione di molti suoi amici come Bontempelli, Ungaretti, Oppo, Guttuso, Scialoja, Mafai, Donghi e Afro. Nel 1953 una giuria, di cui facevano parte anche Casorati e Guttuso, assegna alla pittrice il Premio Marzotto per il suo Ventaglio cinese, sottolineando il suo costante e giovanile gusto autonomo.

    Nel 1971 perde il marito Nino Bertoletti in seguito ad una caduta, mentre lei scompare nel 1973 a Camaiore colpita da un collasso.

    Emanuela Di Vivona

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